Pochi giorni fa avevamo documentato quanto sta accadendo negli USA, dove è in corso un dibattito serrato – che abbraccia, oltre al Congresso, l’associazione dei broadcaster americani (NAB), il sindacato dell’industria musicale (RIIA), e i produttori di elettronica di consumo – circa l’introduzione per legge di un chip per la ricezione FM in ogni apparecchio telefonico e d’elettronica in generale.
La questione riguarderebbe, in principio, i diritti connessi pagati da parte delle emittenti radio, che la RIIA vorrebbe fossero ampliati agli interpreti musicali e relative etichette (negli States, ad oggi, li percepiscono solo gli autori). Da par loro, i broadcaster chiederebbero, a questo punto, una contropartita: un aumento di visibilità e introiti pubblicitari derivati dall’obbligo per legge (attraverso il Performance Rights Act) di installazione di un chip per la ricezione radiofonica in tutti gli apparecchi elettronici, telefonini e smartphone in testa. La proposta verrà discussa al Congresso nei prossimi mesi, ma nel frattempo il dibattito è entrato nel vivo e, come ci si aspettava, inizia a ampliarsi ad altri attori. I primi a storcere il naso sono stati i rappresentanti dei consumatori di prodotti d’elettronica (Consumer Electronic Association) che, per bocca del loro rappresentante nazionale, hanno fatto sapere di non voler ritrovarsi chiusi nella morsa dei due giganti dell’industria. Ora, secondo quanto ipotizza un editoriale del Boston Globe, ripreso dal blog Radio Passioni del giornalista esperto di cose radiofoniche Andrea Lawendel, potrebbero entrare nella partita anche i fautori della radio digitale HD (Iboc), che avrebbero l’interesse, al pari delle emittenti tradizionali, di commercializzare per legge ricevitori per i propri segnali. Stesso discorso varrebbe per gli operatori della telefonia mobile che, specie con i nuovi modelli smartphone, puntano moltissimo – anche in termini economici – sulla possibilità di veicolare contenuti extra, a pagamento, e che, con l’introduzione per legge dei chip per la ricezione FM, perderebbero uno dei propri introiti. È la radio, infatti, negli USA come in Europa, ad aver bisogno dei telefoni cellulari e degli smartphone (sempre più importanti nella dieta mediatica della gente) per sopravvivere e, magari, espandersi, piuttosto che il contrario. Ed è per questo motivo che la NAB, che tanto profitto trarrebbe da questo “colpo grosso”, si trova con il coltello dalla parte…della lama. (G.M. per NL)