Dopo aver letteralmente fagocitato i ricevitori radio stand-alone negli USA (siano essi FM, AM, HD Radio, IP), gli smart speaker sferrano l’attacco alla tv.
Parte Amazon Echo, sul cui modello Echo Show con display integrato ha fatto ingresso YouTube (ma il colosso di Seattle ha in programma di aggiungere ulteriori servizi video al dispositivo).
“Siamo felici di offrire ai clienti la possibilità di guardare un numero sempre maggiore di contenuti video da fonti come Vimeo, YouTube e Dailymotion attraverso il nostro device Echo Show“, ha spiegato Amazon al periodico USA Variety.
In realtà, Amazon (che ha per prima imboccato la strada dello smart speaker con Alexa, di fatto il sostituito più vicino al ricevitore FM tradizionale) aveva lanciato l’Eco Show con YouTube già questa estate, ma Google aveva bloccato l’accesso del dispositivo al servizio video a settembre, in quanto, a dire della società di Mountain View, erano stati violati i termini di servizio (che includono alcune regole sul marchio e sulla funzionalità di base di YouTube).
Per parte propria, Amazon aveva contestato a Google la disattivazione del servizio “senza spiegazioni e notifica agli utenti”.
Il verità, il produttore dello smart speaker Echo Show non ha chiarito quali sarebbero le soluzioni adottate per ovviare alle contestazioni di Google, anche se il problema appare più di natura formale che tecnico. E ciò tanto più che il contrasto tra i due OTT è solo l’ultimo atto di una serie di picche e ripicche. Amazon, per esempio, aveva utilizzato una versione modificata di Android per alcuni dei suoi dispositivi che non includeva le app originali di Google ed aveva cessato la vendita della scheda di streaming Chromecast sul proprio sito web nel 2015.
Ora però, da alcuni segnali, sembra che una maggiore armonia sia tornata tra i due player: Amazon, tanto per citare un caso, ha recentemente aggiunto il supporto per Chromecast alla sua app Amazon Music.
A prescindere dai rapporti di forza tra i due over the top, sta di fatto che la tendenza di Amazon, così come degli ormai numerosi produttori degli smart speaker, sembra sia quella di intaccare il dominio – se non assoluto, quantomeno ancora molto rilevante nell’indoor – del device tv, almeno per quanto riguarda ambienti domestici secondari.
Se infatti la sala e forse le camere da letto rimangono appannaggio incontrastato dei device tv (ormai in tutto il mondo orientato all’uso promiscuo come vettore di contenuti radiofonici visual), in cucina e comunque in ambienti diversi da quelli anzidetti, la trasportabilità dello smart speaker e la sua duttilità (soprattutto quale strumento di telecontrollo di altri dispositivi domestici) depongono per una possibile insidia al televisore.
Secondo i produttori tv, invece, ad essere eventualmente in pericolo sono i tablet, per due ordini di motivi.
Il primo è legato alle dimensioni: la tendenza a considerare ormai “piccolo” un tv di 32 pollici (lo standard è ormai il 40 pollici), lo renderebbe inattaccabile dai device caratterizzati da piccoli display, inadatti alla visione prolungata e rilassata.
Il secondo fattore di presidio che depone a favore della tv ed a svantaggio dei tablet, è che questi ultimi spesso sono impiegati con finalità molto simili a quelle degli smart speaker, senza tuttavia essere predisposti specificatamente per farlo (quindi con maggiori complessità di impiego che li porrebbero in condizioni di svantaggio), avendo scopi più prossimi a quelli del pc portatile o soprattutto dello smartphone.
Resta comunque il fatto che tutti i device impiegati per la fruizione radiotelevisiva sono ormai orientati a fruire dei contenuti dalla piattaforma IP, in luogo di carrier tradizionali via etere. Quantomeno negli USA; per ora. (M.L. per NL)