Nulla di nuovo sull’ipotesi di fusione tra CBS (lo storico network di 117 di stazioni radio che quest’anno ha compiuto 90 anni e che ha sede a New York) ed Entercom (rete di 127 radio fondato nel 1968 con quartier generale in Bala Cynwyd, Pennsylvania), anche se vi sono state speculazioni sugli effetti della continua discesa del secondo titolo.
Dopo l’incontro tra David Field, ceo Entercom e Rich Schmaeling, cfo della stessa società l’analista di Wells Fargo, Marci Ryvicker, ha riferito agli investitori che la situazione non desta preoccupazione. “CBS Radio e ETM sono contrattualmente obbligati a definire l’accordo, indipendentemente dal prezzo di borsa di ETM”, ha spiegato l’analista, aggiungendo che la CBS è protetta dall'”upper limit”, che “limita il numero di azioni radio scambiate per azioni CBS nel caso in cui il prezzo delle azioni di ETM crolli inaspettatamente”.
L’interesse per il mondo radiotelevisivo USA degli investitori istituzionali è ancora notevole, ma gli advisor avvertono incessantemente di fare attenzione al cambio di modello sulla fruizione del medium radiofonico in corso in tutto il mondo (sia in termini di piattaforme distributive di contenuti, di commercializzazione, che di prodotto stesso, secondo il paradigma “da relativamente poche emittenti dirette a molti utenti a molte emittenti rivolte a relativamente pochi utenti“, sul presupposto dell’identità della massa d’ascolto): se il colosso emergente dalla fusione (244 stazioni in 47 mercati per un valore dell’affare di 2,5 miliardi di dollari) saprà aggiornarsi ai nuovi schemi della radiofonia 4.0 il deal si presenterà promettente; diversamente il rischio di un’implosione negli anni a venire sarebbe estremamente rilevante. Lo spettro del default di iHeart Media, il principale broadcaster USA, è infatti evidente a tutti.
Relativamente a CBS Radio, la crisi dell’emittente che Orson Welles utilizzò come piattaforma di quella che tuttora viene considerata la più grande beffa mediatica di tutti i tempi per terrorizzare l’America, il 30/10/1938, con “La Guerra dei Mondi” (la finta diretta che raccontava l’invasione della terra da parte degli extraterrestri) era esplosa lo scorso anno, imputando la responsabilità a Internet: William Paley, presidente nonché ceo dell’emittente statunitense, aveva annunciato, a marzo 2016, ad un gruppo di investitori a New York che l’azienda stava valutando “opzioni strategiche” per “aprire possibilità di rendita per gli azionisti”. La divisione della storica radio della CBS era stata fondata negli anni ’20 da William Pauley che aveva acquistato la nascente Columbia Broadcasting System, ponendo così le basi di uno dei grandi imperi dei media mondiali. Negli anni ’30 la celebre radio divenne leader indiscussa nel settore del dramma radiofonico, con autori come Welles, appunto, e lo sceneggiatore Norman Corwin, annoverando personaggi dell’intrattenimento del calibro di Al Jolson, Bing Crosby e Red Skelton. Ma il contribuito più importante della CBS Radio, secondo gli storici esperti del settore, fu nel segmento delle news: fin dall’inizio della Seconda Guerra Mondiale si distinse per l’informazione e spedì inviati in tutto il mondo. Tra questi, Ed Murrow a Londra nei lunghi giorni del Blitz (la campagna di bombardamenti aerei tedeschi sulla Gran Bretagna nel 1940), e i suoi colleghi, i cosiddetti “Murrow Boys”, che mandavano dispacci dal vivo da zone di guerra, staccando di molto, per la vivacità dell’informazione, la carta stampata. La decisione di vendere era stata considerata come la fine di un’era, rimarcando il declino della radio commerciale che nessuno più considera un’industria in crescita sotto la stretta concorrenza di servizi internet in streaming, come Spotify o Pandora. Questo a sua volta, aveva spiegato il ceo, aveva indotto gli inserzionisti tradizionali (concessionari di auto, cellulari e società di servizi finanziari) a destinare i loro fondi per il marketing ad altre piattaforme digitali: “Per i pubblicitari la radio non è più sexy”, aveva dichiarato Adam Jacobson, un analista del settore radiofonico. Nondimeno, la radio della CBS preserva ancora un grande appeal: è la seconda catena radiofonica in America in termini di reddito, con oltre 70 mln di ascoltatori sul territorio nazionale, 117 stazioni in 26 mercati tra cui 6 soltanto a Los Angeles. Dopo numerose analisi, l’opzione di vendita è stata sostituita con quella della fusione con un altro soggetto in crisi di identità, Entercom, nella speranza di conseguire ampie economie di scala su un mercato in profonda trasformazione.
La deadline del deal è fissata per fine 2017. (E.G. per NL)