Il meccanismo dei talent dal mondo della musica è presto approdato anche a quello della radio.
Da alcuni anni alcune emittenti nazionali hanno ideato dei format alla ricerca di talenti da scoprire, chi con esibizioni mordi e fuggi, chi con trasmissioni più strutturate, diventate veri e propri show televisivi.
Lo ha fatto Radio Dee Jay con ”Un giorno da Dee Jay”, Radio 105 con ”I’m loving Expo” trasmissione ideata in contemporanea con l’evento a Milano e persino la RAI in uno spazio ospitato all’interno del ”Ruggito del coniglio”.
Più consolidato quello di RDS sia per Speaker Factory collegato alla sorellina minore romana e soprattutto con ”RDS Academy”, prima esclusiva Sky ed adesso arrivato anche sul digitale terrestre grazie a Real Time.
Da annoverare, infine, anche se ai margini della categoria, l’esperimento di m2o, “m2U”, dedicato alle voci delle radio universitarie.
Di base nella logica dei talent c’è spesso il consueto provino di 60 secondi da caricare sul sito in base al quale si viene promossi o bocciati, si va avanti o si resta al palo. I più fortunati, quelli maggiormente avvezzi a questo tipo di performance, ipoteticamente anche i migliori almeno in questa prova, vanno avanti ed accedono alle fasi successive mentre gli altri rimangono al palo.
Quanto poi ci sia di vero in un dimostrativo realizzato magari mille volte sino allo sfinimento per cercare di renderlo perfetto è ovviamente opinabile, ma questo è richiesto e quindi rimane l’unica possibilità per sperare che un sogno diventi anche un lavoro, alla fine solo chi arriva primo vince un contratto annuale all’interno dell’emittente organizzatrice.
In mezzo ci sono innumerevoli selezioni, viaggi il più delle volte a spese proprie e sovente, come capita in questo genere di manifestazioni, si è stato esclusi dopo altri 100 secondi di demo, ma allora tanto valeva lasciarli a casa sin dall’inizio.
E invece ”the show must goes on” perché di radiofonico non c’è poi tantissimo per questi ragazzi che si sentono scartati dopo un paio di respiri senza neanche capire perché, come se quel tanto o poco che hanno fatto prima non valesse nulla in ogni caso e come se 10 anni di esperienza o la prima volta davanti ad un microfono siano la stessa cosa.
Le caratteristiche più importanti rischiano di essere come si viene davanti alla telecamera o cosa si dice fuori onda o al confessionale, se hai una faccia simpatica per Cruciani o se azzecchi una e aperta o chiusa con la Pettinelli o se rientri nell’ idea di speaker di Maffucci. Una sorta di grande fratello, molto reality e poco radio. Quando invece il primo insegnamento, più importante di dizione, impostazione vocale, tempi radiofonici dovrebbe essere la meritocrazia.
Si va avanti per piccoli passi graduali e con un po’ di sana gavetta che non ha mai fatto male a nessuno, anzi.
Perché poi se il più ”bravo” in questa gara è magari solo il più telegenico, spavaldo, spiritoso, per carità pure con una bella voce ma senza un briciolo di esperienza passata o solo con qualche ora settimanale fatta in qualche piccola realtà senza nessuno che gli abbia mai dato un briciolo di consiglio, che si fa? Lo si catapulta in 24 ore su un network? Solo perché ha vinto?
Siamo sicuri che questo sia il suo bene, il modo migliore per tutelarlo ed anche un ottimo acquisto per la radio, che si potrebbe ritrovare una persona non in grado di gestire l’inevitabile tensione di un salto nel vuoto cosi grande?
Nel tanto vituperato calcio, lo sport forse maggiormente asservito al denaro ed alle esigenze televisive, bisogna comunque riconoscere alle società che probabilmente anche per tutelare i loro interessi economici danno ai ragazzi il tempo di crescere nelle giovanili, di allenarsi accanto ai grandi, di farsi le ossa in qualche realtà minore per poi arrivare in prima squadra, si spera ormai pronti.
Lo stesso potrebbero fare anche i network realizzando stage frequenti nelle scuole, nelle università, aperti a tutti, in diverse parti d’Italia.
Sarebbe in ogni caso un’ottima manovra pubblicitaria e permetterebbe di raggiungere un pubblico molto più vasto che per vari motivi non può o non vuole partecipare a concorsi.Semplici occasioni di incontro, di condivisione di consigli ed esperienze senza vincitori ne vinti, senza “per me sei bravo e sei dentro ed invece tu sei scarso e sei fuori”, senza danni emotivi da causare a nessuno, ma solo un’occasione di crescita per tutti e visto che ci si lamenta tanto dell’allontanamento dei giovani dalla radio, probabilmente raggiungerli tra i banchi e trasmettere passione ed insegnamenti sarebbe una via per spingerli a tornare a sintonizzarsi.
In via futuribile ma pur sempre praticabile, alcune radio locali individuate con cura potrebbero diventare base per questo genere di operazioni per eventuali prove pratiche o laboratori creando gemellaggi tra regionali e nazionali che non ci sono ad ora mai stati. Non si è ancora capito che la scomparsa dei più piccoli presto non genererà alcun vivaio possibile perché se non si ha la possibilità di farsi le ossa da qualche parte quanto prima non ci saranno più voci nuove certo ed non ci si può inventare Dee Jay in 1 minuto e per giunta da soli.
Non sono idee dai costi insostenibili, anzi probabilmente pure inferiori a cose già fatte con minore impatto mediatico.
Magari da queste iniziative non verrebbero fuori nuovi Marco Galli ma soltanto tanti utili ed entusiasti neo ascoltatori, ma poi siamo cosi sicuri che i network abbiano bisogno di scoprire emergenti?
Che fine fanno i migliaia di provini che ricevono ogni anno e che magari giacciono coperti di polvere sulla scrivania o nello spazio “posta eliminata” del computer, come file mai aperti.
Potrebbe essere più produttivo ascoltarli con attenzione e monitorare i più idonei richiedendo l’invio di altri audio o ascoltandoli, a loro insaputa, via streaming.
Verosimilmente un artista nel suo habitat più consono, senza sapere di essere esaminato, potrebbe realmente esprimere il suo lato migliore che mai verrebbe fuori altrimenti.
Giusto per par condicio, giusto per parlare anche di meno giovani perché la qualità non la si perde con gli anni, anzi la si affina ancora di più, ci sarebbe anche da riflettere sui tanti professionisti dal curriculum di altissimo livello improvvisamente scomparsi dai palinsesti a scapito di veline, youtuber, personaggi televisivi in molti casi autentici pesci fuor d’acqua.
Auspicando che nelle radio di domani, qualunque sarà il mezzo di trasmissione, ci sia più talento e meno talent. (U.F. per NL)