Le prime radio libere sono sorte nel 1975, diciamo 1976 se vogliano parlare di un fenomeno di massa.
Ciò significa che, assumendo che i fondatori avessero almeno 20-25 anni, oggi quelli di loro che gestiscono ancora emittenti in attività hanno circa 65-70 anni. Un’età in cui le riflessioni sul passaggio del testimone sono inevitabili.
Accade molto spesso, purtroppo, che i figli degli editori di successo della prima ora non abbiano la medesima passione per il mezzo, oppure non godano di capacità gestionali sufficienti per gestirlo con il medesimo piglio o con la stessa bravura.
L’imprenditore a capo di un’azienda florida è in questi casi chiamato a prendere una decisione difficile: passare (prima o poi) le redini a chi forse non è però in grado di tenerle, tracciando così un destino infausto all’impresa, oppure cederla a chi invece le capacità per condurla col medesimo (o anche superiore) successo le ha, anche se il sangue è differente.
Ma per consentire ad un’azienda di continuare ad operare con soddisfazione economica anche dopo la vita del suo fondatore e deus ex machina, occorre prima di tutto “istituzionalizzarla”.
Nelle scienze socio-economiche, l’istituzionalizzazione è quel processo attraverso il quale specifici valori, determinate pratiche e ben precisi orientamenti si strutturano come costruzioni solide e generalmente accettate.
In una, lo schema imprenditoriale viene assorbito dall’azienda stessa che eredita le “linee guida” del suo fondatore pur prescindendo dalla sua presenza.
Sembra facile, ma non lo è affatto.
Nell’ambito radiotelevisivo i passaggi generazionali di imprese apparentemente robuste ed ormai autonome sono spesso falliti proprio perché esse non erano preventivamente state istituzionalizzate.
Riflettiamo: in Italia quanti modelli radiotelevisivi di spicco sopravvivrebbero al loro editore di riferimento? Spesso radio e televisioni che fatturano anche decine di milioni di euro sono gigantesche ditte individuali esposte al rischio di non passare oltre alla vita del loro titolare che, pur bravo, non ha saputo rendere indipendente da sé la sua creatura di successo. Istituzionalizzarla, appunto.
Il processo di istituzionalizzazione è lungo e doloroso, perché esige la capacità di distaccarsi progressivamente da una parte stessa della propria vita, infondendo all’insegna una linfa vitale autonoma. Ma esige anche che il trasferimento del know-how avvenga non già e non solo nei confronti di manager o comunque soggetti terzi di fiducia del fondatore, ma verso un modello comportamentale che possa evolvere e trasferirsi di continuo, corrompendosi il meno possibile nei vari inevitabili passaggi.
Se un imprenditore radiotelevisivo riuscirà a realizzare un progetto simile avrà la certezza di distaccarsi nella maniera non già meno dolorosa, ma più entusiastica possibile dalla sua creatura. Perché il sogno di ogni editore è proprio che la sua azienda gli sopravviva. (M.L. per NL)