Edison Research: negli Stati Uniti, per la prima volta in dieci anni, il consumo dell’audio on demand ha superato quello lineare.
La radio solo musicale, come prevedibile, soffre maggiormente la competizione degli OTT, al contrario di quella parlata (non necessariamente solo news).
La radiofonia in forma lineare – con un’età media degli ascoltatori giunta a 48 anni – non è più scout primario della nuova offerta musicale (in tal senso dominano YouTube, Spotify, Pandora), ma cresce il suo ruolo su quella del passato (anche le stazioni di sole golden hits risultano infatti sotto scacco dell’offerta OTT).
L’esperienza di 15 anni fa nella tv lineare
Stupisce? Forse no, ma cambierà poco, perché gli editori radiofonici, con ogni probabilità, archivieranno senza la dovuta attenzione anche questo segnale, come 15 anni fa fecero i loro colleghi televisivi davanti ai dati di un’emergente Netflix, frettolosamente e sciaguratamente archiviata come qualcosa da nerd.
Chi guarderà ma la tv in streaming?
“Chi guarderà ma la tv in streaming?”, era il tipico commento accompagnato da sorrisetti ironici dei manager tv…
L’ultimo rapporto
Peccato, se così fosse, perché l’ultimo rapporto dell’istituto Edison Research fornisce indicatori interessanti sullo stato della radiofonia.
Forme di audio a confronto
Edison Research ha infatti monitorato tutte le forme di audio “lineare” (radio via etere, streaming radio, servizio “radio” gratuito di Pandora, radio satellitare, ecc.) e lo ha confrontato con l’offerta di contenuti audio on-demand (streaming a pagamento e gratuito, podcast, musica di proprietà, ecc.) attraverso il database di Share of Ear lungo circa un decennio.
Nell’ultimo trimestre l’on demand ha superato il lineare
E, sorpresa (ma non troppo), l’ultimo rapporto trimestrale rappresenta il momento in cui il consumo on-demand ha superato, per la prima volta, quello lineare.
50,3% del tempo con audio on demand
A partire dal secondo trimestre del 2023, il 50,3% di tutto il tempo audio giornaliero consumato da coloro che hanno più di 13 anni negli Stati Uniti è infatti su piattaforme on-demand, mentre il 49,7% preferisce ancora le piattaforme lineari.
Nel 2015 era 38%
Alla fine del 2015, quindi appena sette anni e mezzo fa, il margine tra ascolto lineare e ascolto on-demand era di 38 punti percentuali. Ma passo dopo passo, trimestre dopo trimestre e anno dopo anno, il margine è stato cancellato e ora i lead sono on-demand.
Podcast trainante…
“La crescita dell’ascolto dei podcast è uno dei motivi della successione nelle preferenze. Il podcasting ha attirato centinaia di milioni di ascoltatori in tutto il mondo, abituandoli a scegliere il contenuto audio giusto al momento giusto“, spiega Edison Research.
… ma anche la musica al momento giusto ha il suo peso
“Lo stesso vale per la musica: una volta che le persone si sono abituate alla possibilità di scegliere un brano o una playlist specifica e, ovviamente, di saltare i brani, è diventato difficile per molti tornare all’esperienza di ascolto passivo tipico della radio o dei flussi lineari“, scrive l’istituto americano nel suo ultimo rapporto.
Come per la tv, però, la crescita non sarà infinita
Nel quale si precisa, tuttavia, che ciò non significa che “l’on-demand crescerà per sempre e un giorno il lineare andrà a zero”.
La scommessa
“Molti utenti preferiscono l’ascolto lineare e anche coloro che preferiscono prevalentemente on-demand consumano almeno alcuni contenuti lineari. Ma la scommessa più sicura che si possa fare è che le linee di tendenza nel grafico qui sopra continueranno anche nel futuro“.
Indicatori interessanti
Tuttavia, dall’analisi del comportamento degli utenti della radio lineare negli Stati Uniti, sono emersi altri indicatori interessanti.
Utenti cinquantenni prevalenti
A parte, ovviamente, l’aumento dell’età media degli utenti del medium radiofonico, ormai intorno ai 45-50 anni (media a 48) e la maggior tenuta delle radio parlate rispetto a quelle solo musicali (maggiormente aggredite dalle piattaforme di streaming on demand), che non è certo una novità, un dato indicativo del ruolo di quest’ultime emerge da una considerazione significativa.
Scout del presente
La selezione ed il lancio di nuovi brani ed artisti (scout) è ormai appannaggio delle grandi piattaforme di streaming on demand, con YouTube, Spotify e Pandora in testa, circostanza che non dovrebbe stupirci, soprattutto se posto in correlazione con l’aumento dell’età media dell’ascoltatore radiofonico.
Scout del passato
E’ invece su un’area non presidiata dalle grandi piattaforme di streaming on demand che si è posta attenzione: quello dello scouting sul passato musicale.
Riscoperta
I dati sull’ascolto raccolti negli Stati Uniti mostrano, infatti, una progressione nell’apprezzamento degli utenti verso offerte di streaming lineare radiofonico che consentono la riscoperta di brani musicali che escono dalle TOP 40 del passato, soprattutto degli anni ’70 e (in misura minore) degli anni ’80. In altri termini, stazioni oldies non scontate.
Estro umano come scout
Circostanza che ha una sua logica nel fatto che essendo il catalogo delle piattaforme OTT governato da algoritmi che scandagliano generalmente la superficie dell’offerta sulla base dei dati storici di gradimento, sfuggono alla ricerca e conseguentemente non rientrano nelle proposte quei brani musicali che solo l’estro di un selezionatore umano riesce a portare in evidenza. (M.R. per NL)