Roma, 2 gen. (Apcom) – “Nei paesi in guerra, come la Somalia, i cronisti che fanno il loro lavoro sono le persone più esposte”: Ernest Sagaga, responsabile della Federazione internazionale dei giornalisti per i Diritti umani e la comunicazione, conferma all’agenzia Misna che Hassan Mayow Hassan è stato il primo reporter assassinato nel 2009.
Corrispondente dell’emittente Radio Shabelle, 36 anni, Hassan è stato ucciso attorno alle 10.30 di ieri mattina nel distretto centrale di Afgoi. La dinamica dell’accaduto non è del tutto chiara: nella zona erano in corso scontri a fuoco tra gruppi armati e l’Unione nazionale dei giornalisti somali sostiene che Hassan è stato giustiziato con due colpi di pistola alla testa.
“In Somalia – dice Sagaga – ai giornalisti è troppo spesso impedito di fare il proprio lavoro: l’Onu e l’Unione Africana devono raddoppiare gli sforzi per garantire protezione ai reporter che lavorano in zone di guerra, come riconosciuto dalla Convenzione di Ginevra sui diritti dell’uomo e dalla risoluzione numero 1738 adottata il 23 dicembre 2006 dal Consiglio di sicurezza”.
Ostaggio di un conflitto civile che prosegue ormai dalla caduta del presidente Siad Barre, nel 1991, la Somalia ha visto i rischi per i giornalisti aumentare in maniera progressiva. Secondo Radio Shabelle, i cronisti uccisi negli ultimi due anni sono almeno dieci. Lunedì scorso l’Unione nazionale dei giornalisti somali ha organizzato a Mogadiscio un corteo per presentare il suo ultimo rapporto. “L’ondata di violenza contro i cronisti e le violazioni di ogni tipo al diritto all’informazione – si sottolinea nel documento – sono state brutali anche quest’anno, in tutte le regioni del paese: nelle città principali, e soprattutto a Mogadiscio, Chisimaio, Baidoa, Bosaso, Galkayo e Hargeisa, ci sono stati assassinii, arresti, aggressioni, sequestri, minacce di morte e intimidazioni sistematiche.