RaiPlay al centro degli interessi di RAI, che punta a diventare l’OTT italiano dello streaming video on demand. Lato Radio slitta però ancora la partenza dell’aggregatore PER (nuova denominazione del progetto Radioplayer Italia).
La piattaforma OTT RaiPlay “è il supermedium che si sta creando in RAI”, spiega Carlo Freccero, direttore di Rai Due.
“RaiPlay ha 12 milioni di utenti registrati e 12,5 milioni di app scaricate. Dal prossimo autunno miriamo a diventare la prima offerta OTT in Italia”, osserva Elena Capparelli, direttore di RAI Digital. “Ci saranno contenuti originali trasmessi solo su RaiPlay (film, fiction, speciali, documentari)”, puntualizza la dirigente.
La linea industriale introdotta dall’amministratore delegato Fabrizio Salini prende quindi atto dei profondi cambiamenti intervenuti nella fruizione televisiva (ma anche radiofonica) nella direzione dei servizi di streaming video on demand.
Bisogna invece ancora attendere per l’app aggregatrice dei flussi streaming radiofonici delle emittenti che fanno riferimento alla società PER (Player Editori Radio). L’app non sarà infatti distribuita prima di Natale, ha fatto sapere Roberto Sergio, direttore delle reti radiofoniche RAI.
Nell’aggregatore PER, a differenza di altri collettori come FM World, Replaio, TuneIn e MyTuner, saranno presenti però solo le emittenti che hanno una diffusione anche sul terrestre (FM/DAB+).
L’obiettivo dichiarato è quello di presidiare senza mediazioni terze una piattaforma che in futuro avrà sempre più rilevanza. L’aggregatore captive mire infatti ad interagire direttamente con smart speaker (Google ed Amazon hanno in programma una promozione massiccia degli altoparlanti intelligenti Home ed Echo in Italia per il 2020), smart tv e, ovviamente, connected car.
“La Radio deve diventare tutta digitale, stiamo spingendo sui nuovi studi digitali ed in versione radio-tv sia a Roma che a Milano, Napoli e Torino”, ha dichiarato sul punto Sergio.
Quanto al fenomeno del momento, la visual radio (e in generale l’ibridazione radiotelevisiva), il direttore di Radio RAI conferma l’interesse, ma non sul DTT, dove sono presenti quasi tutti i competitor nazionali che hanno scelto uno sbocco tv, ma su IP (smart tv).
Una scelta che probabilmente è imposta dalla necessità di portare in visual radio tanti canali che sul DTT necessiterebbero di troppa banda. “Ormai RAI Radio ha 12 canali, di cui cinque principali e sette tematici, per i quali stanno per partire i GR verticali e specializzati“, conferma Sergio, ribadendo l’interesse della radiotelevisione pubblica per il brand bouquet.
E sempre in tema di brand bouquet, importanti novità sono attese per settembre per quanto attiene l’app United Music di Radiomediaset, rilasciata il mese scorso ma ancora in fase di rodaggio.
L’obiettivo, anche in questo caso è chiaro: intercettare con la formula del mux variegato di emittenti verticali l’utenza delle connected car. “Chi entra in un’app aggregatrice ha la tendenza a non uscirne, navigando all’interno di essa”, spiega Giulia Cozzi della divisione Radio Tv 4.0 di Consultmedia (struttura di competenze a più livelli collegata a questo periodico). “Ecco perché i colossi americani come iHeart ma anche player europei di spessore come NRJ o la stessa Radiomediaset arricchiscono l’offerta con centinaia di prodotti verticali. Una piattaforma OTT brand bouquet, per definizione, consente di offrire all’utenza tutto ciò di cui necessita senza bisogno di attingere altrove. Il target è catturare l’utente come con una ragnatela e trattenerlo per tutta la durata della sua user experience”, conclude la Cozzi. (E.G. per NL)