Come avevamo anticipato, oggi si è tenuta un’audizione pubblica a riguardo della controversa riforma del TUSMAR (Testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici) relativamente al mezzo radiofonico, unico medium rimasto a scontare ancora una regolamentazione analogica. NL ha diffuso in questi giorni – a più riprese – le informazioni sulle novelle (fino a quel momento incredibilmente ed irresponsabilmente tenute riservate alla maggioranza degli operatori), creando un intenso dibattito che sta conducendo ad un evidente dietro front istituzionale.
Tutti gli interventi odierni sono infatti stati a sostegno della necessità di evitare una pianificazione analogica (FM) parallela a quella – invece indispensabile, anzi in ritardo – digitale (DAB+).
Indipendenza
“La radio vive di mercato. E il mercato oggi lo fanno le reti broadcast che sono garanzia di affidabilità, libertà, pluralismo, sostenibilità economica, sia in analogico, ma ancor più in tecnica digitale”, ha spiegato in audizione Anna Maria Genzano, responsabile dei rapporti istituzionali del gruppo RTL 102.5.
1984: prima ipotesi di coordinamento internazionale delle emissioni italiane in FM
“Su diversi tavoli nazionali e internazionali si discute sempre con più insistenza di una pianificazione dell’FM. E’ dal 1984 che questo paese aspetta una pianificazione e se ha atteso sino ad oggi, a nostro avviso, vuol dire che può attendere ancora. Già l’allora ministro delle Poste e Telecomunicazioni disse che quel piano non era attuabile in considerazione della situazione esistente. Quel piano prevedeva meno di 4.000 punti di diffusione. Oggi, così come negli anni ’90, ce ne sono più di 17.000.
Sarebbero sopravvissute 9 radio nazionali sulle attuali 16 e 300 locali sulle oltre 1000 esistenti
“Da una simulazione effettuata alcuni anni fa è emerso che con le risorse previste dal piano di Ginevra, in Italia sarebbero sopravvissute 9 emittenti nazionali (contro le attuali 16) e 300 radio locali (contro le oltre mille operanti). E’ questa la ragione per la quale fino ad oggi non è stato ancora fatta una pianificazione”.
Riforma TUSMAR destabilizzante. Nessuno si illude su futuro FM, ma strada sarà lunga
Una eventuale pianificazione destabilizzerebbe profondamente l’intero sistema radiofonico privato.
Attenzione, nessuno di noi si illude sul futuro analogico dell’FM. La strada sarà lunga, ma non accetteremo che sia traumatica e penalizzante per i cittadini e per le nostre imprese, perché queste imprese continuano ancora oggi ad investire ingenti risorse economiche nel miglioramento delle reti diffusive FM e parallelamente anche nello sviluppo del DAB”.
Riutilizzo o indennizzi
“Perciò, bisogna tutelare e garantire la diffusione FM da parte delle emittenti concessionarie legittimamente operanti e bisognerà attendere fino al completamento del DAB e all’avvio di un adeguato mercato di tale tecnologia”, ha sottolineato Anna Maria Genzano, che a NL ha dichiarato di condividere l’ipotesi di un eventuale riutilizzo dell’FM o di forme di indennizzo in caso di altra destinazione, come avvenuto per le frequenze tv.
Presupposti inesistenti allo stato per uno switch-off
“Voglio dire che bisognerà attendere che vi siano altre tecnologie adeguatamente sviluppate e rese disponibili all’utenza con almeno le medesime caratteristiche di capillarità e qualità dell’FM e con adeguato sviluppo del mercato, tenuto conto, ripeto, e tutelando gli investimenti effettuati sino ad oggi dagli operatori. Se ciò non accadrà, nessuna pianificazione FM potrà aver luogo.
Cura dimagrante per il TUSMAR
Con la revisione del Tusmar, riteniamo vadano snellite tutte quelle norme, alcune addirittura risalenti agli anni ’90, quando vi era una realtà di mercato limitata, settoriale e meno concorrenziale di quella attuale, che per anni hanno impedito la crescita delle emittenti radiofoniche e la possibilità di espansione in un contesto, come quello attuale, in cui per poter competere con le multinazionali OTT del settore è necessaria la presenza di aziende solide, economicamente ed editorialmente.
Concorrenza sui contenuti
Questo anche in ragione del fatto che oggi la concorrenza si fa sui contenuti, quindi bisogna dare l’opportunità e gli strumenti per crescere anche alle radio locali che creano contenuti appetibili sul mercato. Va data loro la possibilità di strutturarsi affinchè vi sia sul mercato una concorrenza ad armi pari tra tutti gli operatori presenti nel settore, perciò dando a tutti la possibilità di crescere in relazione alle proprie capacità.
Quadro competitivo reale
Ho sentito, nel corso dell’audizione, qualcuno temere che l’ampliamento della copertura delle radio locali possa andare a stravolgere il quadro competitivo. Noi crediamo, invece, che il quadro competitivo sia già cambiato, ma non lo diciamo noi, lo dice la composizione di questo tavolo (c’erano, tra gli altri, Netflix e Facebook, ndr).
15 milioni
Relativamente all’altro tema caldo della riforma del TUSMAR, quello dell’ampliamento dell’ambito diffusivo da 15 mln (attuali) al 50% della popolazione italiana (quindi circa 30 mln), la Genzano si è così espressa. “Il limite di 15 milioni è obiettivamente limitante sia rispetto alla situazione demografica del Paese che si è evoluta notevolmente dal momento dell’imposizione della detta soglia, sia rispetto alle norme vigenti nel settore televisivo locale per il quale è prevista una copertura del 50% della popolazione e 10 bacini regionali: si tratta di una evidente quanto ingiustificata discriminazione rispetto al comparto televisivo, che va rimossa, consentendo parità di trattamento e una gestione coerente dei contenuti che sempre più spesso sono multipiattaforma”.
L’esperienza televisiva
Tra l’altro, aggiungiamo noi, proprio l’esperienza dell’analogo mercato televisivo dimostra come tale limite non abbia creato nessun contraccolpo sulle tv più piccole. Anzi, paradossalmente, esse si sono sviluppate.
Opportunità, non rischi
“Sia chiaro, oggi il quadro competitivo è mutato a causa della presenza di altri soggetti e non sarà certamente una norma che tra l’altro offre una opportunità di crescita alle imprese, non un obbligo, a costituire una minaccia per la raccolta pubblicitaria locale. Chi vorrà né approfitterà per crescere e dare valore alle proprie aziende, chi non vorrà potrà scegliere di mantenere inalterato il proprio ambito di diffusione e quindi il valore dei propri asset.
Prospettive
Il sottosegretario Ascani, nel corso dell’introduzione dell’audizione, ha detto che bisognerà dare “una prospettiva più ampia e solida agli operatori. Allora auspichiamo che la revisione del TUSMAR sia l’occasione per fare un passo avanti, proiettandoci nel futuro. E non un ritorno al passato e a quelle regole che sono state alla base della legge Mammì“, ha concluso Anna Maria Genzano il suo intervento sulla riforma del TUSMAR. (M.L. per NL)