Radio. Switch-off FM/DAB+. Perché se ne parla così tanto in questo momento? Cosa ci sta dietro?

switch off fm

Il nostro articolo del 2 giugno riguardante i pro e contro di uno ipotetico switch off dell’FM ha sollevato un bel polverone. Con esso numerosissimi commenti diretti e sui vari canali social. Producendo addirittura un dossier finito su alcuni tavoli istituzionali.

Approfondimento

Alla luce di quanto emerso, abbiamo pertanto ritenuto interessante approfondire alcuni temi, portando in evidenza anche considerazioni espresse da lettori ed esperti che sull’articolo si sono pronunciati.

La situazione italiana

Molti commentatori hanno fatto notare come la situazione dell’Italia sia probabilmente peggiore di quella, assunta a riferimento, dell’UK (causa mancata pianificazione delle frequenze, potenze storicamente eccessive, duplicazione di canali, ecc.).

Riduzione generalizzata della potenza

Quasi tutti gli opinionisti hanno visto in una riduzione generalizzata delle potenze di emissione una soluzione migliore rispetto allo spegnimento tout court dell’FM.

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Ci sta?

Vediamo oggi, con l’aiuto di un noto consulente tecnologico del settore, che si è espresso in maniera netta a fronte della garanzia dell’anonimato, se questa è una misura realistica e quali ne sarebbero i vantaggi 

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Photo by Adrian Balasoiu on Unsplash

Energia elettrica e gas a effetto serra 

Nell’articolo precedente avevamo visto come l’efficienza energetica sia una delle poche vere motivazioni a favore di un ipotetico switch off.

Soglia di attenzione

E in effetti negli ultimi anni la problematica legata alle emissioni di gas serra è stata oggetto di continua attenzione da parte della comunità scientifica, dei singoli cittadini e perfino dei politici professionisti. 

Produzione energia Italia 1950 - Radio. Switch-off FM/DAB+. Perché se ne parla così tanto in questo momento? Cosa ci sta dietro?

La produzione elettrica in Italia

Il consumo di energia elettrica è per l’Italia un’importante componente all’origine di queste emissioni. Basti pensare che nel 2018 il 62,8% della produzione nazionale veniva da centrali termoelettriche. Che bruciano combustibili fossili in gran parte importati dall’estero. 

I francesi pensano all’energia verde e non allo switch off FM

Ben diversa la situazione dai nostri vicini francesi, che, con una produzione al 70% di origine nucleare, si considerano i leader europei nell’energia verde. Lì nessuno parla di switch off e in FM si utilizzano potenze ben più ragionevoli di quelle italiane. 

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La postazione parigina di RadioFG

La questione potenze 

La storia dell’FM nazionale e delle sue potenze esorbitanti non è certo sconosciuta ai lettori di NL. Prendiamo come esempio una delle prime radio private di Milano, Radio City del compianto Zio Dany (Paolo Brasola).

A Milano da 100 W a 10 kW in 10 anni

Se all’esordio erano sufficienti 100W per coprire l’intera città di Milano (estensione 182 KM quadrati) oggi (anzi, spesso dal 1990 o anche prima) impianti analoghi utilizzano 10KW per la stessa area di esercizio. Un aumento di un fattore 100.

A Parigi 4 kW. Ma ERP

In Francia per servire Parigi e i dintorni (circa 10 volte l’estensione di Milano) Radio FG utilizza solo 4KW ERP. Facendo i rapporti, possiamo dunque dire che a parità di superficie servita attualmente in Italia si utilizzano potenze oltre 20 volte superiori a quelle francesi. Con un’energia sei volte più inquinante. 

Teoria 

Il consulente tecnologico di Newslinet ci aiuta a fare il punto. “Le vecchie normative CCIR indicavano come segnale minimo per coprire in stereo un’area abitata pari a 66 dbuV/m, (74 dbuV/m per una grande città). Un impianto fatto bene alla debita altezza con antenna omnidirezionale di medio guadagno (9 dBi, valore rispetto all’isotropa) e potenza all’antenna di 100 W copre un raggio di circa 30 Km con un segnale superiore o uguale al minimo.

1 kW input

Considerando fenomeni di propagazione, ostacoli vari (palazzi o parchi cittadini) bisogna tenere un margine di almeno 10 dB per cui ci vuole 1 KW all’antenna. Prendendo in considerazione le perdite dei cavi e dei filtri serve un trasmettitore da 1,5/2 KW. Se la polarizzazione è mista o circolare per avere meno “buchi” nella ricezione tra i palazzi saliamo a 4 KW (anche causa una maggiore perdita di cavi e ripartizioni).

4 KW per 30 Km

Quindi in assenza di segnali interferenti per coprire un raggio di 30Km ci vogliono dai 2 ai 4KW in base alla polarizzazione”. Quattro KW, proprio la potenza di RadioFG. Anzi meno: nel caso di FG si tratta del dato di ERP, o meglio di PAR max (puissance apparente rayonnée maximale).

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Un Galactron MK16 per mixer

L’efficienza dei trasmettitori 

Nel nostro esempio abbiamo osservato come Zio Dany coprisse Milano con 100 W e che oggi per la stessa area (con la situazione di fatto attuale) starebbe probabilmente erogando circa 10 KW all’antenna.

Quale consumo?

Per calcolare il consumo energetico dobbiamo tener conto della mutata efficienza dei trasmettitori e della linearità dei consumi in funzione della potenza erogata. Ancora il nostro esperto: “Confermo, i consumi sono lineari ma non se abbassi (per dire un 10 KW consuma il doppio di un 5 KW ma un 10 KW abbassato a 5 KW consuma di più di un 5 KW a 5 KW).

Paolo Brasola (Radio City Milano) - Radio. Switch-off FM/DAB+. Perché se ne parla così tanto in questo momento? Cosa ci sta dietro?
Paolo Brasola (Zio Dany)

Efficienza

Per quanto riguarda le efficienze dei consumi oggi si arriva intorno al 70%. Una volta con le valvole si giungeva al 50% (alcune valvole rendevano molto ed i primi transistor rendevano poco, ora gli ultimi rendono molto). Tutti possono fare i calcoli.

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Facciano i calcoli

Proviamo a decifrare: se nel 1975 Zio Dany consumava 200 W (100 W ad efficienza 50%) oggi consumerebbe 14.300 W (10 KW ad efficienza 70%). Se fosse ancora con noi avrebbe forse cercato di creare un precedente, abbassando unilateralmente la potenza al valore ritenuto oggi corretto (4 KW, acquistando un nuovo trasmettitore). La sua emittente consumerebbe 5.700 W (4 KW ad efficienza 70%). Ovvero “solo” 28 volte più che nel 1975. 

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La postazione milanese di RaiWay

Win-Win

Da quanto esposto possiamo affermare che la riduzione generalizzata delle potenze sarebbe più che giustificata, garantendo un importante risparmio energetico (ed economico) con impatti positivi a livello di emissioni.

Una proposta

Il nostro consulente pensa occorrerebbe un riassetto generale: “Per garantire un buon ascolto con i livelli sopracitati senza switch off sarebbe necessario rispettare i 400 KHz di distanziazione tra le stazioni. A questo scopo si potrebbe dedicare una porzione di spettro (tipo dai 104 ai 108 MHz ) alle locali.

Suddivisione

Per i network si potrebbero alternare i canali tra città confinanti. In questo modo si manterrebbero i 400 KHz di separazione e si avrebbe spazio a sufficienza per tutti nelle bande dedicate. Ma vista l’esperienza di decenni pare proprio una proposta utopistica. 

Uno scenario plausibile? 

È uno scenario plausibile? No, ovviamente. La realtà è sempre più complessa della teoria, dovendo tenere in considerazione situazioni di fatto e di diritto consolidate, con stazioni troppo poco distanziate, casi particolari, ecc. In teoria una politica che sapesse guardare avanti dovrebbe affrontare anche (o soprattutto) queste questioni delicate. Ma, volontà e ostacoli giuridici a parte, ne varrebbe la pena? 

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Italiani litigiosi 

“Ma l’ordine non regnerà mai in Italia”, così si conclude la consulenza del nostro esperto. Una specie di rassegnazione che crediamo molto diffusa nel paese.
Ma è giustificata? In Francia la CSA è riuscita a passare da una situazione di anarchia simile a quella italiana ad una di pianificazione ed ordine.

Ma meno dei francesi

E questo in una nazione anche piu litigiosa della nostra, e – come ha dimostrato la recente gestione della pandemia – non necessariamente superiore nella capacita di gestire situazioni critiche. La stessa cosa potrebbe essere almeno tentata dal legislatore, dal regolatore (Agcom) e dall’esecutivo (Ministero dello Sviluppo Economico), in nome di principi ecologisti ormai molto sentiti dalla popolazione. 

Ma ne vale la pena? 

Il dubbio principale riguarda i tempi: tra creazione del consenso a livello politico, studi, proposte, revisioni e – in caso di decisione – successive probabili diatribe legali si rischierebbe di andare oltre i tempi della morte naturale dell’FM. E ciò anche considerato che si tratterebbe di fare in (relativamente) poco tempo quello che non si è voluto o potuto fare in 46 anni. 

Switch off

La risposta alle considerazioni di tanti lettori è forse dunque questa: meglio impegnarsi a risolvere rapidamente la questione delle frequenze DAB per le emittenti locali, favorendo al contempo una distribuzione mista DAB+IP (la più efficiente). E quando sarà il momento seguire la strada indicata da Svizzera e Norvegia. (M.H.B. per NL) 

foto antenne di Floriano Fornasiero

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