Lo scopo è evidente: evitare di dare attuazione alla sentenza e far tacere per sempre Klubradio. Lo ha detto oggi a Budapest il vicepresidente del partito socialista (all’opposizione), Laszlo Mandur, commentando l’emendamento votato in parlamento alla legge controversa sui media, la famosa legge-bavaglio in vigore dal 2010 che in Ungheria sta uccidendo lentamente le voci di opposizione.
Il caso di Klubradio è emblematico. In una lotta legale che dura da mesi, in febbraio, la Corte d’appello di Budapest ha dato ragione all’emittente che con i suoi programmi di conversazione, interviste, dibattiti è ormai praticamente l’unica voce di opposizione al potere conservatore di Viktor Orban. Il Tribunale ha annullato il concorso con il quale il Consiglio dei media, organo di sorveglianza, aveva assegnato la licenza per la frequenza di Klubradio ad un’altra emittente, e ha imposto al Consiglio di rifare il concorso, escludendo il falso vincitore, un’emittente inesistente, con l’obbligo di fare il contratto con Klubradio per l’uso della frequenza. Ma ciò non è avvenuto. Klubradio emette sempre con una licenza transitoria, e il contratto definitivo tarda ad essere concluso. E da oggi, il Consiglio non è tenuto nemmeno a concluderlo. Stando infatti all’emendamento, presentato da una deputata della maggioranza con iniziativa individuale ma appoggiato dal governo, il Consiglio dei media non è più obbligato ad assegnare la licenza per una frequenza al vincitore di un concorso. Si disinnesca così il verdetto della Corte. "Il provvedimento non è diretto contro Klubradio, che manie di persecuzione", ha detto la portavoce del partito di governo, volendo con ciò rassicurare chi si dice preoccupato. Ma i partiti di opposizione – socialisti e verdi – nonché il diretto interessato, Klubradio, sono convinti del contrario. E’ in pratica una condanna a morte per la radio sgradita al potere. Malgrado l’interessamento e le pressioni internazionali – a Bruxelles il caso di Klubradio è stato dibattuto più volte -, il governo è deciso a far tacere una voce che non ha sudditanza nei confronti del potere. Andras Arato, presidente dell’emittente, confida ancora nel capo dello stato, il nuovo presidente della repubblica Janos Ader, che forse rifiuterà di firmare la legge emendata, e nella Corte costituzionale che potrebbe abrogarla. La battaglia non è ancora persa definitivamente per i sostenitori della radio che stanno pagando contributi volontari per il suo mantenimento in vita. I collaboratori dell’emittente lavorano senza paga da mesi poiché la pubblicità non arriva a Klubradio per l’incertezza della sua esistenza. Arato ha avvertito tutto il mondo della stampa ungherese: a questo punto servirebbe un atto di solidarietà dell’intero settore, poiché non si tratta più solo di Klubradio, ma è in pericolo l’intera libertà di stampa e di parola in Ungheria. (ANSA)