Dopo la pubblicazione dell’intervista a Roberto Sergio, direttore di Radio RAI, ne abbiamo lette di tutti i colori. Dai commentatori dei titoli, coloro cioè che fanno l’esegesi di un articolo senza averlo letto (su cui ovviamente non ci soffermiamo, perché irrilevanti), ai plaudenti l’innovazione assoluta. Dai prudenti, agli integralisti della FM. Passando per i possibilisti degli scenari ipotizzati.
Un po’ come, del resto, era accaduto con la serie di interviste a Lorenzo Suraci di RTL 102.5.
Benzina sul fuoco
La dura reazione di Eduardo Montefusco di RDS alle parole di Roberto Sergio ha poi alimentato ulteriormente un dibattito che sta proseguendo tuttora sulle pagine dei social. E, soprattutto, dietro le quinte.
Dietro le quinte
A riflettori spenti editori ed operatori hanno infatti commentato le parole di Roberto Sergio. Alcune di queste posizioni ci sono state comunicate.
Roberto Sergio: hai rotto (gli schemi)!
Taluni player – in verità anche insospettabili (viste le posizioni normalmente assunte) – hanno plaudito alla provocazione di Sergio. “In un mondo, come quello di Spotify, di Facebook, di Amazon e di Google, dove l’innovazione e le novità contraddistinguono il 90% della loro comunicazione, noi [radiofonici, ndr] siamo troppo silenziosi. Anche gli americani di iHeart comunicano in questo modo. Bisogna rompere gli schemi.
Noi privati sembriamo la RAI degli anni ’70
“Noi privati italiani sembriamo la RAI degli anni ’70: quella che faceva finta che la concorrenza delle emittenti libere non esistesse. Sergio ha provocato. E ha fatto bene. Lo switch-off FM non si farà, è ovvio. Lui lo sa bene; ma ha acceso la luce sulla necessità di aggiornarsi. E questo dimostra che la Radio non è ingessata“.
Sergio al rogo
Altri hanno manifestato contrarietà: “Roberto Sergio ha esagerato, fa troppe esternazioni e ciò non fa bene al mercato. Affermazioni di sistema andrebbero concordate. Così dimostriamo solo che ognuno va per la sua strada. In un momento difficile come questo serve unione, non proclami fantasiosi senza aderenza con la realtà”.
J’Accuse
Circa dieci giorni fa NL lanciava un duro attacco alla comunicazione radiofonica, ritenuta scarsa ed inefficace, basata su noiosi comunicati stampa o insipide autoreferenzialità.
Un J’Accuse ricevuto dal settore, vista la disponibilità ad una maggiore interazione raccolta immediatamente da alcuni importanti esponenti.
Cani da guardia
Per parte nostra, proseguiremo nel nostro ruolo. Con interviste e domande, anche scomode.
Di cui daremo sempre conto. (M.L. per NL)