Se già è a rischio il superplayer USA Cumulus, che sta negoziando la ristrutturazione del debito di circa 2 miliardi di dollari nell’ambito della procedura Chapter 11 (la legge fallimentare americana), ben si può immaginare quanto sia complessa la situazione del principale operatore radiofonico a stelle e strisce iHeartMedia, la cui esposizione ha superato i 20 miliardi.
Il 22 novembre, iHeart, emblema del modello classico di radiofonia statunitense, ha proposto ai detentori di prestiti a termine 7 miliardi di dollari in nuovi debiti, cedendo l’87,5% del patrimonio netto in una iHeart ricapitalizzata e l’87,5% della divisione Outdoor. Secondo la proposta di iHeart, i proprietari di private equity Bain Capital e Thomas H. Lee Partners avrebbero mantenuto il 12,5% delle azioni in entrambe le società.
Sennonché, il 28 novembre, gli istituti di credito hanno controproposto 5,75 miliardi di dollari di nuovi debiti a fronte del 95,3% della iHeart ricapitalizzata ed del 100% della Outdoor, oltre ad un’opzione per un “pre-packaged Chapter 11” (cioè un pre-accordo nell’ambito di una eventuale procedura concorsuale). Secondo questa prospettazione i private equity e gli obbligazionisti junior deterrebbero pertanto il 5% del capitale netto del solo settore radio di iHeart.
Insomma, posizioni ancora molto distanti, che non fanno presagire una definizione a breve della questione, tanto che la società ha dichiarato in una nota alla SEC (Securities and Exchange Commission, l’equivalente USA della Consob italiana): “Non ci può essere alcuna garanzia che un accordo sarà raggiunto“. (E.G. per NL)