E’ in corso un intenso ed importante dibattito sulla necessità di rivedere le modalità di rilevazione degli ascolti radiofonici.
La guerra mossa da RAI a TER (Tavolo Editori Radiofonici, la società partecipata, in forma diretta o mediata, dagli editori radiofonici che cura l’unica – per ora – indagine condivisa sull’ascolto radio), comunque vada a finire, ha già fatto segnare al suo promotore, Roberto Sergio (prima direttore di Radio RAI ed ora a.d. RAI), una vittoria d’immagine.
Il Re è nudo
Come ci ha dichiarato a denti stretti un importante player con l’assicurazione dell’anonimato (“capirete che il momento è molto delicato“), “è infatti ormai evidente anche a chi voleva tener chiusi gli occhi che il Re è nudo”.
Fragilità e inadeguatezza
Il confronto tra la concessionaria radiofonica pubblica e il Tavolo Editori Radio, divenuto progressivamente uno scontro, con una deriva ora giudiziaria, ha, infatti, in ogni caso, mostrato la fragilità e l’inadeguatezza del sistema di rilevazione che fonda l’indagine: il CATI, acronimo di Computer-Assisted Telephone Interviewing, cioè le arcaiche interviste telefoniche.
La tesi di RAI
Se, infatti, fosse vero – come sostiene RAI – che i dati possono essere influenzati da una semplice autopromozione delle emittenti sottoposte a sondaggio con l’invito ai propri ascoltatori a dichiarare l’effettivo ascolto in caso di intervista, l’intero modello rotolerebbe nella completa inattendibilità.
Incapacità di controllare la situazione
Se, viceversa, non lo fosse, come sostenuto dal presidente di TER Federico Silvestri su queste pagine, la governance dell’indagine ne uscirebbe comunque compromessa, perché la decisione di inibire la pratica (attuata pacificamente da oltre un anno) a metà indagine annuale, proprio dopo la conclusione del semestre 2023, dimostra palesemente un’incapacità o, nella migliore delle ipotesi, una tardività, nel controllo della situazione.
Cambiare, subito
Quindi, in un modo o nell’altro, il TER deve cambiare. E deve farlo subito, tanto più che la contestazione RAI non è l’unica sul banco.
MOC e JIC
Anche Agcom, infatti, ha sollecitato la trasformazione del TER da MOC (Media Owner Committee, in quanto ente partecipato solo dai rilevati stessi) a JIC (Joint Industry Committee, cioè società partecipata trasversalmente da tutti gli attori del mercato di riferimento, quindi anche i pubblicitari).
Perché si perde tempo?
E, francamente, non si capisce perché non si sia ancora adempiuto all’invito, visto che è in gioco la credibilità del mezzo.
Editori locali non considerati
Ma a puntare il dito sulle crepe del TER sono anche gli editori radiofonici locali, che, seppur iscritti all’indagine, non si sentono adeguatamente considerati e rappresentati nella governance.
I non rappresentati
La presenza delle radio locali è infatti mediata da organi esponenziali, nelle cui decisioni molte non si riflettono (e credeteci se vi diciamo che questo aspetto è uno dei più sollecitati alla nostra redazione).
Paga e taci
“Io partecipo all’indagine e pago per questo, ma non sono iscritto – né ho intenzione di farlo, non condividendone le politiche – ai sindacati che ne sono soci”, spiega a NL un editore locale. “Come faccio a far valere le mie ragioni? Possibile che devo farlo scrivendo a voi? E’ paradossale e vergognoso”, è un’altra delle doglianze tipiche che riceviamo.
Sperequazione
“Perché le emittenti nazionali sono presenti singolarmente, mentre le locali non possono farlo direttamente?”, commenta ancora un diverso imprenditore radiofonico locale.
Analisi orizzontale e verticale
“Non prendiamoci in giro: le nazionali e le locali hanno esigenze diverse.
15 vs 250
Le prime, una quindicina, necessitano di un’indagine d’ascolto orizzontale, non di una classifica verticale, che invece è imprescindibile per l’universo frammentato in 250 unità delle locali”, è invece il pensiero di uno dei più importanti editori radio nazionali.
Due indagini?
La soluzione è quindi quella di due indagini diverse: una per il settore nazionale e l’altra per quella locale?
Non crediamo.
Controllo Agcom
Secondo noi, la strada da percorrere è invece quella di un’indagine, se non curata direttamente, almeno sottoposta al controllo di Agcom, che non abbandoni completamente il metodo CATI, ma lo affianchi seriamente – ed in forma bilanciata – con la rilevazione elettronica.
Partecipazione
E se la rilevazione degli ascolti va fatta attraverso una società di diritto privato, che almeno tale ente sia partecipato in modo equilibrato da tutti gli attori del mercato.
Mediazioni. Di facciata
Senza inefficaci mediazioni di facciata. (M.R. per NL)