Qualche settimana fa, nell’ambito di un’analisi delle attività di engagement delle emittenti radiofoniche, abbiamo dedicato attenzione al preoccupante calo di pubblicazioni su Facebook (dell’11% tra le dieci radio più seguite) e, soprattutto al livello bassissimo delle attività di moderazione web registrate dal report di Social Radio Lab.
Siti abbandonati
Il report di SRL, realizzato in collaborazione con la piattaforma di social listening Talkwalker (che monitora un panel di 27 radio nazionali e locali su Facebook, Twitter, YouTube e Instagram) aveva ispirato su queste pagine un forte dibattito sulle conseguenze della deleteria tendenza delle radio e delle televisioni di abbandonare i propri siti internet a favore dei social media.
Errate strategie
Mentre inizialmente Facebook e a seguire gli altri social media erano meri satelliti dei siti delle stazioni radiotelevisive, con il corretto intento di portare gli utenti dai social alle pagine web delle emittenti, progressivamente si era assistito al fenomeno contrario.
I siti delle emittenti erano infatti gradualmente divenuti statici, col compito residuale di ospitare il player dello streaming o al più i podcast, mentre l’attività contenutistica si era via via spostata sui social network.
Primo alert
Il primo segnale che qualcosa non funzionava si ebbe col nuovo algoritmo di FB, che fece saltare ogni logica editoriale e commerciale fondata sull’utilizzo del social media come megafono delle attività radiotelevisive.
Secondo alert
Il secondo fu la consapevolezza che i contenuti venivano letteralmente regalati ai social media che, a costo zero, li monetizzavano.
Il report di SRL ha quindi portato in evidenza il cambiamento di tendenza, che vede oggi le emittenti più reattive riappropriarsi dei propri contenuti, con l’intento di costruire a casa propria, valorizzando la propria piattaforma.
Piattaforme captive
Ecco, in quest’ottica il calo delle interazioni social certificato da SRL potrebbe essere letto (almeno in alcuni casi) in chiave positiva: la coscienza della necessità di sviluppare piattaforme proprie.