Radio, Tv, editoria. Sindacati bocciano DL Cura Italia. Governo si è dimenticato di chi fa informazione in un momento come questo. Plaude invece per i 600 euro l’Ordine dei giornalisti

Cura Italia

I sindacati di categoria delle emittenti radiotelevisive locali bocciano il DL Cura Italia (Decreto Legge 18/2020) che non prevede alcuna misura di sostegno specifica per chi fa informazione in un momento tanto delicato. L’Ordine dei giornalisti della Lombardia plaude invece alla miseria (forse) riconosciuta ai suoi iscritti.

Governo non si occupa del sistema rtv

“Oltre agli interventi indispensabili al fine di garantire innanzitutto la salute dei cittadini, il governo non si è occupato del sistema radiotelevisivo locale, che a costo di grandi sacrifici, sta svolgendo un ruolo informativo di prossimità irrinunciabile sui propri territori”, spiega una nota di Confindustria Radio TV.

Chi deve fare informazione non può usufruire della Cassaintegrazione in deroga e quindi deve essere sostenuto

“Un’attività professionale esercitata in una condizione di tante incertezze, perché di ora in ora gli inserzionisti (fonte di finanziamento essenziale dell’emittenza locale) disdicono i loro contratti pubblicitari poiché gli esercizi commerciali e gran parte delle piccole aziende sono chiuse. E se queste imprese utilizzano la cassaintegrazione in deroga per non gravare sui bilanci, le emittenti locali non possono fare altrettanto, perché in questo momento buio devono restare al servizio dei cittadini, ed adempiere al loro obbligo e dovere civico di informare.

Servizio di pubblico interesse

E’ evidente che se le emittenti radio TV locali vogliono assicurare costante servizio e presenza sul territorio, non possono fare ricorso a sospensioni neppure parziali dell’attività né agli ammortizzatori sociali; mai come ora il loro lavoro è servizio di pubblico interesse, è vicinanza alla gente, è comunicare con un’informazione tempestiva e verificata. L’utilità di tale servizio, mai come in questo momento, è infatti riconosciuta dagli stessi cittadini, prova ne è la sorprendente impennata degli indici di ascolto del comparto, anche dovuta all’eccezionale incremento del livello produttivo dei programmi informativi locali.

Condanna all’estinzione

La tenuta di questo importante servizio locale non può che essere, quindi, di interesse generale; senza più introiti pubblicitari e senza un efficace intervento di sostegno si condanna l’informazione radiotelevisiva locale all’estinzione.
Le emittenti locali costituiscono un servizio essenziale per i territori, che non può essere soffocato. Al Governo si chiede un immediato ripensamento, per mantenere aperta la voce di chi, per assicurare informazione di prossimità, non può chiudere né ricorrere agli ammortizzatori sociali. Tenere aperta la linea e la voce di chi è, in questo momento, in trincea e in prima linea nell’informazione di emergenza, è un dovere che non può non essere sostenuto anche per l’utilità pubblica e sociale che assicura.

Posizione condivisa

Posizione critica sul DL Cura Italia anche dall’altra associazione di categoria, Aeranti-Corallo, che “sollecita la previsione di specifiche norme per il sostegno del settore radiotelevisivo locale nell’attuale fase emergenziale, da introdursi nell’ambito della legge di conversione del decreto legge n. 18/2020 (DL “cura Italia”), attualmente all’esame del Parlamento, ovvero nell’ambito di un decreto legge recante ulteriori misure urgenti”.

L’Ordine dei giornalisti ringrazia il Governo per i 600 euro

Plaude invece l’Ordine dei giornalisti della Lombardia che in una nota riconosce che sono state “comprese la gravità del momento e le difficoltà di migliaia di colleghi, è passato il principio che  i freelance devono essere aiutati“.
Il riferimento è al “Reddito di ultima istanza” (articolo 44 DL 18/2020) che consente ai professionisti (e i pubblicisti) iscritti all’Inpgi2 che dimostrino di aver ridotto, sospeso o cessato l’attività o i rapporti di lavoro (commesse/committenti) per effetto delle misure di contenimento dell’epidemia adottate dal governo (calo del fatturato/compensi, interruzione o mancato rinnovo di collaborazioni etc) di accedere al Fondo per il reddito di ultima istanza (copertura di 300 milioni per il 2020).

Misura straordinaria ma replicabile

Una misura straordinaria legata agli effetti del primo decreto Coronavirus (che allo stato è efficace fino al 3 aprile prossimo) ma che se verranno reiterate le misure di restrizione, è ragionevole attendersi che verrà replicata.
Sul piano economico, la quota di sostegno probabilmente verrà equiparata a quella del Fondo per gli autonomi (600 euro una tantum) ma sarà un decreto del Ministro del Lavoro e del Mef a definire i criteri e le modalità per l’erogazione, a cominciare dall’ente a cui rivolgersi per presentare la richiesta. (E.G. per NL)

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