Torna a circolare la voce sulla vendita di Radio 24, l’all news di proprietà del gruppo Il Sole 24 Ore, in pesante affanno per le note vicende economico-finanziarie.
Della possibile collocazione di uno degli asset più pregiati della galassia confindustriale, in realtà, si parla a più riprese da dieci anni, ma, effettivamente, questa volta la disperata esigenza di fondi per sostenere una petroliera che naviga in uno stagno potrebbe costituire un serio fondamento.
Secondo indiscrezioni raccolte e pubblicate il 17/06 dal diretto concorrente de Il Sole 24 Ore, il quotidiano Italia Oggi (gruppo Class Editori), il dossier per la vendita di Radio 24 sarebbe già sulle scrivanie di Sky, Cairo e RTL, soggetti che avrebbero, a vario titolo, manifestato qualche interesse. Anche se, con ogni probabilità, non nella misura pensata dall’azionista di maggioranza di Radio 24 (Confindustria), che (nell’ipotesi paventata da Italia Oggi) penserebbe ad un’alienazione di quote minoritarie non inferiori al 30% e non superiori al 49%. Sennonché, vista la forma mentis dei tre presunti interlocutori (caratterizzati da un vertice decisionale molto appuntito), vien da considerare (semmai l’indiscrezione del quotidiano economico fosse fondata) più che improbabile una disponibilità a sedere in un cda per prendere atto di decisioni altrui, peraltro da parte di un ingombrante socio che non è che fin qui abbia dimostrato di saperci un gran fare in termini di gestione dei conti….
Superato questo scoglio – non di poco conto -, rimarrebbe il prezzo: per la minoranza anzidetta, per Italia Oggi, al Sole si aspetterebbero cifre tra 30 e 40 mln di euro. Campa cavallo. Quel che invece ci starebbe, in effetti, è un interesse astratto di tutti i tre soggetti. Sky, infatti, ha il core business della free tv sull’informazione e una Radio 24 che non dovrebbe nemmeno veder di molto cambiare il nome (Radio Sky 24) sarebbe perfetta per cercare di recuperare quote di mercato pubblicitario perdute con una pay tv che sembra non dare più le soddisfazioni economiche di un tempo. Lato Cairo, un velato interesse dell’Umberto per il medium radiofonico non è mai stato celato, anche se non giocano a favore di un suo convincimento netto le disastrose esperienze del gruppo editoriale che ora presiede ed amministra, RCS (con l’infelice esperienza di Play Radio evoluta in quella di Virgin Radio declinata nella partecipazione societaria in Finelco). Ma l’editore sembra più orientato a coltivare l’antico amore per la tv.
Quanto a RTL, è vero che Lorenzo Suraci da quasi due anni a questa parte è il principale buyer di impianti FM, ma acquistare Radio 24 solo per disporre di nuovi diffusori e di un titolo concessorio nazionale di carattere commerciale appare una forzatura: l’operazione avrebbe un senso compiuto solo a condizione di non mandare al macero l’avviamento di un brand che comunque sviluppa oltre 2 mln di ascolti nel g/m con un’autorevolezza informativa non da poco. Ma un conto è gestire delle radio musicali, con costi di produzione decisamente contenuti rispetto alla resa pubblicitaria; un altro è sostenere i conti di giornalisti per coprire 24 ore di produzione informativa con scarsissime possibilità di sviluppare economie di scala sulle emittenti possedute. Più facile allora ricercare un eventuale compratore tra soggetti che rischiano di diventare vasi di coccio tra vasi di ferro, vista la competizione in corso tra gruppi pluriemittenti (Mediaset, Elemedia, RAI e, da qualche tempo, RTL) e che conoscono bene l’area core di Radio 24, posto che già ci lavorano. Eduardo Montefusco, editore di RDS un piede in Confindustria ce l’ha già, essendo membro del relativo Direttivo e della Giunta Servizi Innovativi e Tecnologici ed importanti collaborazioni informative ed editoriali con Radio 24 le ha già sviluppate. La sua concessionaria, RDS Advertising, poi, ha fame di un nuovo mezzo complementare da vendere sul mercato. A condizione che sia captive, però. (M.L. per NL)