Dal prossimo mese dovrebbero iniziare le attività di una nuova società di rilevazione degli ascolti radiofonici con azionisti i soli editori; il rischio forte, è quello di ripetere la stessa discussione che portò alla fine di Audiradio.
Partirà ad aprile la nuova società per le rilevazioni degli ascolti radiofonici che si affiancherà a Radio Monitor di Eurisko, che ha negli ultimi anni sopperito alla dipartita dello storico istituto di rilevazione. Le attività avranno inizio il prossimo mese ed hanno già visto l’adesione di diverse radio commerciali, della Rai e di alcune associazioni di settore. La nuova Audiradio, inoltre, non avrà come azionisti soggetti provenienti dal mondo degli investimenti pubblicitari, ma soltanto editori del settore, che poi sono i soggetti maggiormente interessati dai risultati poiché questi determinano gli investimenti pubblicitari che il mezzo riesce ad attrarre. Fra gli obiettivi del nuovo progetto, quello di andare oltre le rilevazioni telefoniche che restituiscono oggi i dati di ascolto del mezzo radiofonico e affiancarle a sistemi più tecnologici; a tale scopo, si è parlato di mezzi di rilevazioni simili al meter televisivo. Insomma, sono sempre i soliti buoni propositi, soprattutto quest’ultimo (il meter) che già Ipsos aveva provato a sperimentare per il mezzo senza ottenere risultati positivi. Al momento, la radio è il mezzo che (insieme all’online) traina il mercato pubblicitario, con un andamento positivo che per gli altri mezzi è ancora davvero lontano (anche se il mese di gennaio 2015 ha registrato, per la prima volta dopo un lungo periodo di costante crescita, un arretramento). Proprio in questa situazione, sarebbe da chiedersi quanto faccia davvero bene al mercato inserire un altro sistema di misurazione, peraltro con l’obiettivo di cambiare le modalità di raccolta dei dati e rischiando di portare a quelle continue discussioni che determinarono la fine di Audiradio nel 2011. La sensazione – a parte quella dell’ennesima intempestività di operatori e associazioni di categoria (che ormai sembrano aver perso il senso della realtà fattuale spingendo l’accelleratore su iniziative anacronistiche – come il DAB – o destabilizzanti, come questa) – è quella di un déjà-vu di quanto accadde negli ’80, quando per un certo periodo si confrontarono due istituti con distinte rilevazioni: ISAR e Data Media (indagine Radar), col risultato di una pericolosa confusione presso gli inserzionisti alla presenza di dati discordanti e di inutile frammentazione di un settore che dovrebbe invece ambire all’omogeneità. Nel frattempo, il mercato attende anche il parere ufficiale dell’Antitrust sulla presunta concentrazione dovuta alle recenti acquisizioni di Mediaset (già socio di maggioranza di R101) nell’ambito del gruppo Finelco (Radio 105, Virgin, RMC) che, secondo quanto già anticipato lo scorso mese su questo periodico, potrebbe dover rinunciare ad una radio nazionale (RMC) ed agli spazi pubblicitari delle radio non controllate o partecipate ma commercializzate in esclusiva (Radio Italia, Kiss Kiss, Radio Norba e Radio Subasio). (E.V. per NL)