Da qualche anno le case degli Stati uniti si stanno popolando di smart speaker, cioè di quegli audio device intelligenti, connessi alla rete wi-fi e connettibili ad altri oggetti domestici, dotati di un assistente virtuale in grado di interagire con l’utente per mezzo di comandi vocali.
Si tratta essenzialmente di casse audio, ma la loro funzione va ben oltre la semplice riproduzione musicale, visto che fungono da ricevitori radio (IP e in qualche caso FM, AM, DAB+, DRM, HD Radio, visto che il 45% degli aquirenti li sceglie proprio per ovviare alla progressiva scomparsa delle radio tradizionali), possono controllare altri oggetti connessi o far concludere acquisti online.Ne esistono di molti tipi e forme, prodotti da note case in competizione tra loro: il primo è stato Amazon Echo del 2014; poi è comparso Google Home, seguito da Homepod di Apple, mentre Microsoft cerca di sviluppare al meglio la propria assistente virtuale Cortana e renderla indipendente da un singolo device (obiettivo della casa produttrice di computer è rendere il pc il fulcro delel connessioni domotiche).
Gli smart speaker non sono ancora approdati in Italia (il primo ad arrivare, forse nel 2018, potrebbe essere Google Home) mentre negli Stati Uniti – dove il 7% della popolazione possiede già un Amazon Alexa o un Google Home o entrambi – sono già oggetto di ricerche di mercato, come lo “Smart audio report” messo a punto da NPR e Edison Research.Lo studio è stato condotto su 1620 americani maggiori di 18 anni; dalle risposte degli 800 individui possessori di smart speaker facenti parte del campione è risultato che la funzione più usata di questi device è quella di ricerca di informazioni (specialmente meteo o news) con la comodità del comando vocale (senza perciò bisogno di scrivere nulla, magari accendendo un laptop) seguita dalla riproduzione musicale tramite servizi di streaming.
I possessori intervistati usano in maniera intensiva gli speaker; ciò vale soprattutto per i giovani al di sotto dei 35 anni, ma molti adulti che vivono in famiglie con uno o più figli hanno affermato di utilizzare frequentemente lo speaker perché questo semplificherebbe le loro vite.
Tra i dati più interessanti, quelli sulle spese effettuate online: il 28% dei possessori di smart speaker si è determinato alla sottoscrizione di un abbonamento ad una piattaforma di musica in streaming proprio a causa dell’acquisto dello speaker; il 57% ha effettuato un acquisto online tramite il device e inoltre, il 31% ha ammesso che il possesso dello speaker ha fatto incrementare gli acquisti su internet.
Lo Smart Audio Report riporta dettagliatamente il comportamento di chi acquista online tramite smart speaker: il 65% ha aggiunto un prodotto al carrello acquisti per riguardarlo successivamente (tramite altro device, magari con schermo); il 58% ha comprato qualcosa che non aveva mai acquistato prima; il 49% ha ordinato oggetti già acquistati in precedenza. La spesa media per singolo acquisto è compresa tra i 50 e i 99 dollari nel 30% degli acquisti, mentre è dai 100 ai 200 dollari nel 24% dei casi.
Se questi comportamenti si dovessero replicare su ampia scala una volta che gli speaker si saranno diffusi nei vari mercati, l’impatto sul mondo pubblicitario sarebbe notevole, come ha già intuito il CEO di Pandora Naveen Chopra che pensa all’introduzione di smart speaker nelle automobili per consentire agli autisti di interagire con i device con l’unico mezzo a disposizione alla guida (la voce) e approfondire le informazioni di interesse. (V.D. per NL)