Prosegue su queste pagine il confronto a riguardo delle misure di sostegno che lo Stato dovrà mettere a disposizione dell’editoria per garantire l’erogazione dell’informazione in un momento d’emergenza che ha azzerato o quasi gli introiti pubblicitari.
Un’idea tanto semplice quanto efficace viene questa volta da Fabio Duranti, editore della famosa Radio Radio di Roma, stazione multipiattaforma diffusa in FM e DTT (visual radio) nel Lazio, in Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna e Toscana, per natura editoriale molto impegnata nell’informazione.
DPR 146/2017 non è soluzione per emergenza Covid-19
“Utilizzare il DPR 146/2017 come strumento per l’erogazione di contributi d’emergenza non è la strada giusta, perché premierebbe solo chi aveva presentato le domande penalizzando chi invece non lo aveva fatto per varie ragioni (per esempio perché non riteneva congrui i parametri di valutazione, come l’iscrizione ad una società privata per le indagini d’ascolto), ma che oggi ha tutti i titoli per invocare il sostegno per il servizio di pubblica utilità svolto”, spiega Duranti.
L’uovo di Colombo di Radio Radio
“La nostra idea è invece più semplice e – senza falsa modestia – probabilmente più efficace ed equa. Tutte le imprese possono accedere alla cassa integrazione, ma non le emittenti che necessitano dei dipendenti per erogare i servizi informativi. E allora perché non far sostenere allo Stato il 50% del costo complessivo dei dipendenti della filiera produttiva radiotelevisiva?
Risparmio del 30% per lo Stato rispetto alla CIG
Per lo Stato si tratterebbe di un risparmio del 30% rispetto alla cassa integrazione (che comunque potrà essere scelta in alternativa); le imprese della filiera, invece, potrebbero così continuare ad erogare i servizi di pubblica utilità, compensando gli inevitabili minori introiti. Il lavoratore, infine, si vedrebbe riconosciuto il 100% dello stipendio, mantenendo la propria occupazione anche in termini sostanziali”, continua l’editore.
L’idea di Duranti (che potrebbe tranquillamente essere estesa dal comparto radio-tv all’editoria in generale), in effetti, è di una semplicità, trasversalità e linearità tali che sembra difficile possa trovare motivi di opposizione sia da parte degli interessati che degli organi politici.
Soddisfa tutti
“Chi non dovrebbe approvare una soluzione di questo tipo? Forse chi non svolge attività d’impresa con lavoro dipendente. Cioè, in sostanza, le emittenti comunitarie, visto che le radio commerciali hanno comunque l’obbligo di un numero minimo di dipendenti. Ma a tutti gli altri, che sono la stragrande maggioranza, questa proposta ritengo che difficilmente potrebbe essere indigesta”. (E.L. per NL)