Analizzando i dati del 2009 di Audiradio si scopre che…non c’è nessuna novità a riguardo dei meccanismi di premiazione degli ascolti.
E’ vero che il marchio e la promozione (soprattutto tv) fanno molto; è altrettanto incontestabile che i contenuti incidono tantissimo. Ma è anche innegabile che senza un robusto segnale FM analogico non si va da nessuna parte. Così, studiando l’ultimo bimestre dello scorso anno dell’indagine Audiradio che, pur contestata, è l’unico parametro su cui fondare i ragionamenti radiofonici, si deduce abbastanza chiaramente che ad essere promosse sono sempre le reti nazionali meglio dotate a livello impiantistico terrestre (le altre subiscono spaventosi e preoccupanti sali e scendi). Così, in un’epoca dove l’ascolto in streaming pure supera ormai il 20% del totale degli utenti della radio, a lasciare sul terreno di battaglia radiofonico quote consistenti di utenti sono prevalentemente le reti che da sempre soffrono di strtture impiantistiche poco performanti, di segnali deboli o di coperture a macchia di leopardo, mentre le emittenti che, anche in periodo di magra, hanno investito in segnali analogici FM (magari attraverso strategiche permute, mettendo in gioco impianti ridondanti), hanno ottenuto buoni risultati. Va da sé che diversi editori radiofonici nazionali, anche confidando negli ottimi segnali di ripresa della pubblicità sul medium, hanno pertanto ricominciato a prestare attenzione all’implementazione della rete, destinando all’uopo budget nel 2010. E lo hanno fatto o lo stanno facendo probabilmente anche ragionando sul fatto che il regolamento per la radio digitale recentemente licenziato da Agcom assegna alla modulazione di frequenza un ruolo di primo piano nel panorama italiano ancora per molto, molto tempo. Per cui: bene investire in nuove tecnologie presidiando mercati che in futuro potrebbero dare ottimi riscontri, ma senza dimenticare che oggi si campa ancora di analogica FM.