Radio. Switch-off svizzero, Jürg Bachmann: da rappresentante delle radio private ho sempre sostenuto questi scenari. Ed ho ringraziato la SSR

Jürg Bachmann

Jürg Bachmann (ceo e liquidatore di Radio L, la radio pubblica del Liechtenstein, già presidente dell’associazione delle radio private svizzere): lo switch-off elvetico rappresenta una lezione per l’Italia. Per i vostri editori, che potrebbero affrontare una transizione FM/DAB+IP volontaria, il modello svizzero mostra che l’ascolto della radio è ancora forte, specie in auto.
Il DAB+ si rivelerà come una tecnologia di transizione, mai non più di questo. I progetti altisonanti che volevano che il DAB+ potesse un giorno diventare importante come la FM, sono svaniti definitivamente.
Oggi, guardando alle abitudini degli ascoltatori ed allo sviluppo dei ricevitori per radio, ogni tendenza va verso la radio digitale IP.
Il successo di una radio, sempre più, non dipende dalla tecnologia, ma dalla qualità e riconoscibilità del suo programma (brand).

Sintesi

Newslinet continua l’esame di profondità delle reazioni e delle implicazioni dello switch-off della banda FM da parte della radio pubblica svizzera SSR, passata esclusivamente alla radio digitale (DAB+ e IP), seguendo l’esempio della Norvegia e precedendo di qualche mese Germania e Repubblica Ceca.
L’operazione, fortemente discussa, ha generato commenti discordanti, tra analisi tecniche approfondite ed opinioni superficiali, spesso guidate da interessi di parte o da scarsa consapevolezza tecnica della questione.
Per fare chiarezza, abbiamo raccolto le opinioni di esponenti di spicco della radiofonia elvetica, tra cui Jürg Bachmann, ex presidente dell’associazione delle radio private ed oggi ceo e liquidatore di Radio L, la radio pubblica dello stato del Liechtenstein (recentemente chiusa con una scia di polemiche, tuttora in corso), che ci ha confermato come lo switch-off anticipato della SSR (che non trasmette pubblicità) sia stato di fatto un sacrificio concordato per non danneggiare le radio private, che vivono prevalentemente di inserzioni commerciali.

Punti salienti emersi nel confronto con Jürg Bachmann

Dal confronto con Jürg Bachmann sono emersi i seguenti punti salienti:
1) non è ancora chiaro se la SSR trarrà benefici dallo switch-off anticipato rispetto alle radio private, che spegneranno la FM tra un anno e mezzo;
2) il calo degli ascolti della SSR (-370.000) ha favorito le radio private svizzere (+260.000) e quelle straniere (+75.000), mostrando che la domanda di radio resta forte e che gli ascoltatori sono pronti a cercare alternative;
3) il successo delle radio dipenderà (sempre di più) dalla forza del marchio e dei contenuti, che vanno curati e promossi secondo le nuove logiche;
4) la chiusura di Radio L ha suscitato reazioni emotive negli ascoltatori, dimostrando il forte legame affettivo col mezzo radiofonico;
5) il digital audio broadcasting (DAB) non è un punto di arrivo, ma una fase intermedia destinata a essere superata dallo streaming, sebbene l’imprevedibilità dei costi di rete rappresenti un rischio;
6) in Svizzera, circa 2 milioni di veicoli non supportano il DAB+; difficile pensare ad una integrazione aftermarket;
7) per gli editori italiani, che potrebbero affrontare una transizione volontaria, FM/DAB+IP il modello svizzero mostra che l’ascolto della radio è ancora forte, specie in auto e che il successo non dipende dalla tecnologia, ma dalla qualità e riconoscibilità del programma.

Letteratura sullo switch-off svizzero

In queste settimane si è scritto molto sugli effetti (o presunti tali) dello switch-off FM vs DAB+/IP della SSR, il primo dopo quello della Norvegia di 8 anni fa, quando il mondo era profondamente differente.

Sciocchezze e sensatezze

Abbiamo letto cose sensate, ma anche sciocchezze, spesso dovute ad interessi di parte, ma qualche volta anche ad ignoranza tecnica e, purtroppo non raramente, per mancata volontà di approfondimento (che se può essere in qualche modo giustificabile nell’utente comune, è imperdonabile da parte degli operatori).

Ordine

Per cercare di fare ordine, Newslinet ha ripetutamente dedicato spazio alla vicenda, intervistando personaggi di spicco della radiofonia svizzera (pubblica e privata), che hanno fornito una visione completamente diversa da certe lapidarie sentenze, pronunciate da superficiali analisti (quasi sempre italiani, peraltro).

Torna Jürg Bachmann

Dopo aver approfondito i risultati del primo trimestre 2025 dell’indagine di ascolto ufficiale Mediapulse ed aver ascoltato Nicola Bomio, responsabile area radio di CH Media (il più grande conglomerato mediatico della Svizzera, cui fa capo la storica Radio 24 di Zurigo) e presidente dell’associazione svizzera delle radio private, abbiamo sentito l’autorevole parere del suo predecessore nella carica dell’ente esponenziale della radiofonia commerciale elvetica, Jürg Bachmann, attuale ceo e liquidatore di Radio L, la radio pubblica del Liechtenstein, oggetto di una recente disamina esclusiva di NL sulla sua clamorosa chiusura, risultato tra i pezzi più letti e discussi sui social negli ultimi mesi.

Il prezzo pagato oggi dalla SSR darà ad essa un vantaggio competitivo in futuro?

(Newslinet) – È difficile prevedere se il prezzo pagato dalla radio pubblica svizzera darà ad essa un vantaggio competitivo, quando tra un anno e mezzo anche le radio private dovranno disattivare la FM…
(Jürg Bachmann) – E’ sempre stata una premessa fondamentale del progetto che la migrazione dalla FM al DAB+ non svantaggiasse le radio private. La SSR si è offerta fin dall’inizio di spegnere la propria struttura di trasmissione FM prima delle emittenti private. Prima si parlava di tre settimane, poi di tre mesi. Alla fine, su decisione del Dipartimento Federale, si è arrivati a due anni.

Jürg Bachmann: la SSR si è sacrificata per le private

Da rappresentante delle radio private ho sempre sostenuto questi scenari. E ho ringraziato la SSR per la sua condiscendenza. Dopotutto, le nostre radio private devono finanziarsi in gran parte sul mercato e dipendono quindi dagli introiti pubblicitari e dal buon numero di ascoltatori per il loro benessere economico.

D’accordo con Bomio

Condivido tuttavia l’opinione di Nicola Bomio, secondo cui è ancora difficile prevedere come lo switch-off della FM da parte della radio pubblica influenzerà le radio private. E se esse saranno in grado di beneficiare del primo calo degli ascolti della radio pubblica nel lungo tempo. Come tutti sappiamo, l’ascolto della radio ha molto a che fare con le abitudini. Con voci che ci sono familiari ed elementi di programma che ci piacciono e che aspettiamo quando accendiamo la radio.

Opportunità sicuramente da sfruttare

Se uno perde la stazione che gli era familiare, ci vorrà un po’ di tempo prima che possa trovare nuove abitudini. Questa è l’opportunità che nel momento attuale hanno le radio private. Per quanto ne so, la stanno sfruttando bene. Poi, se ciò si tradurrà proprio in un successo a lungo termine, dipenderà da vari fattori su cui le radio private devono investire in questa fase intermedia. In modo particolare nel loro brand.

Investire nel brand

La forza del proprio marchio gioca un ruolo importante. Per anni ho consigliato alle radio private di investire nella forza del loro marchio (sollecitazione portata avanti da sempre, anche da NL, ndr). Le radio che l’hanno fatto oggi sono intercettate più rapidamente perché gli ascoltatori le cercano. Dopo tutto, la radio fa parte della vita quotidiana di molte persone.

Il caso di Radio L

In Liechtenstein stiamo sperimentando con dolore quanto sia importante un programma radiofonico per gli ascoltatori. Da quando, il 3 aprile, abbiamo dovuto chiudere la stazione radiofonica, riceviamo quotidianamente telefonate e visite di ascoltatori che risentono della mancanza del programma, anche dopo quasi tre settimane.

La radio elemento di famiglia

La radio è quasi un membro di famiglia che viene a mancare. Ci chiedono di riprendere i programmi perché non hanno perso solo una radio, ma anche una casa, quasi una patria. Con tutta l’esperienza che possiedo, non mi sarei mai immaginato questo effetto.

Altro che interesse calante per la radio!

E lo ripeto a tutti quelli che vogliono raccontarmi che le radio soffrono di interesse calante: è vero il contrario! Il rapporto tra il programma radiofonico, le persone che lo realizzano e gli ascoltatori è un rapporto fortemente emotivo. Noi gente di radio lo sottovalutiamo enormemente.

Editori: investite nei programmi e nel brand!

Posso quindi solo incoraggiare i miei colleghi ad investire nei loro programmi e nel loro brand. Sono soldi spesi bene!

Evoluzione del consumo digitale

(NL) – Secondo Bomio, un eventuale recupero degli ascolti dipenderà in gran parte da come si evolverà il consumo di audio digitale nei prossimi anni…
(Jürg Bachmann) – Credo che anche il DAB+ abbia contribuito in modo significativo a rallentare il declino dell’utilizzo della radio. Perché il digital audio broadcasting, oltre alla tecnologia con vantaggi pur discutibili, ha offerto a tutto il settore radiofonico la possibilità di raccontare al suo pubblico la propria forza di mercato. Questo è l’effetto positivo.

DAB+ e IP sinergici per sostituire la FM

Il DAB+ ha forse contribuito anche al fatto che i costi per l’utilizzo dell’IP non siano esplosi per le radio. Vorrei ricordare che i costi di distribuzione per una tecnologia di trasmissione broadcast (one-to-many) sono fissi e calcolabili all’inizio dell’anno. Mentre quelli per una tecnologia di distribuzione one-to-one come lo streaming dipendono dall’uso da parte degli utenti. Sono quindi difficili da prevedere. Il successo penalizza.

Imprevedibilità

In definitiva, questo fattore di imprevedibilità è il grande e fortemente sottovalutato pericolo della distribuzione di programmi radiofonici via Internet.

Esplosione di ascolto in streaming

Faccio un esempio attuale. Negli ultimi due giorni di trasmissione di Radio Liechtenstein, prima della chiusura del 3 aprile 2025, i dati di utilizzo del nostro programma, anche via Internet, sono letteralmente esplosi.

Impatto significativo su ascolti… e costi

Con un impatto significativo e inaspettato non solo sui dati di ascolto, ma anche sui nostri costi di streaming.

DAB+ solo tecnologia di transizione

Nel lungo termine, invece, il DAB+ si rivelerà come una tecnologia di transizione, mai non più di questo. I presunti progetti altisonanti che il DAB+ possa un giorno diventare importante come la FM, sono svaniti definitivamente.

La tendenza è chiara: si va verso l’IP

Oggi, guardando le abitudini degli ascoltatori e dello sviluppo dei ricevitori per radio, tutte le tendenze vanno verso la radio digitale via Internet. Un po’ come l’avevamo previsto nel nostro studio (a cui Newslinet aveva dedicato un ampio approfondimento).

2010 2024 sviluppo delle piattaforme distritutive radiofoniche svizzere - Radio. Switch-off svizzero, Jürg Bachmann: da rappresentante delle radio private ho sempre sostenuto questi scenari. Ed ho ringraziato la SSR

L’evoluzione dell’automotive

(NL) – Il vero collo di bottiglia è l’auto: 2 milioni di veicoli svizzeri non supportano il DAB+. La FM, quantomeno sulle auto di vecchia generazione, garantiva accesso immediato ai programmi. Il DAB+ ne conserva in parte l’immediatezza, ma penalizza chi ha un brand debole o poco riconoscibile…
(Jürg Bachmann) – Sì, è vero. L’uso della radio nelle auto dipende in gran parte da come esse sono equipaggiate. In regioni con molte automobili in circolazione che hanno più di dieci anni, la radio sarà ascoltata di più in FM che su DAB+. Sarà il contrario dove circolano auto più nuove.

Poco pratico l’adattamento DAB+ su auto non predisposte

Potenziare automobili equipaggiate solo con FM innestando dispositivi di ricezione DAB+ non sembra molto pratico. D’altronde, con le nostre radio, siamo tutti attivi in mercati radiofonici altamente competitivi. Se manca la mia radio preferita, la prossima stazione è trovata rapidamente. E se non mi piace la prima, provo con la seconda o la terza. E poi mi fermo con una di esse. E mi fidelizzo.

La ridistribuzione degli ascolti dimostrano che gli ascoltatori vogliono una radio. Se non la trovano, ne cercano un’altra

Comunque, Il dato più rilevante dopo lo spegnimento dell’FM da parte della radio pubblica è la ridistribuzione degli ascolti: -370.000 per la SSR tedesca, +260.000 per le radio commerciali elvetiche e +75.000 per emittenti estere. Ciò dimostra che la radio come mezzo mediatico è molto forte. Gli ascoltatori vogliono una radio. E se perdono un programma ne cercano un altro.

Essenziale investire nel programma e nel suo posizionamento

Per questo, come dicevo prima, l’investimento nel programma e nel suo posizionamento chiaro e riconoscibile è importante. Anzi, essenziale.

Lezione svizzera per gli italiani

(NL) – Il caso svizzero fornisce indicazioni preziose anche per gli editori italiani, in vista di una transizione dalla FM al digitale che sarà probabilmente volontaria…
(Jürg Bachmann) – A parte la mancata sincronizzazione di spegnimento della FM tra la radio pubblica e le radio private, l’indicazione più importante che il caso svizzero offre agli editori radiofonici italiani è che gli ascoltatori amano la radio. Specialmente in auto. E forse anche sui mezzi pubblici utilizzando gli auricolari/cuffie. Non dobbiamo temere che la radio sia facilmente intercambiabile.

Investire nei programmi e nel marchio

Ma dobbiamo investire nella forza dei nostri programmi e del nostro marchio affinché si possa essere pronti per cambiamenti di tecnologia di diffusione. Perché nessuno ascolta una tecnologia, ma un programma ben fatto e posizionato in maniera chiara e comprensibile. (M.L. per NL)

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