Audiradio, è noto, effettua le proprie rilevazioni con il metodo CATI, vale a dire delle interviste telefoniche, durante le quali vengono poste all’interlocutore di turno alcune domande riguardanti le proprie modalità d’ascolto radiofonico. Questo sistema, seppur ampiamente testato e risultato utile agli inserzionisti pubblicitari, possiede un difetto di base: non considerare, all’interno del campione analizzato, il sottogruppo (piuttosto numeroso, ormai) di coloro che un telefono fisso non lo posseggono, limitandosi all’uso del cellulare. Si è calcolato che siano circa 4 milioni i nuclei familiari che rinunciano al fisso, anche per ovvi motivi di convenienza economica, oltre che, magari, per la continua mobilità che impedisce loro di restare a lungo in casa. Si presuppone che, in linea di massima, questi nuclei familiari siano più giovani o comunque più giovanili e dinamici, tanto da rinunciare alla tradizione del numero fisso uguale per tutti i componenti della famiglia. Uno studio di Acqua Research su questo campione ha rilevato che, per quel che concerne l’ascolto radiofonico, i dati mutano in modo sostanziale rispetto a quelli rilevati dall’Audiradio. Radiouno, in questa prospettiva, passa dall’indiscussa prima posizione alla settima, cedendo il posto alle radio più giovanili, Deejay in testa. Già, proprio Radio Deejay, l’emittente fondata da Claudio Cecchetto, si trova in testa in questa particolare rilevazione, conquistando il 21,3% del totale degli ascoltatori, circa il 6% in più rispetto al campione Audiradio. Al secondo posto si posiziona Radio 105 con il 19,1%, guadagnando 8 punti percentuali e 4 posizioni: non male. Il terzo gradino del podio spetta, poi, a Rtl 102,5, con un +4%, ma mantenendo la stessa posizione nella classifica. Radiouno, lo si è detto, perde 6 posizioni e 9 punti percentuali, ma anche Radiodue crolla dal quarto al decimo posto e passa dal 14% al 7%. In sostanza, si può notare come il fatto di possedere ed utilizzare un telefono fisso oppure non possederlo e limitarsi all’uso del cellulare, sposta gli equilibri della fruizione radiofonica, avvantaggiando le radio più giovani e penalizzando quelle più istituzionali. (Giuseppe Colucci per NL)