Radio. Trading asset FM: reti nazionali ferme, ma in compenso c’è fervore tra le superstation che nel nord Italia mettono a segno alcuni colpi

asset FM, Milano Turati

Il trading degli asset FM è ormai prevalentemente appannaggio delle superstation.
Perché accade e come si è modificato un fenomeno, storicamente tutto italiano, che aveva toccato il suo apice nel 2008?
Un’analisi della questione cerca di fornire spiegazioni di natura tecnologica, editoriale, economica, finanziaria e strategica.

Le condizioni ideali per il trading di asset FM

Sarà il crollo dei valori delle frequenze, la crisi delle piccole emittenti radiofoniche ed anche il fatto che le reti nazionali hanno da tempo chiuso i rubinetti delle acquisizioni; fatto sta che in molte aree del nord (ed in parte del centro Italia) alcuni gruppi editoriali areali, cui fanno capo alcune superstation, nelle ultime settimane hanno concluso acquisizioni strategiche di asset FM.

Zanella

E’ il caso dell’articolato gruppo editoriale veneto di Roberto Zanella, che, dopo aver acquisito nei mesi scorsi le risorse radioelettriche analogiche in Emilia Romagna di Radio International di Bologna, ha rilevato dall’asta giudiziale del Tribunale di Como lo storico asset FM, le concessioni ed il marchio di Otto FM, stazione diffusa nel nord della Lombardia ed in parte del Piemonte, con l’obiettivo di consolidare la presenza del brand popolare di elevato appeal Radio Birikina. Stazione che, peraltro, negli anni passati era succeduta, attraverso un’operazione rumorosissima, a Gamma Radio sui potentissimi 97,1 MHz da Valcava, facenti servizio su Lombardia e Piemonte.

Prandi

Ma è anche il caso di Gianni Prandi, editore di Radio Bruno, che dopo l’acquisizione dell’esteso asset FM di Lifegate in Lombardia e Piemonte (che rimane presente con alcune frequenze in Lombardia oltre che in DAB e su IP), ha acquisito impianti analogici anche dall’emiliana Radio Pico, in Veneto, dove qualche tempo fa già aveva rilevato la storica Radio Venezia.

Veneto

Ed un’ ulteriore successione importante si è verificata ieri sempre in Veneto, dove, dopo la scomparsa, a 88 anni, del fondatore di Radiopace e Telepace – storiche stazioni veronesi della prima ora (1977, la radio) – don Guido Todeschini, anche Radiopace ha ammainato la bandiera FM (salvo presenze residuali in questo momento non evidenti).

Radiopace

Giornalista di fiducia di papa Giovanni Paolo II (lo ha accompagnato in 140 nazioni curandone i resoconti proprio con Telepace, unica emittente autorizzata a farlo), Todeschini era stato spesso al centro di vicende radiotelevisive, qualche volta anche polemiche, come col contenzioso sindacale emerso con l’articolo TeleBugia de L’Espresso del 2006. Sulle frequenze di Radio Pace è stato annunciato da FM World l’arrivo di Radio Birikina e Piterpan (altra emittente del gruppo di Roberto Zanella)

Perché?

Ma se il futuro è indiscutibilmente digitale e le reti nazionali hanno da tempo chiuso i cordoni della borsa, quale è la ragione di queste operazioni?

Le premesse necessarie

“Si tratta di deal tutt’altro che azzardati, alla compresenza di alcuni elementi di natura economica, tecnica, editoriale e finanziaria”, spiega a NL Giovanni Madaro, economista della società di analisi strategica Media Progress (gruppo Consultmedia).

Orizzonte temporale limitato (µ 8 anni)

Con un orizzonte temporale limitato a circa dieci anni da una successione tecnologica con progressione rampante, le acquisizione di asset FM possono avere ragione strategica ed economica solo a valori compatibili con la necessità di un ammortamento a breve termine (µ 8 anni)“, continua l’economista.

Ammortamento

“Infatti, quando un’azienda acquista un bene strumentale ad un utilizzo pluriennale – come un diffusore analogico, per l’appunto -, il relativo costo sostenuto viene ripartito in funzione del numero di anni per l’acquisto in tante quote quanti sono gli esercizi nei quali la componente asset FM sarà presumibilmente impiegata, secondo la procedura prescritta dal codice civile (art. 2426 c.c.) ai fini della redazione del bilancio d’esercizio”, puntualizza Madaro.

La base di partenza

“Ma non basta: gli asset FM devono essere strumentali al potenziamento di un prodotto esistente ed una presenza nell’etere non del tutto inedita, essendo incompatibili – proprio per la loro contingente presumibile durata fisiologica – con iniziative start-up. Quasi sempre, quindi, si tratta di potenziamenti in aree già presidiate marginalmente con asset FM minori, oppure con vettori digitali via etere (DAB e, soprattutto, DTT), che hanno già permesso di misurare il potenziale del prodotto sui piani editoriali e commerciali. Per questo le acquisizioni da parte di network nazionali sono ormai al lumicino“, sottolinea Madaro.

Il ritorno

“Stanti tali premesse, il ritorno di pubblicità nazionale ed areale (che hanno tempi di reazione estremamente più rapidi della locale, considerato che si fondano essenzialmente sul volume d’ascolto) e la promettente gestione di eventi esterni può generalmente coprire finanziariamente le operazioni, considerato che il metodo di rilevazione dell’ascolto CATI più facilmente premia l’affermazione di prodotti di successo esistenti (caratterizzati da brand consolidati) su aree già presidiate, piuttosto che la colonizzazione di territori vergini per il marchio/palinsesto (che necessitano di tempi di affermazione più lunghi)”, chiosa il ceo di Media Progress.

Push & pull strategy

In realtà vi è un’altra motivazione per le acquisizioni di asset FM a valori economici in caduta: la push & pull strategy applicata alla migrazione tecnologica. In ambito radiofonico vi è, in questo irripetibile momento di transizione vettoriale ed adeguamento socio-tecnologico, la necessità di traghettare gli ascoltatori dalla piattaforma analogica (FM) a quella digitale eterogenea (DAB, IP, con a latere il DTT), obiettivo più facilmente attuabile attraverso una strategia di switch-over.

Supply chain

Essendo l’affermazione del digitale un evento ineludibile (ancorché non calendarizzato attraverso uno switch-off) una strategia di supply chain basata sul push (la sollecitazione al passaggio vettoriale) sarebbe di per sé sufficiente posta la bassa incertezza, poiché la previsione fornirà una buona indicazione su cosa accadrà.

Aggregazione

D’altra parte, una strategia di supply chain ancorata ad un approccio pull è solitamente consigliata per scenari con elevata incertezza e bassa importanza delle economie di scala. Il che significa che l’aggregazione non riduce i costi e, quindi, l’impresa radiofonica sarebbe disposta a gestire la supply chain in base alle fasi progressive di migrazione tecnologica (da FM a digitale).

Strategia ibrida

Di qui l’opportunità di adottare una strategia ibrida push-pull, solitamente suggerita per scenari la cui incertezza di affermazione è elevata, mentre le economie di scala sono importanti per ridurre i costi di gestione.

Fase di distribuzione

Nel caso di specie, essendo il prodotto esistente, i costi di gestione per l’affermazione attraverso i nuovi asset FM gravano esclusivamente sulla fase di distribuzione”, conclude Madaro. (E.G. per NL)

foto antenne di Floriano Fornasiero

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