Il 2017 sarà ricordato anche per essere l’anno di sostanziale avvio dell’ibridizzazione del medium radiofonico attraverso la sua declinazione su più piattaforme: FM, DAB+, sat, IP e, soprattutto, tv (e non solo in Italia, ovviamente).
Se infatti per quanto riguarda DAB+ e IP (e in parte sat) l’integrazione si limita alla veicolazione in forma digitale del medesimo contenuto audio diffuso in FM (ancorché arricchito da informazioni grafiche accessorie), in tv non raramente l’evoluzione comporta un’implementazione visiva piena. E’ questo il caso della cd. “radiovisione”, cioè lo sviluppo sensoriale della radio attraverso la componente visiva dinamica (quindi non audiografica statica) non ripetitiva (cioè non audiografica dinamica).
“La profonda esperienza di quest’ultimo anno di intensa attività volta a supportare tante emittenti radiofoniche nell’integrazione delle piattaforme distributive dei contenuti, ha evidenziato che quasi sempre l’approdo della radio in tv è progressivo: si inizia con l’audio o (spesso) con l’audiografica statica (il cd. “cartello”) per passare a quella dinamica e quindi evolvere nella radiovisione, anche grazie alle economie possibili con il formato H264“, spiega Stefano Cionini, avvocato di Consultmedia (struttura di competenze a più livelli collegata a questo periodico).
“Il problema è che per essere veicolato con il mero flusso audio o con l’audiografica sul DTT, un concessionario per la radiodiffusione sonora non necessita di alcun ulteriore titolo, sicché dovrà meramente comunicare l’evento al Ministero, fornendo i riferimenti del vettore ospitante, mentre, al contrario, l’attività di radiovisione presuppone un’autorizzazione come fornitore di servizi di media audiovisivi (FSMA) – continua il legale -. Consegue da ciò che sarà sanzionabile chi trasmetterà contenuti visivi dinamici in assenza di autorizzazione FSMA, così come, al contrario, chi, titolare di quest’ultima autorizzazione, trasmettesse contenuti statici o ripetitivi”.
Il Ministero dello Sviluppo Economico, sommerso da richieste di emittenti radiofoniche che vogliono giungere sul DTT ha già fatto sapere che incaricherà i propri Ispettorati Territoriali di monitorare il fenomeno, al fine di accertare eventuali abusi, per esempio, verificando che il logo trasmesso in tv sia effettivamente il medesimo autorizzato, così come che i contenuti non siano ripetuti sistematicamente nel corso della giornata e che seguano quindi il palinsesto dichiarato in sede di rilascio dell’autorizzazione per lo svolgimento dell’attività di FSMA.
“La radio in tv, così come su IP, DAB+, sat è una necessità; ma il processo di integrazione ha delle regole che devono essere osservate. Per esempio, a tener banco in questo periodo è anche l’aspetto relativo al diritto d’autore ed ai diritti connessi in relazione ai video musicali”, continua l’avvocato Cionini. “Le licenze SCF prevedono espressamente l’upgrade per la trasmissione di contenuti video, ma, da noi interpellata, la società non si è ancora espressa sui costi”. “Anche per questo motivo molte emittenti stanno studiando soluzioni visive che prescindano dalla trasmissione dei video, per esempio impiegando contenuti riempitivi originali e liberi da diritti agevolmente utilizzabili con play-out predisposti, come Flu-O di Btonlive, azienda da noi scelta come partner per lo sviluppo della radio in tv”, interviene Stefano Apicella, responsabile del progetto di ibridizzazione della radio in Consultmedia. “Proprio in questo senso Consultmedia sta definendo con un importante studio di produzione audio/video lombardo la realizzazione di cataloghi video low-cost per emittenti radiofoniche interessate”, conclude Apicella. (E.G. per NL)