Il comunicato ufficiale ancora non c’è, ma l’affare sembrerebbe concluso: la maggioranza delle quote della società che edita la più grande superstation italiana, Radio Subasio (1,6 mln di ascoltatori nel g/m, quindi di fatto una nazionale di terzo livello), sarebbe nelle mani di Mediaset, col fine di consolidare sul mercato la posizione di Radiomediaset.
Una quota di minoranza, forse del 30%, dovrebbe rimanere nelle mani della famiglia Settimi, fondatrice nel ’76 dell’emittente umbra, così come la storica sede di Assisi dovrebbe rimanere quella preferenziale, anche se con ogni probabilità sarà integrata da studi a Milano, sopratutto se l’emittente dovesse evolversi a livello nazionale.
Secondo alcuni osservatori, infatti, volendo, Subasio potrebbe espandersi immediatamente a livello nazionale attingendo al titolo di GBR, il relay/vettore della portoghese Radio Orbital, equiparato a concessione nazionale (e, come tale, convertibile) tenuto nel cassetto dall’epoca dell’acquisizione di R 101 dalla custodia giudiziale del Tribunale di Milano.
Secondo i rumors, il preaccordo sarebbe stato concluso per “alcune decine di milioni di euro”.
Tacitate immediatamente le voci su presunte misure ostative dell’Antitrust, posto che nella realtà giuridica nulla cambia, considerato che sul piano pubblicitario il Biscione è già concessionario per la pubblicità nazionale di Subasio, mentre l’impegno assunto avanti all’Agcm per il nulla osta all’acquisizione di Radio 105 e Virgin (gruppo Finelco) prevedeva il divieto di acquisizioni di altre radio nazionali (fino al 2020). Ma Subasio è appunto una locale e l’eventuale trasformazione in nazionale sarebbe operazione “interna”, cioè sulla scorta di un titolo, quello di GBR, già in pancia e quindi già considerato illo tempore dall’Autorità garante per la concorrenza e il mercato. Quest’ultima, nella sua relazione sull’operazione Mediaset/Finelco, in relazione al titolo di GBR, aveva scritto che esso “potrebbe essere in futuro equiparato a quello di una concessione radiofonica nazionale, che costituisce un asset utilizzabile in futuro per la raccolta pubblicitaria”, al pari di RMC che “nel 2015, ha ottenuto l’equiparazione tra l’autorizzazione alla ripetizione del segnale estero rilasciata alla società stessa nel febbraio del 1994 e le concessioni radiofoniche nazionali, con la conseguente cessazione dell’obbligo di ripetizione dei programmi esteri e il riconoscimento del diritto alla produzione e diffusione di programmi radiofonici propri”. Una galassia di emittenti, quella di Radiomediaset, imponente, anche se per l’Autorità garante della concorrenza e del mercato non costituiva un problema dal lato degli ascolti (il medium nel suo complesso raggiungeva, al momento della valutazione, 34,9 milioni di utenti – dati I° semestre 2015 – pari al 66% della popolazione) quanto sul piano pubblicitario (i ricavi totali 2014 nel mercato della raccolta pubblicitaria radiofonica erano pari a 324.389.598 euro in ambito nazionale e 126.535.921 euro in ambito locale). Di qui il vincolo posto dall’Agcm per dare l’assenso alla concentrazione: “Fino al 31 dicembre 2020 il Gruppo Fininvest non acquisirà alcuna società titolare di titolo abilitativo per la radiodiffusione in ambito nazionale” e “Mediamond S.p.A. e/o altre società appartenenti al Gruppo Fininvest non stipuleranno alcun contratto per la gestione della raccolta pubblicitaria su mezzo radiofonico con emittenti radiofoniche nazionali diverse da quelle per le quali attualmente Mediamond S.p.A. gestisce la raccolta pubblicitaria, né in via esclusiva né in via non esclusiva, per la raccolta e la vendita di pubblicità in Italia per gli anni 2016, 2017, 2018, 2019 e 2020″, tenuto conto dell’impegno di Mediamond e/o delle altre società appartenenti al Gruppo Fininvest a non negoziare i rinnovi dei contratti di concessione con Radio Italia e Kiss Kiss (rispettivamente con scadenza 31/12/2016 e 31/12/2017) e a non concludere nuovi accordi, “né in via esclusiva né in via non esclusiva, per la raccolta e la vendita di pubblicità in Italia per gli anni 2018, 2019 e 2020“. (M.L. per NL)