Un medium più volte apostrofato come un evergreen, che ha attraversato le crisi tecnologiche ed economiche degli ultimi trent’anni ma che stenta a risorge dalle ceneri della terribile flessione della raccolta pubblicitaria consumatasi nell’ultimo triennio.
Nel 2010, infatti, ben facevano sperare i dati consolidati relativi al fatturato nazionale pubblicitario per il comparto radiofonico, che attraeva 400 milioni di euro dai big spender, con un avanzamento rispetto all’anno precedente di oltre il 7,5%. Peccato che, da lì in avanti, siano stati persi circa 100 milioni di euro. In una tragica sequenza di numeri, nel 2011 si registrava una discesa di 7,8 punti percentuali che faceva naufragare negli editori del settore le speranze nella fine della più grave decadenza che dal dopoguerra ad oggi l’Italia abbia mai attraversato. In un colpo solo la raccolta pubblicitaria era tornata a livelli più bassi del 2009. Non meglio i risultati del 2012 erosi di un ulteriore 10,2% per assestarsi a quota 330,5 milioni di euro di ricavi dagli spot; per finire, non fanno da contraltare le stime sull’appena trascorso 2013 che retrocedono sotto la soglia dei 300 milioni (290 milioni per l’esattezza, -10,2% sul 2012) gli introiti sui quali la radio ha potuto far conto. Insomma, una vera e propria caporetto che ha già costretto molte emittenti locali, anche storiche, alla capitolazione; vittime predilette di una terribile congiuntura economica che ha altresì costretto lo Stato a centellinare e ridurre drasticamente le misure di sostegno per tale settore. Ciò nonostante, i dati di ascolto che vengono forniti dalla recente ricerca Radio Monitor di Eurisko vedono la audience per niente sofferente con 34,8 milioni di ascoltatori nel giorno medio per il 2013, forte di un incremento dell’1% rispetto all’anno precedete. Le eccezioni che confermano la regola sono quelle di RTL 102,5 Hit Radio che – in testa alla classifica con 6,9 milioni di affecionados che nel giorno medio si sintonizzano sulla frequenza nazionale – vanta attraverso la concessionaria di pubblicità Openspace per il 2013 un risultato che si calcola registri nel complesso solo una leggera flessione, a fronte di un calo complessivo del comparto pari al 12% e quella del Gruppo Finelco (marchi 105, Virgin e RMC) che porta a consuntivo un ragguardevole +5% del fatturato pubblicitario rispetto al 2012. Tra i grandi nomi che per l’anno appena salutato gli analizzatori prevedono cadute grossomodo in linea con il settore si annoverano RDS, il Gruppo L’Espresso (Radio Deejay, m2o e Radio Capital), Monradio con R101. Fanalino di coda RAI. Nonostante la concessionaria del servizio pubblico venga collocata dagli osservatori in lizza per un miglioramento del risultato 2012 ove il fatturato dell’advertising era caduto del 36% (come si potrebbe fare peggio?), pesa la storica zavorra costituita dalla pletora dei 770 dipendenti impiegati nel comparto radiofonico che drenano il bilancio per 72 milioni di euro l’anno. (S.C. per NL)