Radio. Sistema radiofonico progredisca nel digitale senza abbandonare l’analogico. Podcast Media Monitor del 28/05/2022 con S.Natucci (DAB Italia)

Sergio Natucci (DAB Italia)

Sergio Natucci (DAB Italia): Uno switch off non si fa perché l’attuale sistema costa troppo. La banda 88-108 resterà analogica con una modulazione in frequenza, fino a quando il consumatore non decida diversamente. Il sistema radio deve progredire nel digitale senza abbandonare l’analogico.
L’autorità proceda all’implementazione del piano nazionale indipendentemente dagli accordi internazionali, fermi da anni.
Poca qualità a 32 Kbps?
Un dettaglio per pochi intenditori. Non esiste una gara tra radio e app per il dashboard automobilistico, si tratta di una naturale evoluzione del mondo della comunicazione. 

Intervista a Sergio Natucci (DAB Italia)

Dopo Eugenio La Teana di WorldDAB proseguono le interviste di NL ai massimi responsabili della radio digitale. È la volta di Sergio Natucci, responsabile di DAB Italia fino dai suoi esordi. Come sempre, l’intervista nella sua versione Podcast contiene l’intera conversazione, inclusi alcuni segmenti non riportati in questo articolo.

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DAB Italia oggi

(Newslinet) – Chi sono i soci di DAB Italia?
(Sergio Natucci) – I soci sono otto, Elemedia, Il Sole 24 ore, Monradio, RDS, Radio Maria, Centro di Produzione (Radio Radicale), il tutto corrisponde al 50% dei concessionari nazionali analogici.

I dati GFK

(NL) –  Quale percentuale degli ascoltatori utilizza il DAB, secondo i vostri dati?
(S.N.) – DAB Italia da alcuni anni commissiona a GFK un’indagine sulla fruizione dei servizi DAB. Secondo questi dati posso affermare che l’82% dei possessori di un apparato DAB ascolta la radio attraverso questa piattaforma. Come in generale, anche per il digitale l’ascolto della radio è per il 69% in auto e per 26% in casa.

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Copertura

(NL) – Parliamo di copertura. Quanti anni fa avete iniziato e siete soddisfatti della copertura attuale?
(S.N.) – Club DAB Italia è stata costituita nel 1996, le prime diffusioni sono del 1998, il progetto in forma di servizio continuativo è del 2001. La nostra copertura è simile all’altro operatore privato che – come lei sa – e’ dell’86% della popolazione in outdoor e 57% in ricezione indoor. Il panorama oggi vede 50 programmi diffusi…

50 nazionali in DAB, di cui 21 anche in FM

(NL) – … programmi nazionali?
(S.N.) –  Esatto,  di programmi nazionali, di cui 21 sono anche in FM. Oggi gli operatori locali sono 39 con oltre 450 programmi. I ricevitori DAB ammontano a 9.200.000 al 31 dicembre 2021, di cui circa 400.000 domestici (4,3 % N.d.R.). Tenendo conto del venduto automobilistico a fine 2022 supereremo abbondantemente i 10 milioni.

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Una libera scelta?

(NL) – Una domanda che speriamo non le appaia polemica…
(S.N.) – Le sue domande sono tutte polemiche, quindi io mi sono allenato prima di rispondere…
(NL) – Perfetto, ecco. Per giungere ad un uso significativo del DAB si è dovuti ricorrere ad una legge. Ma se una tecnologia è appetibile non serve alcuna legge per forzare gli utenti all’acquisto dell’apparato di ricezione: dove sta il problema?
(S.N.) – Non c’è nessun problema! Come è accaduto per l’evoluzione dello standard televisivo (prima col DVB e oggi con il T2) lo Stato ha voluto garantire prima di tutto i consumatori e contemporaneamente lo sviluppo delle tecnologie digitali con specifici interventi legislativi.

Come in tutta Europa

Provvedimenti peraltro adottati in tutta Europa in base alle direttive sulle comunicazioni elettroniche. Del resto anche per le tecnologie telefoniche – il 5G – l’intervento dello Stato è stato ancora più sostenuto per favorirne lo sviluppo. E’ una prassi normale, non vedo il problema.

Offerta non completa

(NL) – Per affermarsi il DAB dovrebbe proporre un’offerta equiparabile a quella FM. Solo recentemente però le locali hanno avuto modo di attivarsi in digitale, peraltro non tutte e con licenze sperimentali.
(S.N.) – Io credo che tutto il sistema radiofonico debba progredire nel digitale senza abbandonare l’analogico. Va premesso che in alcune regioni d’Italia l’attività locale ha oltre 10 anni di storia (basti pensare al Trentino). In Lazio esiste un operatore locale con un’autorizzazione attiva dal 2011. In ogni caso – come lei ha constatato a Milano dove, mi diceva, ha rilevato 120 stazioni – solo recentemente le locali hanno preso lo spazio che meritano. In gran parte dei casi si tratta però di una scelta libera degli editori, non esistevano preclusioni. 

50%

I programmi locali, è bene precisarlo, oggi sono il 50% di quelli diffusi in analogico.

Anche gli editori locali si sono resi conto dell’importanza del passaggio al digitale

L’intervento è costante e importante, finalmente anche gli editori locali si stanno rendendo conto dell’importanza del passaggio al digitale. 

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Dopo il refarming

(NL) – Dopo il refarming AGCOM potrà pubblicare il famoso PNAF e il MISE i bandi di attribuzione dei diritti d’uso. Cosa cambierà a vostro avviso?
(S.N.) – Innanzitutto credo che l’Autorità procederà all’approvazione del piano indipendentemente dagli accordi internazionali, perché se il tavolo adriatico – che è aperto da tre anni e mezzo – non trova una conclusione non possiamo fare il gioco della tela di Penelope.

Piano di stabilità

A più presto possibile è necessario avere un piano per cui penso che l’Autorità rispetterà alla lettera il dispositivo di legge e anche i sui obblighi. Ciò detto appena ci sarà il piano, il digitale troverà la sua stabilita.

Un’opportunità

Intendiamoci bene, non sarà l’inizio della fine dell’analogico, ma un’opportunità per offrire più servizi locali e nazionali su tutto il territorio. Una libera scelta, nessuno sarà obbligato a entrare in consorzi locali o nazionali, nessuno – spero – sarà escluso e anche gli scettici come lei prenderanno atto della modernità e dell’affidabilità del DAB.
(NL) – Lei mi dà dello scettico, ma non corrisponde alla verità…
(S.N.) – Ma guardi, ognuno è libero … come dire, è una libertà dell’intervistato.

Il suono perfetto

(NL) – Parliamo del presunto suono perfetto. Esistono stazioni nel vostro multiplex a 32 kbps e stazioni capofila a 64 kbps. In Svizzera si va oltre i 100 e anche le radio italiane diffuse da Monte Carlo sono almeno a 88 Kbps. Come può il digitale competere se suona peggio dell’analogico?
(S.N.) – Come dicevo prima c’è un po’ la voglia di sottoporre sempre il DAB alla verifica del minimo dettaglio, tanto per dire “si, ma”. Non mi sottraggo comunque alla domanda, mi dico “bene, gli esami non finiscono mai, rispondiamo”. Innanzitutto come operatore per correttezza non commentiamo sulle scelte dei fornitori di contenuti, sia per la programmazione sia per la modalità in cui vogliono essere diffusi. Tantomeno si possono fare paragoni con altri paesi, ciascuno dispone di un proprio patrimonio di frequenze con cui soddisfare la domanda di capacità trasmissiva relativa al proprio mercato.

Cercare la pagliuzza

Certamente non possiamo smentire la qualità del DAB: l’ascolto e’ principalmente in auto, in strada, con tutte le fonti di rumore connesse, motori pneumatici clacson. Parlare di kbit al secondo mi sembra un dettaglio per pochi intenditori rispetto al vantaggio di 34 milioni di ascoltatori. Per la ricerca della famosa pagliuzza all’interno dell’uovo (occhio? N.d.R.), come recita il detto popolare, secondo me ci sarà modo e soprattutto tempo. 

Come il DTT?

(NL) – Il rischio potrebbe essere ripetere il problema del digitale terrestre, un numero spropositato di canali di basso interesse e qualità irrisoria?
(S.N.) –Beh, mi sembra che siamo un po’ lontani da quella situazione…

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Regno Unito

(NL) – Nel Regno Unito il DAB non ha ancora raggiunto il 50% dell’ascolto, pesando circa il 41%. Riuscite ad avere un’idea della proiezioni per l’Italia?
(S.N.) – I dati del RAJAR  danno effettivamente solo il 41%, ma l’analogico è ormai limitato al 32% (FM e AM). L’ascolto in DAB ha abbondantemente superato l’analogico. Ma a me non appartiene la competizione DAB contro il resto del mondo.

100 anni “and counting”

Fra due anni la radio festeggerà i 100 anni ed è globalmente un’attività vitalissima. L’Italia farà la sua parte, non appena avrà la disponibilità delle frequenze. In ogni caso è un processo a step successivi, il ricambio del parco auto, la copertura dell’intero territorio, sono passi che richiedono tanti investimenti.

Imprenditori coscienziosi

Oggi gli imprenditori hanno preso coscienza di questo cambiamento e stanno facendo la loro parte. Le previsioni si possono fare solo avendo in mano tutti gli elementi: disponibilità delle frequenze, diritti d’uso, maturazione del mercato. 

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La questione dashboard

(NL) – La radio sembra aver perso la gara per accedere al dashboard delle auto, come raccontato dal direttore di Newslinet
(S.N.) – Innanzitutto parliamo degli Stati Uniti d’America. In parte non condivido la sua asserzione. Intanto non esiste una “gara” in cui qualcuno vince e qualcuno perde. L’evoluzione del mondo e del modo di fruizione della comunicazione è un pochino più complessa.

Edison accende la lampadina

Ma il suo stesso direttore, pochi giorni dopo l’editoriale che ha citato, ci ha informato – ed è stato importante – dei risultati deli ultimi dati della ricerca Edison USA.

Se lo dice Newslinet…

Voi avete intitolato “la radio tiene in auto”, che è un po’ diverso da “la radio ha perso la gara”. Sempre in quell’articolo si dice come lo stesso studio segnala che l’ascolto broadcast in auto è pari all’86%, un dato molto significativo e soprattutto in un paese dove esiste da anni la ricezione via satellite.

88-108 the day after

(NL) – Ultima domanda, La Teana di RTL 102.5 ha affermato che i concessionari attuali di frequenze nella banda 88-108MHz dovrebbero mantenerne l’uso anche dopo lo switch off analogico, prevedendone un riuso digitale. Quale è la vostra posizione ?
(S.N.) – Alcuni anni fa DAB Italia in sede di board di WorldDAB propose uno studio sull’utilizzo in tecnologia digitale – DAB ovviamente! – della banda “FM”. Alla fine non se n’è fatto di niente, e non mi sembra al momento ci siano prospettive. Per due ragioni. Intanto attualmente di switch off – con concretezza, non con le affermazioni giornalistiche – non se ne parla in termini concreti. Praticamente nessun paese ha previsto una data. E poi, pensi alla difficoltà nel Regno Unito ad andare dal DAB al DAB+ a fronte di un parco consistente di ricevitori già attivi.

Il problema del parco installato

Ci ritroveremmo con lo stesso problema (gli attuali ricevitori DAB sono abilitati alle frequenze 174,0 MHz – 240,0 MHz e 1.452 MHz – 1.468 MHz), il problema di dover rimpiazzare apparati appena acquistati. La radio ha dei tempi molto lenti, pensiamo alla migrazione dalla onda media alla modulazione di frequenza, pensiamo alla stereofonia (riguado alla RAI N.d.R.). Io penso che sia una partita persa e che la banda 88-108 resterà analogica con una modulazione in frequenza, fino a quando il consumatore non decida diversamente. E parlo di qualche decennio, eh?

La questione energetica

(NL) – Però il Direttore di Radio Rai ha fatto presente l’enorme spreco di energia dovuta al mantenimento di due sistemi, il più vecchio dei quali consuma 30 volte più del digitale. E in questo periodo premere l’acceleratore parrebbe aver un senso…
(S.N.) –  Uno switch off non si fa perché l’analogico costa troppo. Ci sono altri modi per diminuire i costi dell’FM, anche senza pianificarla se no si mettono in moto altri sistemi che sconvolgono la vita di questo mercato. Parliamoci chiaramente, la radio solo oggi si sta riprendendo da un grave crollo di fatturato. Ogni intervento oggi turberebbe tutto il sistema. E alla fine turberebbe anche lo sviluppo del digitale. Se l’FM funziona e gli editori intendono sostenerlo, ritenendo che sia un loro asset strategico ma chi ha il diritto di toglierlo e di spengerlo?

Un falso problema

Il piano di Ginevra forse? Ma stiamo parlando di una cosa del 1984. È un falso problema.
(NL) – Grazie e speriamo di risentirla presto.
(S.N.) – Quando vuole: io sono sempre disponibile per le vostre insinuanti e polemiche domande! (M.H.B. per NL)

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