Ci sono gli effetti di un assioma che stanno impegnando gli analisti della radio e tv 4.0: quelli del ricevitore multipiattaforma.
E’ un dato di fatto che presto, in casa e sulle auto, riceveremo la radio senza conoscere la piattaforma che, in quel particolare momento ed in quelle specifiche condizioni, la sta veicolando.
Nulla di stravolgente: già oggi con le autoradio, salvo che non interroghiamo il ricevitore, non sappiamo quale è la frequenza FM attraverso la quale stiamo ricevendo il programma radiofonico (ovviamente in presenza di una stazione con più impianti FM sovrapposti sul territorio).
Il problema, che con la hybrid radio FM/DAB+/IP si pone prevalentemente in auto, è quello di sincronizzare piattaforme che hanno differenze di velocità nel trasferimento o nella trasmissione di dati (per cui il medesimo contenuto IP, FM o DAB+ arriva in momenti leggermente diversi all’utente, determinando disallineamenti che renderebbero l’ascolto insostenibile in presenza di continui switch).
Si stanno pertanto studiando soluzioni basate, come è intuitivo, sul buffer, che, tuttavia, sono ancora critiche, stante il necessario impiego di maggiore capacità trasmissiva allo scopo. Ma, si sa, i problemi tecnici si risolvono sempre.
Quello che allo stato è invece più complessa è la gestione in multipiattaforma dei canali tv, segnatamente in termini di rintracciabilità del medesimo canale su vettori diversi (problema che per la radio sarà risolto attraverso gli aggregatori per il dashboard).
Se infatti il must è la semplicità d’impiego, un nodo da sciogliere è quello del logical channel number multipiattaforma. Non è infatti pensabile che in futuro l’utente debba memorizzare tre diversi LCN per il medesimo canale: uno per il DTT, uno per il sat e l’altro per l’IP.
Abbiamo più volte scritto che nel 2022, in Italia, il 100% delle tv sarà smart, anche se ciò non significa che il 100% degli italiani sarà in grado di ricevere i canali via IP, considerato che, per funzionare, una tv smart deve essere connessa ad una rete sufficientemente prestante quanto a banda. Ma è scontato che, entro i successivi 5/8 anni tutto il territorio (anche urbano residuale) sarà servito da connessioni IP idonee, tanto che la fine assoluta della tv via etere viene convenzionalmente stimata nel 2030 (nel senso che, per allora, così come per FM e DAB+, sarà antieconomico tenere attivi trasmettitori UHF/VHF per quel fine, ammesso che nel frattempo i residui canali tv non siano stati fagocitati dallo sviluppo progressivo della banda larga).
Il patrimonio di un fornitore di contenuti è la fidelizzazione dell’utenza, che passa dalla rintracciabilità del suo contenuto, che deve necessariamente rimanere costante. Il logical channel number soddisfa proprio questa necessità e il posizionamento sul telecomando rimarrà con ogni probabilità un elemento dirimente anche per la smart tv. E’ infatti improbabile la diffusione, ancorché certamente possibile, della ricerca vocale o per logo: l’utenza per lungo tempo preferirà la ricerca numerica.
Per questo motivo ci si chiede come mantenere su IP il medesimo LCN del DTT, considerato che l’apporto della tv sat (Sky, Tivùsat, ecc.) è marginale e quindi l’impiego di numerazioni differenti in tal caso, anche se fastidioso, non è poi così rilevante.
Nel merito tecnico, ci si domanda come sia possibile conseguire via IP il recupero dello stesso LCN in regioni diversi, secondo quello schema che in DTT è consentito dalla portata diffusiva dei multiplexer, con aree di sovrapposizione più o meno estese in zone di confine.
Tra le varie idee in approfondimento, quella che sembra più idonea a raggiungere facilmente lo scopo è il geoblocking (già assunto a recente considerazione anche per altri motivi), cioè l’accesso a determinati contenuti Internet limitato in base alla posizione geografica dell’utente. In uno schema di geoblocco, la posizione dell’utente viene calcolata utilizzando tecniche di geolocalizzazione, come il controllo dell’indirizzo IP dell’utente rispetto a una lista nera ed una bianca; il risultato di questo controllo viene utilizzato per determinare se il sistema approverà o negherà l’accesso al contenuto. Il termine è più comunemente associato al suo utilizzo per limitare l’accesso a contenuti multimediali premium su Internet, come film e programmi televisivi, principalmente per motivi di copyright e licenza.
Il geoblocking oltre confine è già oggetto di impiego e quindi nulla vieta che possa essere riproposto su scala regionale per consentire il reimpiego del medesimo LCN DTT locale (per esempio i canali regionali da 10 a 19) su IP, anche con maggiore precisione per le aree di confine. (M.L. per NL)