Cumulus Media (il secondo gruppo radiofonico USA) spegne (letteralmente) un numero importante di storiche stazioni radiofoniche locali, ritenute non più allineate ai gusti del pubblico. Saranno cedute o riconvertite su formati più in linea con le attese del pubblico radiofonico, oramai profondamente cambiato.
Sintesi
Cumulus Media, il secondo player radiofonico statunitense, ha deciso di spegnere diverse stazioni locali (attuando immediatamente l’intendimento, posto che sono già inattive), considerate non più in linea con i gusti del pubblico.
La decisione segue la crisi finanziaria del settore, già colpito dal tracollo economico di iHeartMedia nel 2024.
La strategia del gruppo prevede la vendita degli asset ora inattivi o la riconversione dei relativi formati.
Molte delle stazioni off-air erano orientate su sport, country e talk.
Fondata nel 1998, Cumulus Media aveva puntato su acquisizioni massive per creare economie di scala, ma in breve tempo il modello si è rivelato insostenibile.
Dopo una grave crisi nel 2000 e un fallimento dichiarato nel 2017, la società ha continuato a lottare con difficoltà finanziarie.
Nel Q4 2024 ha registrato un utile per azione fortemente negativo e ricavi sotto le aspettative. Nonostante una crescita modesta dei ricavi conseguiti nel comparto digitale, il gruppo ha ricevuto un alert di non conformità dal NASDAQ per requisiti patrimoniali insufficienti.
Il focus ora è puntato su tagli ai costi e digitalizzazione, con alcuni conduttori trasferiti sull’attività di podcasting.
Al vaglio anche un possibile trasferimento al NASDAQ Capital Market per mantenere la quotazione nel mercato azionario.
Un cumulo di debiti
Dopo la perdita miliardiaria di iHeartMedia nel 2024, la crisi del comparto radiofonico USA tocca anche il secondo gruppo radiofonico a stelle e striscie.
Cumulus Media spegne molte stazioni AM e FM: stiamo concentrando gli sforzi per “allocare le risorse in modo efficace”.
Rumors: al vaglio la cessione di asset analogici o, in subordine, il cambio di format.
Stazioni off-air in gran parte concentrate sui formati sportivi, country, talk anche se vi è qualche caso di layout classics, CHR.
Cumulus Media
Cumulus Media, il secondo più grande gruppo radiofonico statunitense (sede ad Atlanta, in Giorgia, 428 stazioni in pancia in 87 mercati), dopo iHeartMedia e prima di Audacy, cui fanno capo anche le attività Westwood One (distributore di di talk show, programmi musicali e sportivi), è nato nel 1998, all’indomani del Telecommunications Act del 1996, che aveva allentato le restrizioni sulla proprietà dei media, consentendo ad un singolo soggetto di possedere o controllare un numero senza precedenti di stazioni radio per mercato locale e a livello nazionale.
Rastrellare le proprietà di stazioni locali per creare un’economia di scala
La strategia adottata era molto simile a quella di iHeartMedia: acquisire più stazioni in una città o mercato, consolidarle logisticamente per condividere una grande infrastruttura comune e ridurre le spese operative, arricchindone la programmazione attraverso sinergie editoriali infragruppo.
La strategia di Dickey e Weening
Secondo la tattica dei fondatori – il programmatore radiofonico Lewis Dickey Jr. (Stratford Research eMidwestern Broadcasting) e l’imprenditore Richard Weening, di cui il primo era consulente per un piccolo gruppo radiofonico in cui il secondo aveva investito – ogni stazione sarebbe stata caratterizzata da un formato musicale singolare, da una programmazione rigorosamente live, da un marchio potente ed un target molto definito.
L’obiettivo iniziale: competere coi giornali locali
L’idea di base di Dicker e Weening era quella di creare un cluster di stazioni radio locali in mercati di medie dimensioni – anziché in quelli superiori su cui si stava concentrando il gruppo radiofonico concorrente Clear Channel Communications (oggi iHeartMedia) -, che potessero competere con i giornali degli stessi luoghi, offrendo agli inserzionisti una gamma di scelte demografiche di destinazione paragonabili alla gamma di sezioni di contenuto della stampa (alla fine degli anni 90, la carta stampata drenava ancora la maggior parte della pubblicità locale negli USA).
Raccolta pubblicitaria di scala
Offrendo agli inserzionisti un portafoglio simile per target a quello dei giornali locali, secondo la strategia dei fondatori, Cumulus avrebbe potuto intercettare budget pubblicitari locali più importanti rispetto a quanto le singole stazioni potessero raccogliere separatamente.
Appeal nazionale
Inoltre, l’acquisizione delle stazioni più performanti in un dato mercato come parte del cluster operativo, avrebbe prodotto una raccolta pubblicitaria nazionale superiore.
La quotazione in Borsa
Cumulus Media è diventata una società quotata in borsa nell’anno della sua fondazione (1998), raccogliendo 400 milioni di dollari ed avviando una rapida espansione con l’acquisizione di numerose stazioni radio. Nei primi 17 mesi, l’azienda aveva già acquistato 207 emittenti, diventando il secondo gruppo radiofonico statunitense per numero di stazioni gestite.
La crisi del 2000
Tuttavia, la crescita veloce, le speculazioni finanziarie ed acquisti di stazioni ritenuti dagli analisti spesso a prezzi superiori a quelli di mercato, hanno in breve indotto una crisi nel 2000, con un crollo della quotazione delle azioni di Cumulus Media da 50 a 13 dollari (alimentato da voci di irregolarità contabili).
La prima riorganizzazione
In quell’occasione la società ha dovuto riformulare i suoi bilanci, affrontare azioni legali promosse dagli azionisti e riorganizzare la leadership, col controllo della compagnia passato alla famiglia Dickey, senza tuttavia riuscire a risollevarsi, anche a seguito della sopravvenuta progressiva competizione sui mercati pubblicitari locali dei giganti del web e sul piano editoriale dello streaming (lineare e on demand).
Off-air
Da lì la cronica crisi che, come ultimo atto, ha condotto alla decisione di queste settimane di spegnere un numero significativo di emittenti analogiche di proprietà.
Le emittenti silenziate
Le stazioni già poste off air sono:
1) KIKR (Sports Radio Beaumont, 1450 KHz, formato sportivo), stazione che dal 1962 illuminava l’area di Beaumont-Port Arthur (Texas), in simulcast con la gemella KBED (1510 KHz) a Nederland, Texas;
2) WAPI (1070 KHz, formato talk) di Birmingham, in Alabama, fondata addirittura nel 1922;
3) WSSO (Sports 1230 The Team, 1230 KHz), a Starkville (Mississippi); WYMB (920 KHz) a Manning (Sout Carolina);
4) WAYS (Fox Sports 1050 KHz, in attivià dal 1977) a Myrtle Beach, South Carolina;
5) WLZR (Sports Radio The Fan, 1560 KHz), Melbourne (Florida), che trasmetteva la programmazione di Infinity Sports Network;
6) WRIE (Erie Sports Radio 1260 KHz), a Erie (Pennsylvania). Quest’ultima, nata nel 1949 come affiliata NBC, affondava la sue radici nella prima licenza su 1230 KHz rilasciata nel 1941, secondo le schede storiche della Federal Communications Commission).
Stop anche al country ed ai classici
Stop alle trasmissioni anche per:
7) KJMO di Jefferson City nel Missouri (97,5 MHz, formato classic hits);
8) WJBC-FM (93,7 Nash Icon) a Pontiac (Illinois), formato country;
9) WLAW-FM (97,5 Nash Icon), a Whitehall (Michigan), dello stesso genere;
10) KOLI (formato country, 94,9 MHz), ad Electra in Texas;
11) KRMD (Lite Rock, 1340 KHz) formato adult contemporary a Shreveport (Louisiana);
12) WLWI (News Radio 1440), Montgomery (Alabama).
Altri switch-off in arrivo
Ma lo switch-off non è finito: il piano di Cumulus Media prevede infatti la disattivazione di diverse altre stazioni nelle prossime settimane. Si tratta, anche in questi casi, di emittenti considerate non più strategiche nei rispettivi mercati.
Perché?
Sebbene la motivazione più plausibile appaia essere quella di una spending review volta a limitare gli ingenti costi di stazioni non produttive in attesa di una alienazione (presumibilmente sotto forma di svendita), Cumulus Media preferisce giustificare l’iniziativa come una strategia volta al “rafforzamento ed alla massimizzazione dell’impatto dei nostri altri marchi”.
Riconversione sul podcasting
Quel che è certo che alcuni anchor man delle stazioni poste off-air sono in procinto di essere spostati nell’area podcast, considerata emergente rispetto alla radiodiffusione analogica. E’ questo, per esempio, il caso di Mark Mose, conduttore di WLZR che a breve si occuperà di un podcast sportivo (sempre in partnership con Cumulus Media).
Posizione finanziaria difficile
Cumulus Media Inc., che il 29/11/2017 aveva presentato istanza di fallimento (ai sensi del Capitolo 11 del Codice fallimentare USA per addivenire ad una ristrutturazione del debito) per uscirne poi il 04/06/2018 (con una serie di perplessità degli analisti sulla capacità del piano di ristrutturazione di reggere nel tempo), ha registrato una significativa carenza negli utili del Q4 2024, con un utile per azione (EPS) di -13,6 rispetto alla previsione di -0,37.
Ricavi generali sotto le aspettative
Anche i ricavi sono stati inferiori alle attese, attestandosi a $ 218,58 milioni contro una previsione di $224,85 milioni, riflettendo le continue sfide nel mercato pubblicitario.
Ricavi digitali in (modesta) crescita
Nonostante questi risultati negativi, i ricavi digitali sono cresciuti del 5% anno su anno ed i servizi di digital marketing hanno registrato un aumento del 27%.
Ecco la motivazione dei disimpegni
Per questo motivo, la società ha comunicato agli azionisti di voler concentrarsi sulla riduzione dei costi di asset non strategici e sugli investimenti nel business digitale in mezzo alle sfide nella pubblicità nazionale e locale.
La contestazione di non conformità dei requisiti patrimoniali del NASDAQ
Va anche sottolineato come Cumulus Media abbia recentemente ricevuto una notifica dal NASDAQ riguardo alla non conformità con i requisiti patrimoniali degli azionisti, avendo riportato un patrimonio netto di $ 6.951.000, al di sotto del requisito minimo di $10 milioni. La società è tenuta a presentare un piano di adeguamento in conformità entro il 21/04/2025 per affrontare la questione.
Opzione di trasferimento
Cumulus Media sta esplorando potenziali soluzioni, incluso il trasferimento al NASDAQ Capital Market, che ha requisiti di quotazione più accomodanti. (G.M. per NL)