Non si placano le polemiche intorno all’indagine sull’ascolto radiofonico italiano, il TER (Tavolo Editori Radio). Anzi, se possibile, s’intensificano.
I segnali che raccogliamo sono, infatti, dell’ennesima tempesta in arrivo.
Ma quali sono questi indicatori?
Consiglieri RAI assenti
L’ultimo in ordine di tempo, ma anche probabilmente il meno rilevante, è l’assenza di tutti i consiglieri Radio RAI in un cda piuttosto importante per il TER, quello del 27/04/2023, che aveva all’ordine del giorno la nomina del nuovo presidente, poi confermato nell’attuale, Federico Silvestri, che segna il terzo mandato consecutivo.
Sul punto abbiamo chiesto dichiarazioni a Radio RAI che, però, seppur con molta cortesia, ha declinato.
Astenuti
Votazione, quella della carica presidenziale del TER, peraltro avvenuta non all’unanimità dei presenti, visto che tre rappresentanti di due grandi gruppi radio si sono astenuti.
MOC -> JIC
Dicevamo, tuttavia, che questa è solo l’ultima frizione in seno al TER, ancorché non la più importante.
Pesa piuttosto la necessità di procedere alla trasformazione da MOC (acronimo di Media Owners Committee) a JIC (Joint Industry Committee), sollecitata da Agcom, che censura l’autoreferenzialità del vigente sistema di rilevazione degli ascolti.
UPA
Un consesso dove i media rilevano i propri ascolti in assenza degli utilizzatori finali, i naturali destinatari dei dati: gli utenti pubblicitari. La cui rappresentanza, UPA (Utenti Pubblicità Associati), è incredibilmente assente dalla compagine.
Filiera
In questo senso Agcom (ma anche alcuni soci del TER stesso) spinge verso un organismo che rappresenti l’intera filiera.
CATI, ma basta!
Ma su tutto grava la cappa del metodo CATI, quello antichissimo delle rilevazioni attraverso estenuanti interviste telefoniche, recentemente censurato da Flavio Mucciante, vicedirettore di Radio RAI attraverso Newslinet.
Credibilità ai minimi
“L’indagine TER sugli ascolti radiofonici sta toccando i suoi livelli più bassi di credibilità per impianto metodologico, tempistiche di elaborazione dei dati, incapacità di adeguarsi alle nuove fruizioni multipiattaforma”, aveva sottolineato sulle nostre pagine l’ex direttore di Radio 1 e Radio 2.
“Per questo è necessario adottare al più presto la soluzione indicata da AgCom con il cosiddetto modello Joint Industry Committees”, continuava il vice direttore.
Soglie di voti
“Oggi la governance della società Tavolo Editori Radio è un MOC nel quale sono rappresentate solo le radio iscritte e non il mercato nel suo complesso (investitori, concessionarie, centri media) con uno statuto societario che fissa all’80 per cento la soglia dei voti necessari per l’approvazione di qualsiasi delibera. Una quota così alta – aveva incalzato Mucciante –da rendere quasi impossibile qualsiasi processo di innovazione”.
Il vaso
Il vaso è così colmo che a NL sono giunte voci di possibili iniziative volte ad organizzare una nuova indagine qualora la situazione non si sblocchi velocemente. E un 2° default, dopo quello di Audiradio del 2011, andrebbe evitato. Come la peste. (M.R. per NL)