"Cari presidenti, vi chiedo cortesemente di farci sapere cosa fanno l’Ordine dei giornalisti della Lombardia e l’Associazione lombarda dei giornalisti per tutelare sia la professionalità della categoria mortificata da disoccupazione e abusivismo selvaggio sia l’Inpgi".
Inizia così la lettera aperta di Francesco Bozzetti, giornalista tv (TG4), inviata al presidente dell’Ordine dei giornalisti della Lombardia e al presidente dell’Associazione lombarda dei giornalisti. "La legge professionale 69/1963 – continua Bozzetti – all’articolo 11 recita: “(Il Consiglio) vigila per la tutela del titolo di giornalista, in qualunque sede, anche giudiziaria, e svolge ogni attività diretta alla repressione dell’esercizio abusivo della professione”. Il rispetto di questa norma rientra amche nelle finalità del sindacato. Fatevi un giro nei canali radiotelevisivi, cari Presidenti, e verificate personalmente quanti “abusivi” esercitano indisturbati la professione senza che nessun Ordine o sindacato li persegua individuandoli e denunciandoli alle Procure e agli Ispettorati del Lavoro per esercizio abusivo della professione nell’interesse esclusivo di chi questa professione la esercita invece per mestiere, avendone titoli ed esperienza specifica come previsto dalle leggi. Eppure nella stagione 1989/2007 (gestione Abruzzo) l’Ordine di Milano ha dato dignità ad almeno 5mila cittadini “professionisti di fatto” con le iscrizioni e le retrodatazioni d’ufficio (linea successivamente avallata dalla Cassazione civile). Basta giocare qualche minuto con il telecomando per scoprire quanti conduttori di fortunate e seguitissime trasmissioni sportive o di cronaca a carattere squisitamente giornalistico esercitano in realtà di giorno il mestiere di barista o macellaio e alla sera “rubano” posto e scena ai tanti giornalisti disoccupati o ai free-lance di fatto espulsi dal mercato editoriale per mancanza di opportunità. Gli editori ci marciano senza che l’Ordine dei giornalisti della Lombardia, quello più prestigioso per numero di iscritti, senta l’obbligo ed il dovere di fare una severa indagine in proposito (allargata agli Uffici stampa) denunciando gli abusivi alla magistratura, l’unico potere dello Stato abilitato a reprimere i comportamenti illegali. L’Ordine dei giornalisti lombardo e l’associazione sindacale di categoria non conoscono o fingono di non sapere che ogni giorno una miriade di emittenti locali cittadine o regionali trasmettono qui in Lombardia programmi che dovrebbero essere condotti da giornalisti, con redazioni composte da giornalisti a norma non solo delle leggi che regolano la stampa, ma anche a norma della legge istitutiva dell’Ordine dei giornalisti. E così, nel silenzio dei vertici non solo sindacali ma anche istituzionali come appunto gli ordini professionali, accade che centinaia di “abusivi” conducono trasmissioni specificamente giornalistiche, con inchieste, interviste, dirette senza averne alcun titolo professionale. La legge sull’editoria prevede contributi e sgravi fiscali per tutte quelle emittenti che operano a norma di legge con direttori responsabili qualificati giornalisti professionisti o pubblicisti, con redazioni dirette e formate esclusivamente da giornalisti iscritti all’albo professionale. Ma nella realtà nessuno controlla. Gli editori di imprese televisive intascano regolarmente le provvidenze previste dalla legge sull’editoria ma anziché dotarsi di giornalisti per i loro programmi di politica o di cronaca, mandano in video improvvisati conduttori mal pagati o non pagati affatto e improvvisati facenti funzioni dei giornalisti sprovvisti del titolo professionale ma usati quotidianamente in qualità di inviati. Gentili presidenti, se non volete prendervi il fastidio di verificare personalmente (basta un telecomando e un buon videoregistratore) quanto vi scrivo, non c’è problema, in privato posso fornirvi un elenco dettagliato delle emittenti, con nomi e cognomi degli abusivi e degli editori che li sfruttano senza ritegno né per la categoria, né per il pubblico dei telespettatori". (E.G. per NL)