TuneIn, il più importante aggregatore di flussi streaming radiofonici al mondo (attraverso corsie preferenziali sui dispositivi Android ed iOS, con particolare riferimento agli smart speaker Google Home ed ai sistemi Android Auto ed Apple CarPlay), apre le porte a nuovi inserimenti di stazioni.
Ma lo fa secondo una best practice stringente che, per certi versi, sembra anticipare le imposizioni di prominence in corso di adozione in Europa.
Sintesi
Finalmente TuneIn ha reso di nuovo possibile l’integrazione di nuove emittenti digitali sul suo aggregatore, dopo un blocco (mai chiaramente motivato) protrattosi, salvo rarissime eccezioni, per 6 anni.
Tuttavia, la procedura è complessa e non accessibile per tutti, essendo indispensabile godere di una serie di requisiti per accedere a quello che, di fatto, è un collettore indispensabile per godere di facilitazioni di ascolto su 4 miliardi di dispositivi connessi.
Chi è TuneIn…
TuneIn è il più importante aggregatore al mondo di flussi streaming radiofonici (ma anche di podcast proprietari e di terze parti e di flussi live per eventi sportivi e musicali).
…e perché è così importante esserci
L’aggregatore statunitense non è considerato primario solo per via delle oltre 100.000 stazioni radio catalogate da tutto il mondo e dei quasi 6 mln di episodi di podcast ospitati sulla sua piattaforma, ma anche, e soprattutto, per il fatto che TuneIn intermedia in forma preferenziale la somministrazione di contenuti sui dispostivi Android (2,5 miliardi di apparati) ed iOS (1,5 miliardi).
4 miliardi di fonti potenziali
In sostanza, essere su TuneIn significa essere intercettati più facilmente da un numero incredibilmente elevato di fonti di ascolto digitali.
Sequoia Capital
D’altra parte, tra gli investitori principali di TuneIn figurano soggetti di rilevanza mondiale.
Come Sequoia Capital, una società di venture capital, fondata nel 1972, con sede a Menlo Park in California, che si focalizza principalmente sul settore industriale tecnologico, famosa per aver finanziato società diventate icone dell’high-tech USA, come Apple, Google, Cisco, PayPal e YouTube.
Google Ventures
Ma anche GV Management Company (conosciuta come Google Ventures), divisione di investimenti in capitale di rischio di Alphabet Inc., società che fornisce finanziamenti per l’avviamento, il venture capital e le fasi di crescita alle aziende tecnologiche.
I nuovi entranti
Comprensibile quindi la presenza di forti sinergie con Google ed Apple. “Alla luce del ruolo di intermediazione conseguito da TuneIn, il problema dell’inserimento di nuovi entranti (inteso come emittenti ex novo, ma anche come prodotti verticali declinati da brand esistenti) era diventato serissimo”, spiega Alessio Negretti, giurista dell’Area Strategica di Consultmedia, principale struttura di competenze a più livelli italiana in ambito mediatico.
Stop add
“E ciò in considerazione del fatto che, dal 2018, TuneIn aveva (incomprensibilmente) blindato l’aggregatore impedendo nuove iscrizioni, salvo casi eccezionali decisi discrezionalmente dalla direzione (generalmente stazioni statali) – continua Negretti -.
Google Home
Ora, se è vero che la maggior parte degli smart speaker fa riferimento ad Amazon (200 mln di dispositivi Echo al mondo), governati dall’intelligenza artificiale Alexa, per cui la mediazione di Google ed Apple (e quindi di TuneIn) è irrilevante, rimane importante il numero di audio diffusori intelligenti Google Home in circolazione, con una penetrazione del 24% sul mercato (Amazon detiene il 70%)”.
Android Auto & Apple CarPlay
“Tuttavia, se consideriamo che il luogo d’ascolto preferenziale della radio è l’auto (80% della fruizione), e che sono circa 350 milioni le auto al mondo dotate di sistemi Android Auto (più o meno suddivisi a metà, con una leggera prevalenza di Android Auto su Apple CarPlay, con una progressione di circa 1 milione e mezzo di vetture all’anno solo in Italia), che utilizzano TuneIn come aggregatore preferenziale per la somministrazione di contenuti audio radiofonici attraverso comandi vocali (tema su cui ci siamo soffermati nei giorni scorsi, ndr), ben comprendiamo il ruolo strategico di tale aggregatore.
Esserci e non esserci, questo è il problema
E quindi la differenza tra esserci e non esserci nel suo catalogo“, insiste il giurista di Consultmedia.
Trading Station ID
“Per questo motivo, qualche anno fa, era nato addirittura un mercato di trading di account di TuneIn per subentrare in Station ID esistenti e così bypassare il divieto di nuovi inserimenti. Almeno fino a poche settimane fa, quando a seguito di contatti abbiamo acquisito dal Broadcaster Support la best practice per l’inserimento di nuove stazioni”, informa Negretti.
Inserimenti prioritari…
“Attenzione però: non si tratta di inserimenti indiscriminati, quindi un “liberi tutti”, ma di un ampliamento calcolato e verificato, solo alla presenza di determinati requisiti.
… ma condizionati
Condizioni che, nella sostanza definiscono una forma di prominence con adozione spontanea ed anticipata rispetto alle presumibili imposizioni UE con recepimento da parte dei regolatori nazionali (la nostra Agcom ha da tempo avviato un procedimento sulla questione, ndr)“, sottolinea l’esperto.
Work in progress
“Stiamo monitorando la questione per una trentina di clienti per i quali stiamo seguendo l’integrazione in TuneIn, ma riteniamo che la strada sia ormai tracciata”, conclude Negretti.
La posizione di contrasto dei grandi editori
La questione, peraltro, è sintomatica di quanto fossero non solo infondate ma addirittura controproducenti le posizioni di numerosi editori (pubblici e privati) che avevano contestato a TuneIn un ruolo parassitario nei confronti di questi ultimi, colpevole – a loro dire – di lucrare attraverso la digital adv (essenzialmente preroll e display) sui contenuti.
Controprestazione
Contestazione subito ritrattata nel momento in cui fu chiaro quale fosse (e in che misure fosse) la controprestazione offerta da TuneIn in termini di accessibilità e visibilità.
Approfondimenti
Segue per abbonati al SIT (cliccare qui). (M.R. per NL)