Se ne sono accorte anche le grandi testate della stampa tradizionale (peraltro attingendo con chiara evidenza terminologica a questo periodico), la radio, per l’ennesima volta, ha reinventato se stessa: la parola del momento è infatti “ibridizzazione” (radiofonica).
Con tale termine, in gergo tecnico, si vuol definire il processo di integrazione della radio nel mondo visual, tipico dell’era della multimedialità, della crossmedialità e del web.
I nostalgici che pensano che il plusvalore della radio sia “l’evocazione della fantasia”, che troverebbe fondamento proprio nel limite dell’assenza delle immagini, hanno decisamente perso di vista l’evoluzione socio-economico-culturale della società: solo un ingenuo penserebbe che il fascino della carta impone che un quotidiano debba prediligere una connotazione offline. La regola, è ormai evidente, è: non ci sono più regole. Tutti devono fare e colonizzare tutto.Come abbiamo più volte scritto su queste pagine, l’ibridizzazione si declina in due direttrici principali: la multipiattaforma e l’integrazione sensoriale.
A mente della prima, la radio deve sfruttare ogni piattaforma atta a veicolarne il contenuto: dalla FM al DAB+, dal DTT al sat, passando ovviamente per l’IP, che nell’arco di 15-20 anni sarà il vettore unico audio-video-testuale. In questa fase di promiscuità, definita “ibrida”, la necessità tecnica principale è quella di compensare i deficit dei singoli device, per cui il tv tradizionale (DTT) sopperisce alla scomparsa nell’indoor del ricevitore FM, in attesa dello sviluppo degli smart speaker e delle smart tv.
Relativamente alla seconda direttrice dell’ibridizzazione, il target dell’integrazione sensoriale è quello di aggiungere alla componente tipica radiofonica, quella sonora, il tool visual. Si tratta, in realtà, di un’implementazione già da tempo attuata, quantomeno da quando le emittenti sono sul web, ma che vede ora un’impennata determinata dalla necessità di competere con lo streaming video on demand in ambito musicale. Secondo il report IFPI Music Consumer Insight 2017, il 46% delle ore totali passate ad ascoltare musica on demand sono trascorse su YouTube i cui utenti che lo usano per “ascoltare musica che conoscono” sono l’82%. Con questi numeri appare evidente che la radio non possa fare a meno di completarsi con la componente visual se vuole reggere un’onda d’urto che appare sempre più imponente.
Per questo motivo, dal 2016, si è assistito ad un progressivo sbarco della radio sul DTT, incentivato anche dal crollo dei costi della capacità trasmissiva anche in aree rilevanti (come la Lombardia ed il Piemonte), come spiega Massimo Lualdi, avvocato e senior partner di Consultmedia, struttura di competenze a più livelli (collegata a questo periodico), leader nei servizi di consulenza per l’integrazione sensoriale e la multipiattaforma radiofonica italiana. “Dipende dalla capacità trasmissiva richiesta e dai territori – spiega Lualdi -. Un’audiografica di norma necessità di 500 k, cioè 0,5 MB (cartello + flusso audio di 128 k), che è poi il taglio per le combinazioni successive (1000, 2000 k). In Lombardia (10 milioni di abitanti) 0,5 MB possono essere acquistati ad un prezzo che va da 500 a 1500 euro + IVA/mese a seconda della capillarità del mux DTT. Quanto alle necessità, se si sfrutta il formato H264 (HD), che contraddistingue ormai il 50% del parco tv), con 1 MB si può effettuare una visual radio piena (in caso di SD occorre arrivare almeno a 2 MB). Il tutto in attesa del T2 (H265), che determinerà un probabile ulteriore calo. Anche in questo caso Consultmedia ha negoziato per le emittenti assistite delle tariffe particolari in tutte le aree italiane”.
Nel 2017 l’arrivo delle radio sul DTT è stato importante, ma, secondo le stime, rappresenta meno del 50% di quello che interesserà il 2018, quantomeno nelle aree più importanti del territorio nazionale.
In Lombardia, per esempio, nelle prossime settimane faranno ingresso sul DTT due importanti emittenti (di cui una top radio) che sicuramente incentiveranno la concorrenza ancora titubante ad assumere una scelta che, ormai, pare francamente improcrastinabile. (E.G. per NL)