Che Salvaderi sia uno senza troppi peli sulla lingua lo abbiamo compreso da tempo. Le sue uscite dirompenti su argomenti spinosi (come per esempio quello delle indagini d’ascolto del TER), sono ormai un must.
In occasione del 15° Forum Europeo Digitale di Lucca, l’a.d. di Radiomediaset, la società sotto il cui cappello stanno Radio 105, Virgin Radio, R 101 e la superstation Radio Subasio (oltre che l’inespressa concessione nazionale GBR/Orbital, ex VOA, che magari potrebbe fungere da titolo per sviluppare in nazionale Subasio), ha nuovamente picconato il DAB, definendolo “una tecnologia che rischia di essere ormai superata” (dichiarazioni riprese dal quotidiano DDay).
Ovviamente ciò non significa un disinteresse di Radiomediaset verso la digital radio, nella sua condizione di simulcast con l’analogico, che continua ad essere una necessità, anche perché gli impianti FM sono tuttora il vettore più importante per la Radio.
Però, secondo Salvaderi, non si può sottacere che si sono “affiancate nuove reti digitali” e, soffermandosi su un tema molto dibattuto da questo periodico, “presto un grande numero di automobili saranno connesse a Internet”.
E tornando sull’argomento della veicolazione dei flussi streaming a pochi giorni di distanza da un altro intervento sul fallimento delle app singole e sulla conseguente necessità di privilegiare app aggregatrici (come TuneIn, FM World e myTuner – di cui abbiamo parlato pochi giorni fa – oppure collettori captive come United Music della stessa Radiomediaset), Salvaderi ha confermato di star lavorando insieme ad altre radio su un aggregatore italiano, una specie di piattaforma Tivusat per le radio via internet, anche per consentire il lancio di canali di nicchia non adatti al broadcast, posto che “Il solo simulcast in digitale di canali già in onda in analogico da solo non funziona perché le persone sono già mediamente soddisfatte dall’FM“.
Anche sul noto comma dell’art. 1 della legge di Bilancio 2018 (legge 205/2017) che introduce dal 2019 l’obbligo di “un’interfaccia digitale” sugli apparati radio Salvaderi offre una diversa lettura, anzi, dichiara: “Non c’è molto da interpretare: si parla di un’interfaccia digitale, una tra quelle possibili. E un collegamento ad una piattaforma radio digitale in streaming lo è. Quindi non c’è un obbligo di avere esclusivamente le radio DAB“(dichiarazioni riprese dal quotidiano DDay).
Ma rendere disponibili i propri contenuti su un aggregatore per favorire l’ascolto sulle connected car o sugli smart speaker come Google Home o Echo di Amazon non significa necessariamente accettare una mediazione da parte di società terze (i cd. aggregatori indipendenti, come appunto TuneIn o myTuner) “In Belgio Amazon è stata fermata rispetto all’utilizzo esclusivo di TuneIn su Echo. Le nostre emittenti non vogliono essere intermediate da piattaforme terze nei rapporti con i propri ascoltatori” .(E.G. per NL)