Roberto Sergio (RAI): convergenza di radio, produttori e distributori sul mondo digitale utile per stimolare mondo politico a fissare spegnimento della Fm. Modulazione di frequenza sarà solo infrastruttura di distribuzione streaming.
Stop concetto di “radiofonici”: siamo tutti produttori di contenuti.
Ibridazione è principio guida: confini più labili e barriere cadono in modo più o meno improvviso.
I numeri straordinari della visual radio di Radio 2 dimostrano forza contenuto.
Auspico sistema di rilevazione performante, completo e universalmente riconosciuto, anche assieme ad UPA.
Servizio pubblico per il locale fermo al “Gazzettino Padano”? Lo prendo come stimolo da portare in azienda.
Sergio : Intervista esclusiva con NL
In un’intervista esclusiva a Newslinet, Roberto Sergio parla a largo spettro di Radio Rai e condivide con noi la sua visione sul futuro Audio del medium. Che nell’era della ibridazione dovremo smettere di chiamare Radio.
Roberto Sergio
Laureato in Scienze Politiche hc, in Scienze della Comunicazione e in Tecnologie e Linguaggi della Comunicazione, è tra i fondatori di Lottomatica.
Dal 2004 è in RAI dove ha svolto il ruolo di Direttore Nuovi Media e Presidente di Sipra e di Rai Way. Dal 2016 è direttore di Rai Radio.
Viviamo nell’era della ibridazione
(Newslinet) – Carta stampata, Radio, Televisione, Televideo, Web. Categorie, una volta ben definite, oggi hanno confini sempre più’ sfumati. Rai Radio 2, per esempio, figura alla voce “canali TV” in Rai Play …
(Roberto Sergio) – Sono passati ormai tanti anni quando Giovanni Giovannini fu tra i primi a iniziare a parlare di “convergenza” (definizione ante litteram di ibridazione, ndr). All’epoca sembrava una visione futuristica e teorica. Oggi, grazie al digitale, la tocchiamo con mano e ci viviamo dentro. Siamo tutti noi quotidianamente alle prese con mezzi che si ibridano l’uno nell’altro, con confini sempre più labili e barriere che cadono in modo più o meno improvviso.
Una trasformazione in atto da decenni
In altre parole, siamo finalmente in pieno nell’epoca della convergenza. E come al solito, nonostante i segnali deboli di questa trasformazione fossero in atto già da qualche decennio, ci troviamo a parlarne compiutamente solo oggi che vi siamo immersi.
Radio 2, la prima Visual Radio RAI
Il progetto della visual radio di Radio 2 che si è realizzato grazie alla volontà della direttrice Paola Marchesini e di tutta la sua squadra e di quella di Rai Radio, ha portato i nostri contenuti su un mezzo che non è quello della radio. Ma questo dimostra proprio la forza del contenuto. La piattaforma di distribuzione è quella giusta per quel determinato formato, ma la differenza vera la fa il contenuto. E abbiamo dei numeri straordinari.
TER: un’evoluzione è indispensabile
(NL) – Tra le conseguenze della ibridazione c’è l’obsolescenza delle rilevazioni degli ascolti singolari. In Olanda si punta alla Total Media Audience di Kantar e Ipsos. In Italia siamo ancora al metodo CATI del TER. Sergio il picconatore si è fermato?
(R.S.) – Non mi piace il termine picconatore, ma riconosco sicuramente di aver svolto e svolgo ancora un ruolo di critica responsabile in Ter. Tanti sono i problemi della metodologia Cati che abbiamo evidenziato nel tempo e che soprattutto rendono la rilevazione non adeguata alla realtà delle cose. Oggi ci troviamo in un momento in cui il sistema radio pur con importanti segni di ripresa non viene premiato, come dovrebbe, dagli investimenti pubblicitari. Tutti gli indicatori vanno in questa direzione: la nostra ricerca interna basata sul meter, le rilevazioni degli streaming, i dati dei social e degli aggregatori (ennesima declinazione della ibridazione, ndr).
Coinvolgiamo anche UPA
Il mondo delle radio in generale è in forte crescita. In un contesto in cui anche altri editori hanno capito il senso delle nostre critiche a Ter e le stanno facendo proprie, credo che non sia opportuno distruggere e basta. Significherebbe minare alla base il percorso di crescita di cui parlavo. Detto questo, è ovvio che auspico che a breve si potrà avere un sistema performante, completo e universalmente riconosciuto per le rilevazioni degli ascolti, anche assieme ad UPA.
Radiofonici, un concetto ormai superato.
(NL) – Mark Zuckerberg punta sull’audio da integrare al video. Clubhouse (con i suoi cloni) dimostra che c’è voglia di audio puro anche da parte dell’audience giovane. I radiofonici invece faticano a vedere oltre il live streaming…
(R.S.) – Il problema è proprio nella distinzione fra audio e radio. Io vorrei eliminare il concetto di “radiofonici”. Siamo tutti produttori di contenuti da ascoltare, il resto è distribuzione. Finché i radiofonici penseranno di essere tali non potranno competere nel mercato del total audio. E purtroppo ne conosco molti. Ma questa è selezione naturale.
Only the top survive
Chi oggi pensa solo alla diretta radio può sopravvivere domani a una condizione: che sia il top. I grandi conduttori, le voci che fanno le radio possono pensare di restare solo sul live streaming. Ma ovviamente hanno tutte le carte in regola per diventare anche i migliori produttori di podcast. E’ un momento di grande fermento: sono sicuro che fra 2/3 anni lo scenario sarà ancora diverso. Proprio in questo sta la bravura di chi fa radio oggi: offrire prodotti che abbiano successo oggi e ripensarli subito per un domani che è ormai dietro l’angolo.
Podcast: due differenti modelli a confronto
(NL) – Podcast: Rai e molti broadcaster internazionali stanno effettuando importanti investimenti creando un’offerta molto ricca. FB punta sulla strategia empower the creators, un modello dove i singoli possono produrre contenuti audio professionali disponendo anche di tools per essere retribuiti. Modelli agli antipodi…
(R.S.) – Come dicevo prima, siamo in un momento di grande mutazione, quindi i modelli di business sono ancora in test e sicuramente la via maestra non è chiara per nessuno. Ma vedo anche una grande coerenza da parte dei soggetti che cita nella domanda. Rai e i grandi broadcaster faranno podcasting di qualità, con i talent e le strutture a disposizione. Noi per scelta non apriremo a possibili user generated content nel nostro mondo dei podcast. Non so gli altri editori ma dubito.
Facebook ha modelli di business diversi
E’ invece naturale che chi arriva a questo mondo partendo dalle realtà social, come Facebook possa utilizzare modelli di business diversi, più in linea con il suo trascorso. Ma questo è il bello del mercato editoriale e credo anche una opportunità importante per il pubblico.
Emittenti Regionali: un segmento non presidiato
(NL) – BBC e Radio France producono vere e proprie emittenti regionali con contenuti di qualità ad interesse locale. Query online come Google News Milano forniscono immediatamente le informazioni locali. Rai pare ferma al modello Gazzettino Padano che interrompe le trasmissioni della rete ospite per poche decine di minuti….
(R.S.) – Le realtà locali hanno grande importanza in Rai e probabilmente hanno un potenziale ancora da esprimere. Prendo la provocazione della domanda come stimolo da portare in azienda. Relativamente alla radio, devo dire che abbiamo fatto moltissimo, ad esempio, con format nati dalle sedi regionali e con il racconto del territorio. Credo che nel modello della nuova app questo debba essere un’esigenza di cui tenere conto.
Algoritmo? Se funziona per le persone, ben venga
(NL) – Gli OTT puntano su algoritmi che confezionano feed ottimizzati e profilati. Negli USA si pensa ad un algoritmo radiofonico che componga palinsesti personalizzati….
(R.S.) La strada dell’algoritmo è alla base ormai di moltissime offerte editoriali. Secondo me, non dobbiamo contestarlo a prescindere. La vera domanda è: funziona per le persone? Se sì ben venga. Penso ad esempio al settore della selezione musicale. Oggi gli algoritmi delle piattaforme di musica streaming funzionano molto bene e tolgono traffico dalla radio. Poter scegliere una canzone e chiedere di avviare una selezione di brani simili a quello è una opportunità molto utile e utilizzata dalle persone. Questo toglie orecchie alle radio? Certamente sì, ma non possiamo pretendere di impedirlo. Piuttosto, andiamoci a riprendere quelle orecchie con altri contenuti. Con i podcast, con lo storytelling, con la selezione musicale ma argomentata e tematizzata.
Radioplayer: a breve un’importante campagna di comunicazione
(NL) – L’aggregatore PER sembra l’Incompiuta di Franz Schubert. Vi siete persi per strada?
(R.S.) – Assolutamente no. Stiamo per partire con una importante campagna di comunicazione, congiunta tra tutti gli editori, per diffonderla e posizionarla sempre più in alto nelle classifiche delle app. Ovviamente stiamo scalando una montagna, ma il boost della comunicazione sarà fondamentale. Piuttosto mi auguro di avere in futuro maggior facilità di dialogo con le case costruttrici di auto, settore strategico per questo mondo.
Ancora ibridazione: FM rimarrà un’infrastruttura di distribuzione per le radio in streaming
(NL) – I vostri concorrenti investono ancora (anche se sempre meno) in FM. Ha ancora senso farlo?
(R.S.) – L’Fm resterà sempre una delle infrastrutture di distribuzione della radio streaming. Il Dab+ è enormemente migliorativo, basti pensare che l’Fm è analogico. Tuttavia, non si arriverà a uno switch off dell’Fm, a meno di futuri interventi legislativi in tal senso che non mi sembrano oggi probabili. Quindi, certamente ha senso manutenere le frequenze analogiche.
Ibridazione porta parcellizzazione degli investimenti
Il problema è che oggi bisogna investire sul Dab+, sull’Ip e sull’Fm, quindi i budget vanno parcellizzati e in questo modo si rischia di non avere abbastanza risorse per ciascuna piattaforma.
Switch-off FM?
Tornando a quel che dicevo a inizio risposta, una convergenza di radio, produttori e distributori sul mondo digitale potrebbe forse essere utile per stimolare il mondo politico a fissare uno spegnimento dell’Fm. Cosa ne pensiamo? (M.H.B per NL)