“In questi giorni il Contratto di Servizio approvato dal Consiglio dei Ministri è al vaglio della Corte dei Conti, prima di giungere alla firma delle parti.
In questo testo, oltre alla ridefinizione del nuovo Piano Industriale ed Editoriale, materie (assetto industriale, organico) sulle quali dovremmo aprire un confronto con i Vertici nei prossimi mesi, si parla apertamente di valorizzazione del lavoro interno e di riduzione degli sprechi”.
Così una nota delle Segreterie nazionali Slc Cgil Fistel Cisl Uilcom Uil Ugl Informazione Libersind-ConfSal inviata a NL.
“In questo quadro di evoluzione normativa, tecnologica e di mercato nella rinnovazione che stiamo faticosamente discutendo da mesi si sta lavorando per riportare il lavoro pregiato all’interno – prosegue il comunicato -. La revisione delle figure, la specializzazione di quelle apicali, soprattutto di area editoriale, sono finalizzate ad incidere sul lavoro pregiato, oggi dato all’esterno attraverso il ricorso ad appalti chiavi in mano e consulenze.
Questa inversione di rotta, chiesta nel Contratto di Servizio, può e deve essere operata attraverso regole stringenti definite e scritte nel CCL Rai:
• riduzione progressiva e percentualmente stabilità nell’utilizzo degli appalti sopra e sotto la linea,
• riduzione percentuale di presenza di consulenti nelle redazioni e definizione di un limite massimo di reclutamento, e stabilizzazioni e trasformazione in contratti subordinati per i lavoratori che sono stati stabilmente utilizzati in Rai,
• assegnazione di ruoli da regista, autore, videomaker e “operatori web” ai dipendenti Rai.
Siamo consapevoli che questa inversione di modello non sarà semplice, nè potrà essere immediata. Sarà necessario ricostruire un tessuto produttivo, lavorare perché si operi in maniera trasparente e investire massicciamente in formazione, bisognerà motivare le tante capacità e professionalità che sono presenti in azienda e che sono state demotivate da anni di marginalità ideativa e produttiva.
Siamo coscienti che troveremo resistenze straordinarie, anzi stiamo trovando resistenze straordinarie da parte di coloro che hanno utilizzato la Rai come un bancomat per loro e per i loro amici, uniti a quelli che pensano che la conservazione dell’attuale stato delle cose alla fine è meno rischioso, per sè, rispetto ad un cambiamento che rimette in moto un progetto basato sul merito e sulla professionalità.
Sappiamo che la “proposta” è ambiziosa, ma conoscendo la Rai ed il mondo che la circonda, non vediamo vie alternative se immaginiamo un Servizio Pubblico Radiotelevisivo e Multimediale longevo e che per non morire deve riconquistare spazi di mercato, di credibilità ed il rispetto dei contribuenti e dei cittadini italiani.
Nella discussione contrattuale stiamo lavorando faticosamente per fissare i presupposti di questo cambiamento:
• riconoscimento professionale attraverso l’istituzione del Registro delle Professioni,
• riclassificazione del personale,
• identificazione delle nuove figure.
• migliorare le tutele individuali e collettive.
I punti di forza sono il riconoscimento delle nuove figure e attività, l’avanzamento di carriera per molte centinaia di lavoratrici e lavoratori nel corso dei prossimi mesi/anni (un tempo congruo per consolidare i passaggi e ammortizzarne i costi), il percorso di sviluppo e il recupero del lavoro pregiato, una riforma qualificante delle tutele individuali e collettive e del mercato del lavoro.
Questo è l’impegno che le organizzazioni sindacali si stanno prendendo per il futuro, sapendo che col prossimo rinnovo, liberi da una riforma profonda del CCL effettuato in questa tornata, ci si potrà concentrare sull’incremento salariale in prima voce avendo, prima di tutto, grande attenzione agli assunti dopo la “riforma” degli scatti, perché proprio questa fascia di lavoratori, sempre più estesa col passare del tempo, sta soffrendo dal punto di vista salariale. Certo non basterà quanto stiamo approntando in questo rinnovo contrattuale per dare una risposta congrua al divario salariale, divario figlio della politica dei redditi degli anni novanta, fase nella quale in tutti i contratti di lavoro si sono limitati gli scatti di anzianità per contenere l’inflazione allora galoppante.
A questa “inversione produttiva”, per non lasciare nessuno in dietro, si dovrà rispondere trovando una soluzione anche per i tanti lavoratori “atipici” che, anche se in molti casi svolgono stessa attività degli interni, vivono una condizione di precarietà contrattuale e salariale, lo si potrà fare contestualmente al rinnovo contrattuale definendo un accordo di emersione e stabilizzazione, questa è la richiesta sindacale.
Il giorno 30 gennaio 2018, presso Unindustria-Confindustria, si svolgerà la riunione di plenaria sui profili professionali, se l’andamento sarà positivo si può ipotizzare per la settimana che va dal 5 al 9 febbraio l’affondo per provare a chiudere il CCL, sapendo che stiamo riscrivendo integralmente il testo contrattuale e che questo necessita di una attenzione alla sua stesura per evitare errori o lacune”, chiude la nota. (E.G. per NL)