Radio Padania chiude i battenti? Assolutamente no, almeno secondo la Lega, che respinge le voci che da diversi giorni presagiscono l’imminente epilogo dell’emittente radiofonica: “Radio Padania? Non chiude, è fuori discussione, chi dice il contrario dà notizie totalmente sbagliate. E chi ha detto che io avrei chiuso Radio Padania ha detto una cazzata galattica”.
A dirlo è proprio Matteo Salvini, segretario della Lega Nord, durante il suo recente intervento a “Un Giorno da Pecora” su Radio2. La conferma di quella che è ritenuta inevitabile conclusione di Radio Padania, che sta rimbalzando su tutti i quotidiani da diversi giorni, l’ha data per primo Italia Oggi: l’emittente sta per chiudere i battenti perché, come spiega il deputato Nicola Molteni (Lega), “uno che si è trovato in casa la moglie senza più lavoro (Aurora Lussana, ultima direttrice de La Padania) di danè ghe né minga”. Del resto fu lo stesso presidente di Radio Padania, Andrea Manzoni, a prospettare la precaria situazione finanziaria di RPL durante l’assemblea dei soci a luglio, ufficializzando un bilancio in rosso per un mln di euro. Della crisi di Radio Padania si era parlato anche durante l’annuale raduno leghista a Pontida, dove il direttore (e capogruppo della Lega al Comune di Milano) Alessandro Morelli aveva candidamente ammesso: “servono almeno centomila euro entro settembre”. Secondo Morelli il fulcro della crisi dell’emittente radiofonica risiederebbe nel taglio dei finanziamenti pubblici all’editoria (300mila euro in meno), ma chi ha seguito bene il suo tortuoso percorso sa che Radio Padania ha risentito soprattutto dei mancati introiti dalla vendita delle frequenze, una delle principali fonti di guadagno, non più dalla stessa esperibile. Ora che i rubinetti sono definitivamente chiusi, lo scenario che si prospetta non è certamente dei migliori: ciò che sorprende è che, nonostante la grave situazione finanziaria di Radio Padania, Salvini non accenna a mollare il colpo, forse perché i progetti precedentemente avviati dalla Lega hanno subito effetti nefasti e controproducenti per la stessa reputazione del partito (Tele Padania ha chiuso, il giornale La Padania ha chiuso, la manifestazione di Miss Padania ha chiuso, persino il Giro della Padania non si fa più) e Radio Padania rappresenterebbe l’ultimo asset del Carroccio, l’ultimo baluardo di antichi fasti leghisti (economici) impossibile da accantonare, o forse perché in Radio Padania risiederebbe la storica radice leghista di Salvini stesso, che proprio dai microfoni di RPL ha mosso i primi passi, fino a diventarne direttore dal 2006 al 2013. Per quanto riguarda la pianificazione della Lega tesa a salvare il salvabile di Radio Padania, sembra esservi molta confusione quanto alla direzione della stessa campagna raccolta fondi: Salvini parte all’attacco con un “Servono soldi? Sì, ma i soldi si trovano, in maniera onesta. Appena esco faccio un bonifico da 5mila euro e invito chiunque ricopra un incarico a fare lo stesso”, lasciando intendere che la questione sia di competenza dei politici membri della Lega, e poi allarga l’invito all’intero pubblico, ricoprendo il web di locandine salva- radio con tanto di conto corrente a cui destinare le donazioni. Sarà, ma sul mercato continuano a registrarsi voci di trattative (se vere o presunte lo scopriremo tra non molto) con almeno un’emittente locale comunitaria interessata a superare il vincolo di copertura dei 15.000.000 di abitanti (ex art. 2 c. 1 lettera v D. Lgs. 177/2005) attraverso l’acquisizione del titolo concessorio nazionale padano. (S.F per NL)