Sergio Savoia (direttore RSI): Personalmente ho la sensazione che i giovani non ascoltino la radio. Noi, per esempio, non rileviamo neanche gli under 15; non li consideriamo nemmeno nella rilevazione degli ascolti.
Però quando il giovane comincia a lavorare, a stare tanto tempo in macchina, le cose cambiano: si vuol sapere cosa succede e perché. Noi rileviamo un cambiamento profondo intorno ai 30 anni.
E’ quindi molto difficile dire, oggi, se la radio domani non sarà più interessante per i giovani. Quello che è certo è che non possiamo fare la radio come l’abbiamo sempre fatta, sperando che siano i giovani a cambiare.
Dare di più non è facile. Ma non è impossibile. Bisogna cambiare organizzazione del lavoro. Avere la possibilità di entrare con le breaking news in maniera più rapida. E poi giocare moltissimo sulle personality…
Avanti Savoia
Secondo appuntamento delle interviste con Sergio Savoia, direttore della Rete Uno e della Rete Tre della RSI, la Radio Svizzera italiana. Tema odierno: il controverso rapporto tra i giovani e la Radio.
Ma, prima di esaminarlo, concludiamo l’analisi dello stato del digitale in Svizzera, affrontato nella prima intervista.
Lo stato del DAB nella confederazione elvetica
(NL) – Quale è lo stato di diffusione del DAB in Svizzera?
(Sergio Savoia) – In Svizzera l’ascolto attraverso il DAB è già molto diffuso (75% del volume di ascolto in minuti e 88% del reach totale, ossia sul numero degli utenti), anche se non in forma omogenea. Però la user experience è la medesima della FM: se togliessimo immediatamente (o a breve) la FM si creerebbe un forte disagio per una quota rilevante della popolazione.
Valore aggiunto
La domanda è: se un utente non ha la radio DAB andrà a comprarla? Noi chiediamo a chi già paga il canone di andare a comprarsi un nuovo ricevitore con una spesa magari rilevante, soprattutto per l’auto. Certo, esistono adattatori, ma sono complicati da installare ed utilizzare.
Audio radiofonico on demand a livello poco significativo
(NL) – Radio lineare ed audio on demand. Il digitale sta spingendo il secondo?
(Sergio Savoia) – L’ascolto “della radio alla radio”, in diretta, in Svizzera è sopra il 90% del totale.
Podcast
(NL) – … e il podcast?
(Sergio Savoia) – Il podcast è intorno al 6% del consumo audio. Non è molto sviluppato. Il nostro è un mercato già piccolo, che oltretutto risente del frazionamento linguistico. I cantoni, infatti, sono molti di più delle lingue parlate (26 cantoni, 4 lingue).
Sergio Savoia: giovane classe ’64
(NL) – Il pubblico della Radio sta invecchiando, i giovani ascoltano ancora la radio? Quando cresceranno la intercetteranno o è un mezzo fuori dalle loro corde?
(Sergio Savoia) – Domanda da un milione di dollari… Io sono un giovane degli anni 60. Avevo vent’anni nel 1984; ho cominciato a lavorare nella radio nell’82. Non l’avevo mai ascoltata prima; quindi quest’idea che i giovani di una volta ascoltassero tutti la radio dalla mattina alla sera è da rivalutare.
Alternative musicali alla Radio
Oggi sicuramente ci sono alternative per arrivare a conoscere musica. Noi, se non ascoltavamo la radio, al massimo, potevamo farci fare la cassetta da un amico. Insomma cose di questo genere. Oggi, sotto questo aspetto, c’è maggiore possibilità.
I giovani non ascoltano la radio…
Personalmente ho la sensazione che i giovani non ascoltino la radio. Noi, per esempio, non rileviamo neanche gli under 15; non li consideriamo nemmeno nella rilevazione degli ascolti.
… ma i giovani diventano adulti
Però quando il giovane comincia a lavorare, a stare tanto tempo in macchina, le cose cambiano: si vuol sapere cosa succede e perché. Noi rileviamo un cambiamento profondo intorno ai 30 anni.
Tra i 15-34 enni svizzeri il 64% consuma radio live
Le rilevazioni indicano infatti che tra i 15-34 anni, il 64% consuma radio live; il che indica che, effettivamente, quando i giovani entrano in età lavorativa, si comincia ad ascoltare la radio (a titolo di paragone, si arriva all’88% negli over 55).
Futuro
E’ quindi molto difficile, oggi, dire se la radio domani non sarà più interessante per i giovani. Quello che è certo è che non possiamo fare la radio come l’abbiamo sempre fatta, sperando che i siano i giovani a cambiare.
Esame di coscienza
Forse dovremo cambiare noi o perlomeno adattare quello che facciamo.
Faccio un esempio molto banale: quando negli anni ’30 facevamo la radio avevamo due bollettini informativi al giorno che, durante la guerra, tra l’altro, erano gestiti dal dipartimento militarei. Uno alle 12.30 ed uno alla sera.
La concorrenza
Quindi andava bene, perché arrivavi due volte prima dei giornali. Oggi no: quello che succede arriva sul telefonino. Cosa dobbiamo fare con la radio quindi? Cercare di essere più rapidi e dare di più.
Alla stessa velocità, dare di più non è facile. Ma non è impossibile.
Personality
Bisogna cambiare organizzazione del lavoro, specialmente nelle aziende complesse. Avere la possibilità di entrare con le breaking news in maniera più rapida. E poi giocare moltissimo sulle personalità. (segue in intervista n. 3) (M.R. per NL)