E’ scomparso Tullio Barbato, classe 1935, giornalista e scrittore di una Milano che non c’è più.
Dopo collaborazioni con i principali quotidiani nazionali (Il Messaggero, Il Secolo XIX, Il Giorno, La Notte, Il Corriere della sera, La nazione, Avvenire, Avanti!), nella seconda metà degli anni ’70 Barbato aveva fondato Radio Meneghina, stazione incentrata sulla cultura milanese, con un numero impressionante di collaboratori (130), che annoveravano anche nomi di spicco dello spettacolo, della politica e del giornalismo.
Il personaggio
Personaggio eclettico, laureato in Scienze politiche, Barbato (foto d’apertura prelevata dalla pagina Facebook dell’emittente) aveva una passione infinita per la comunicazione, che lo aveva posto alla direzione responsabile di Radio Meneghina (di cui era anche editore), sviluppando tuttavia anche collaborazioni televisive con RAI, Milano Tv (poi Rete A), Telemilano (poi Canale 5), Videodelta (poi rete 4), Antenna 3 e Telelembardia.
1976
Barbato aveva fondato Radio Meneghina nel 1976, quando era giornalista del quotidiano La Notte. Insieme ad Europa Radio (jazz) e a Radio Antenna Emigrante (musica napoletana), fu una delle prime stazioni specializzate dell’etere milanese, quando la quasi totalità delle emittenti si concentrava su trasmissioni di musica straniera.
100 trasmissioni e 130 collaboratori
La sede era centralissima, in Via Monte di Pietà 1, il palinsesto articolatissimo (100 programmi settimanali), che coprivano praticamente qualsiasi argomento socio-culturale (dalla medicina, alla veterinaria, dall’erboristeria, alla storia, passando per la cultura, lo sport, l’informazione, la poesia, ecc.).
Sceneggiati
Radio Meneghina curava addirittura la realizzazione di sceneggiati radiofonici in dialetto milanese ed era attivissima nell’organizzare concorsi letterari, festival di canzoni dialettali e di cabaret, feste, spettacoli.
Editrice
La società editava anche dischi, cassette e libri, promuoveva viaggi e vacanze, sviluppando un notevole business parallelo a quello della pubblicità tabellare e (tra le prime) delle radiovendite.
Il Ghino
Radio Meneghina aveva un simbolo: il Ghino, pupazzetto che strizzava l’occhio agli ascoltatori, disegnato nel 1977 da Davis Scalzulli e di cui esistevano versioni con chitarra, con pallone da calcio, in fase di corsa (il nomignolo Ghino deriva da Meneghino, il nome del personaggio caratteristico della tradizione popolare milanese).
Al timone, fino alla fine
Tullio Barbato era rimasto al vertice dell’emittente fino alla conclusione del ciclo esistenziale per sopravvenuti problemi economici e tecnici.
Le vicende di Radio Meneghina
Difficoltà che avevano condotto prima all’alienazione della principale frequenza sulla città (la storica 92,200 MHz) e poi al fermo, di fatto divenuto definitivo, della residua 91,950 MHz, che ne aveva veicolato la seconda, sfortunata, rete Radio Jeans – nell’idea una radio opposta per format a Meneghina – dopo essere stata rilevata dall’originaria Radio Veronica Milano.
Infelice primato
Anche in questo Radio Meneghina era stata primatista, in questo caso dell’infelice primato dell’unica stazione radiofonica milanese ad aver perso per strada l’unico impianto esercito (dalla postazione di Via Valenza, smantellata poche settimane fa). (M.L. per 70-80.it)