Roberto Sergio (direttore Radio RAI) su dati TER: C’è chi dice che la perdita dell’ascolto radio sia ben superiore al milione? In parte sono d’accordo ed è per fugare dubbi del genere che chiediamo un upgrade del metodo di ricerca TER. I comunicati post TER dove tutti vincono? La platea della radio in generale si è ridimensionata e la torta è più piccola, ma la nostra fetta è più grande.
OTT e Radio: si possono mettere contenuti su piattaforme terze. Ma bisogna essere così bravi da creare un meccanismo di ritorno del traffico verso le piattaforme proprietarie.
Evidenziare il positivo fa parte della natura umana e nel business è un po’ una regola. Questa volta però credo che ci sia un dato di fatto molto chiaro: la platea della radio in generale si è ridimensionata
(Newslinet) – Ad ogni tornata TER tutti gli editori si proclamano soddisfatti. Perché c’è sempre un dato positivo che si può enfatizzare all’infinito. Questa tendenza non svilisce la credibilità, se non del mezzo, almeno dei suoi protagonisti? Commentare sempre e comunque non è infatti un dogma…
(Roberto Sergio ) – Evidenziare il positivo fa parte della natura umana e nel business è un po’ una regola. Questa volta però credo che ci sia un dato di fatto molto chiaro: la platea della radio in generale si è ridimensionata. Quindi, se si valutano gli ascolti medi, tutti gli editori sono in perdita. All’interno di questo mercato, più piccolo dell’anno precedente, andiamo allora a misurare le share e vediamo chi vince e chi perde. Questo è il ragionamento che abbiamo fatto in Rai, andando a scoprire che i nostri canali nel complesso hanno aumentato la propria share, senza nascondere ad esempio che invece Isoradio – per ovvie ragioni – ha diminuito la propria share. Come dire, la torta è più piccola, ma la nostra fetta è più grande. Credo che questo sia l’unico parametro oggi valutabile.
Eravamo ovviamente convinti del nostro lavoro, ma sinceramente il 4% in più di Radio 1 e Radio 2 e il quasi 10% in più di Radio 3 sono andati oltre le aspettative
(NL) – Nel caso di RAI le cose sono andate bene. Ma, onestamente, meglio o peggio del previsto, considerate le premesse?
(RS) – Ci aspettavamo il calo della platea complessiva perché gli indicatori che avevamo avuto erano in questa direzione. Forse invece non immaginavamo una crescita così ampia delle nostre share, in particolare quella di Radio 3. Eravamo ovviamente convinti del nostro lavoro, ma sinceramente il 4% in più di Radio 1 e Radio 2 e il quasi 10% in più di Radio 3 sono andati oltre le aspettative.
Dalle nostre indagini poi riusciamo ad avere altri dettagli che con Ter non abbiamo
(NL) – I dati TER sono coerenti con gli indicatori delle indagini autonome RAI?
(RS) – Lo sono come linea di tendenza. Dalle nostre indagini poi riusciamo ad avere altri dettagli che con Ter non abbiamo, con indicazioni sui singoli programmi, e soprattutto con un tempismo migliore.
In parte d’accordo con chi dice che un (solo) milione di ascoltatori in meno appare un po’ difficile da credere…
(NL) – Secondo alcuni osservatori, la perdita di un (solo) milione di ascoltatori in un periodo in cui la mobilità (dove risiede l’80% dell’ascolto radiofonico) si è fortemente ridotta appare un po’ difficile da credere…
(RS) – In parte sono d’accordo. Ed è il motivo per cui continuiamo a chiedere un upgrade del metodo di ricerca Ter, proprio per fugare dubbi del genere. D’altra parte, mi sembra di poter dire che, ridotto l’uso dell’autoradio, le persone hanno continuato a sentire le loro stazioni preferite con gli altri device. E questo è un ottimo segnale.
Spostamento del pubblico sulle piattaforme digitali e affermarsi di nuovi modelli sono stimoli per un ammodernamento della ricerca
(NL) – Anche nel 2021 TER continuerà a fondare la rilevazione dell’ascolto radiofonico sul metodo CATI. Vox clamantis in deserto quella di RAI sulla necessità del meter, all’evidenza….
(RS) – Il 2020 è stato ovviamente un anno di stallo per tanti temi. Rai Radio ha riconfermato le proprie posizioni sulla metodologia di indagine, che ribadiremo nell’anno in corso. Credo che le modifiche nelle abitudini di ascolto che si sono manifestate nel 2020, lo spostamento sempre più pesante del pubblico sulle piattaforme digitali e infine l’affermarsi di nuovi modelli come il podcasting siano oggi ulteriori stimoli per andare verso un ammodernamento della ricerca. E credo che questo sia ormai sotto gli occhi di tutti.
Si possono mettere contenuti su piattaforme terze; ma bisogna essere così bravi da creare un meccanismo di ritorno del traffico verso le piattaforme proprietarie
(NL) – Alla luce delle recenti polemiche sulla posizione dominante degli OTT del web si discute molto della necessità di rendere centrale il sito web di una radio rispetto a social e terze parti. Se non altro per evitare di regalare contenuti….
(RS) – Il sito è la casa digitale ufficiale di ogni radio. Non c’è dubbio che debba essere centrale. Non credo però che la soluzione sia puntare tutto sui siti e tralasciare tutto il resto. Noi siamo editori: facciamo contenuti con l’obiettivo che vengano ascoltati e graditi dal maggior numero di persone possibile. Quindi, anche le piattaforme parallele al sito ufficiale sono da sfruttare. Piuttosto c’è un tema di coordinamento e di rimando continuo. Si possono mettere contenuti su piattaforme terze; ma bisogna essere così bravi da creare un meccanismo di ritorno del traffico verso le piattaforme proprietarie. E’ un lavoro faticoso e continuativo, per il quale servono figure professionali e una strategia di base molto solida. (E.G. per NL)