Dopo il fondatore dell’Itelco, Eugenio Fumi, ci lascia un altro esponente di rilievo nella produzione di apparati radiotelevisivi italiani: Bruno Ghisellini.
Nato a Melara (Rovigo) il 14/11/1933, si era trasferito da giovane con la famiglia a Corgeno, frazione di Vergiate (Varese), dove aveva avviato un’attività di elettronica: la Laboratorio Bruno Ghisellini, poi evolutasi nella più nota Bruno Ghisellini Telecomunicazioni.
L’azienda acquisì una consistente notorietà dalla seconda metà degli anni ’70, costruendo ed installando i primi trasmettitori per le nascenti radio e televisioni private, cui, negli anni ’80 affiancò la produzione di antenne FM.
Con la legge Mammì l’attività della Ghisellini Tlc iniziò a diminuire, ma non la caparbietà e volontà di rimanere sul mercato del suo fondatore; tentata senza particolare convinzione la gestione di una postazione nell’area di Campo dei Fiori (Varese), Bruno tornò a fare il tecnico concentrandosi sull’assistenza a piccole emittenti radiotelevisive, soprattutto di matrice cattolica (quasi tutte le radio parrocchiali della provincia di Varese erano assistite da lui).
“Burbero dal cuore d’oro, Bruno Ghisellini era dotato di una simpatia sanguigna: permaloso quanto preparato, si accendeva come un fiammifero soprattutto nei confronti con giovani tecnici eccessivamente saccenti, ma come il fiammifero si spegneva velocemente per tornare subito a scherzare col suo interlocutore”, ricorda Massimo Lualdi di Consultmedia, struttura con la quale il tecnico varesino aveva avuto strette relazioni professionali. “Ma guai se qualcuno si comportava scorrettamente con lui: allora se la legava al dito ed era dura ricucire il rapporto. Quante mediazioni ho dovuto effettuare in questo senso…”, continua Lualdi.
Negli ultimi anni, nonostante l’età avanzata, Ghisellini aveva curato diverse installazioni all’estero: dalla Grecia alla Romania, dal Brasile all’Africa. (E.G. per NL)