Laura Badiini (social media manager radiofonica): le radio devono togliere centralità ai social che troppo spesso hanno sottratto visibilità ai loro siti web. Questi ultimi si sono trasformati in vetrine o vettori di traffico verso i social attraverso plugin. Errate strategie? Contenuti in forma integrale sui social nella speranza di ottenere like e condivisioni o assenza di obiettivi precisi sono tra i più frequenti. Mai regalare contenuti e utilizzare i social per acquisire autorevolezza: sono i media verso i quali l’utenza ha meno fiducia (dati EBU). Quindi perché puntare su strumenti che gli utenti mettono in dubbio? E’ piuttosto ora di dare spazio a piattaforme proprie a partire dal mobile.
Social media & Radio
Torniamo a parlare della centralità delle piattaforme web di proprietà ad uso radiofonico (ma il discorso è perfettamente ampliabile alle televisioni).
Questa volta insieme a Laura Badiini, social media manager radiofonica, speaker radio, pubblicitaria, content creator e social media strategist per pmi. Da un anno e mezzo formatrice presso The Vortex e specialista in podcast audio strategy.
(Newslinet) – Come stanno cambiando le regole dei social media?
(Laura Badiini) – A causa dei numeri raggiunti da queste piattaforme e dalla quantità di utenti che hanno inglobato, lo scenario non poteva che cambiare. Non sono più meri luoghi dove postare foto, video o scrivere il proprio pensiero. Sono veri e propri strumenti di business.
Badiini: Facebook sta andando nella direzione dell’e-commerce
Basti pensare che Facebook sta andando sempre più nella direzione dell’e-commerce fornendo a chiunque la possibilità di crearsi uno shop ad – apparente – costo zero. Lo scopo di ognuno di essi è quello di tenere il più possibile gli utenti all’interno del proprio ecosistema. Per fare questo hanno profilato al massimo ogni utente per potergli proporre tutti i contenuti (a pagamento e non) che corrispondano ai suoi interessi.
Link verso piattaforme esterne sgraditi e quindi penalizzati
La conseguenza di tutto questo è che se inseriamo un link che porta al di fuori della piattaforma ne viene limitata la visibilità. Per esempio, Facebook, in linea di massima, darà maggiore visibilità a un video caricato direttamente sulla piattaforma piuttosto che a uno preso da Youtube. Sempre rimanendo in tema Facebook, una cosa che ormai tutti avranno notato è che raggiungiamo sempre le stesse persone, anche se abbiamo migliaia di fans.
La percentuale di amici a cui è mostrato un post è inferiore al 2%. Con tendenza alla ulteriore diminuzione
Si stima che la percentuale di fans a cui vengono mostrati i propri contenuti sia inferiore al 2% e tenda a decrescere in base al numero. Più fans abbiamo, più la percentuale diminuirà. L’unico modo per aumentare il raggio di azione è fare campagne ad hoc per accrescere la copertura dei propri post.
Tik Tok (per ora) diverso
Un discorso diverso può essere fatto, invece, per le piattaforme più recenti come Tik Tok dove il livello di crescita è maggiore, perché ha la necessità di raccogliere utenti. E’ anche vero però che non dobbiamo per forza essere presenti dappertutto. Serve valutare se una piattaforma può esserci utile oppure no.
Social sfruttatori? No. Ma vanno seguite le regole
(NL) – E’ ancora possibile, da parte dei media tradizionali (radio, tv, editoria), utilizzare i social senza in realtà essere sfruttati dagli stessi?
(L.B.) – Io non parlerei di sfruttamento. Certo è che quando decidiamo di utilizzare una piattaforma non nostra dobbiamo sempre considerarci ospiti a casa di altri. Possono essere anche i nostri migliori amici, ma dovremo sempre rispettare le loro regole. Regole che accettiamo nel momento in cui decidiamo di iscriverci ad un social o a una piattaforma di streaming video.
Non si può pubblicare tutto ciò che si vuole
E’ quindi logico immaginare che non possiamo pubblicare tutto ciò che vogliamo. Dobbiamo sottostare al controllo dell’algoritmo e alle eventuali segnalazioni degli utenti. Può anche capitare che un contenuto che non viola alcuna normativa possa esser cancellato a causa di segnalazioni e, a questo punto, partono le procedure, spesso lunghe e non sempre fruttuose, per vedere ripubblicato il nostro contenuto.
Bisogna avere chiari i propri obiettivi
Considerando tutto ciò, è ancora possibile usare i social senza essere “sfruttati”. Ma dobbiamo avere ben chiari i nostri obiettivi: scegliere quali piattaforme possono fare al caso nostro e andarle a posizionare nel modo corretto all’interno del nostro funnel di marketing. Con lo scopo di poterle utilizzare come veicolo per raggiungere i nostri obiettivi.
(NL) – Quali sono gli errori tipici commessi dagli editori radio-tv nell’interazione social?
(L.B.) – Quello che manca è avere ben chiaro l’obiettivo da raggiungere e come raggiungerlo. Negli ultimi anni abbiamo visto i social come strumenti che ci aiutavano nella crescita, ora questa visione va in parte cambiata.
Mai regalare i contenuti
Capita ancora spesso di vedere pubblicati contenuti in forma integrale sui social nella speranza di ottenere like e condivisioni. O di vedere utilizzati i social senza un vero e proprio scopo. Non bisogna mai regalare contenuti. Occorre sempre usarli per un fine. Magari come call to action per portare l’utente a compiere l’azione che vogliamo.
Togliere centralità ai social a favore dei propri siti web
(NL) – Alcuni consigli…
(L.B.) – E’ arrivato il momento di togliere la centralità ai social che troppo spesso hanno sottratto visibilità al proprio sito web. Bisogna rivedere le proprie strategie. In alcuni casi il sito web si è trasformato in una vetrina. O, addirittura, è stato utilizzato per portare traffico verso i social installando appositi plugin.
Tra i media i social sono quelli verso i quali il pubblico ha meno fiducia. Occorre prendere atto di ciò
Inoltre dobbiamo ricordarci che di tutti i media quello in cui abbiamo meno fiducia sono social media (dati EBU). Quindi perché puntare proprio su strumenti che gli utenti in primis mettono in dubbio?
Credo sia arrivato il momento di dare ampio spazio al proprio sito web sviluppandolo a partire dall’utente e tassativamente per mobile (visto che ormai tutti navighiamo da smartphone).
Tornano ad essere scaricate le app ed è il momento degli smart speaker. Servono applicazioni e contenuti per questi device
In più, dopo anni in cui le app sembravano aver perso importanza, stiamo ritornando a scaricarle e utilizzarle. Se sviluppate bene, sono ancora più snelle rispetto al browser di navigazione su smartphone. Infine, è il momento degli smart speaker, unico device in crescita, insieme agli smartphones, secondo gli ultimi dati Ipsos del 2020 sul comportamento di ascolto. E’ tempo di concentrarsi sulla produzione di contenuti audio e di skills per smart speaker per poter essere raggiunti anche attraverso questi “nuovi dispositivi”. (E.G. per NL)