John Rosso, responsabile del market development di Triton Digital, società di Vector Capital fondata 12 anni fa a Los Angeles che segue molto da vicino l’ascolto radiofonico online, misurando 5.000 flussi streaming delle emittenti AM/FM negli Stati Uniti (tra cui iHeartRadio, AccuRadio, CBS Radio e ESPN Radio), monitorando altresì lo sviluppo del podcast, ne è certo: “Ogni medium tradizionale affronta la propria lotta per adeguarsi alla concorrenza digitale, sia in termini di utenza che di raccolta pubblicitaria.
Ciò è tanto più vero per la Radio, messa in discussione da servizi di streaming online come Pandora e Spotify, che ha reagito con la stessa moneta: lanciando i propri servizi di streaming e compensando le flessioni della pubblicità over-the-air.
Per un po ‘di tempo, la radio tradizionale ha visto il mercato digitale come un nemico e ciò ha favorito la crescita degli streaming on demand (SOD, ndr) puri come Pandora e Spotify, lasciati liberi di operare senza concorrenza. Ora però stiamo assistendo alla proliferazione di offerte digitali integrate alla pubblicità over-the-air”, spiega Rosso.
Se è vero che il broadcasting tradizionale ha progressivamente aumentato la propria propensione verso il digitale, lo ha fatto però, come detto, solo negli ultimi anni, dopo aver concesso ai SOD un grande vantaggio.“Complessivamente, lo streaming online ha visto un’enorme crescita negli ultimi otto anni: da 1 milione di sessioni di ascolto simultanee nei giorni feriali del 2010 a poco meno di 6 milioni all’inizio del 2018, con il 2014 quale anno di crescita importante (+32%). Da allora la crescita è rallentata”, osserva il manager di Triton.
Ma la concorrenza di Pandora e Spotify ha contribuito a stimolare la radiofonia classica?
“Dal punto di vista pubblicitario si è andati oltre ai banner: la maggior parte delle stazioni radio FM/AM offre una varietà di opzioni di pubblicità digitale oltre agli annunci sui propri siti, come gli audio in-stream che, rispetto agli annunci over-the-air, possono essere indirizzati agli utenti in base a principi di profilazione e di monitoraggio. Gli inserzionisti sanno così quali messaggi funzionano e quali no. Inoltre alcuni network radio offrono servizi di marketing digitale one-stop, inserendo l’inserzionista anche nelle campagne email, sui motori di ricerca e sui social media, con annunci su Facebook & C.“, sottolinea John Rosso.
Ma la digital adv è riuscita a compensare il calo degli spot analogici?
“Non ancora, ma mi aspetto che lo faccia. Le entrate digitali crescono ora di circa $ 1 miliardo all’anno ed una previsione recente stima che nel 2018 aumenterà del 10%. La crescita verrà soprattutto dallo sfruttamento dei big data, nell’ottica di vendere la conoscenza del proprio pubblico. Coi big data conosciamo sesso, istruzione, gusti musicali, marchi preferiti, abitudini alimentari e sportive dei nostri ascoltatori. E gli inserzionisti possono utilizzare tali dati per creare ed indirizzare i loro messaggi, massimizzando l’efficacia di una campagna”, chiosa il responsabile dello sviluppo del mercato di Triton.
Lato podcast, come è il trend?
“Non c’è dubbio che il pubblico dei podcast stia crescendo. Secondo Edison Research, circa 73 milioni di americani di età compresa tra 12 e oltre ascoltano i podcast mensilmente e 48 milioni lo fanno settimanalmente. Ed entrambi i trend sono progressivamente positivi: il numero di podcast ascoltati ogni settimana è aumentato da cinque a sette nell’ultimo anno. Il podcasting sta trovando il suo pubblico ed ha dimostrato di essere un mezzo molto efficace per gli inserzionisti a risposta diretta e credo che funzionerà bene per i marketer che vogliono usarlo per il branding e il marketing di fascia alta”, ipotizza Rosso.
E a riguardo del marcato locale?
“A livello locale, come sappiamo, la pubblicità digitale ora domina, raccogliendo la più grande fetta del budget del marketing. La radio locale deve quindi vendere il suo legame con gli ascoltatori e le loro comunità. È sempre stata la grande forza della radio, ed è la sua singolare forza nella sua battaglia con i giganti digitali per la pubblicità“, conclude John Rosso. (E.G. per NL)