Il DeeJay Time è un’altra rappresentazione di un’era conclusa. Raramente una trasmissione ha inciso così radicalmente su un genere musicale scuotendolo dalle fondamenta e diventando il megafono principale per una tendenza che ha segnato in maniera indelebile almeno un quinquennio dal 1990 al 1995.
Il programma di Albertino, con annessa DeeJay Parade, pur avendo inizio negli anni ’80, vive comunque il suo miglior periodo nella prima metà della decade seguente.
Così come avviene per ogni successo è un insieme di fattori che ne determinano la riuscita: l’espansione territoriale massiva dell’emittente che proprio in quegli anni riesce a coprire tutta l’Italia, isole comprese, arrivando a essere in alcune zone l’unico network presente in FM; la scelta di puntare su un programma nel primo pomeriggio che trasmettesse solo un certo tipo di musica da ballare in un particolare momento storico; il perfetto connubio del quadrilatero magico formato da Albertino, Fargetta, Molella e Prezioso.
Tutte componenti, ognuna con la propria valenza, che hanno avuto il loro peso specifico.
Sono anche gli anni in cui le case discografiche indipendenti mordono le caviglie alle major con un marketing aggressivo e con progetti imprenditoriali sempre più grandi.
La Discomagic, che già negli anni ‘80 si era fatta apprezzare all’estero per alcuni progetti di “Italo Disco” particolarmente riusciti, cavalca appieno le nuove tendenze anche nel decennio successivo, la napoletana Flying espande i suoi studi prima a Milano e poi anche a Londra, a ruota Dig It, New Music, Zac e tante altre diventano una fucina di successi che invadono il mercato non solo nazionale.
Sono proprio loro che distribuiscono “la pagellina di Radio DeeJay” ai negozi di dischi in modo che così il leggendario minimale opuscolo cartaceo possa essere a portata di mano di tutti i clienti ed essere presente in quella top 20 che per un artista rappresenta la differenza tra giocare per lo scudetto o lottare per non retrocedere.
Quel piccolo pezzo di carta che ogni settimana racchiude i più suonati da Radio DeeJay, ma soprattutto i più suonati nel DeeJay Time, diventa per i giovani di tutta Italia un autentico oggetto di culto, una sorta di enciclopedia dalla quale attingere le informazioni sui dischi da comprare.
Siamo chiaramente lontani dall’epoca di internet e dalla facilità di reperire informazioni che è propria di questi tempi; allora, nell’era pre-Shazam, per scoprire il titolo di un brano dovevi capire bene ciò che veniva annunciato e non sempre ti restava in mente, quindi quel piccolo, fondamentale pezzo di carta diventava la tua imprescindibile lista della spesa.
Sono moltissimi gli ascoltatori passati alla storia come “gli amici della cassettina” che ogni pomeriggio, e a maggior ragione il sabato alle 14,00, registrano su nastro quelle cassette che oggi costituiscono autentiche reliquie conservate gelosamente (nello stesso periodo, sulla diretta concorrente Radio 105, ai tempi ancora Rete 105, imperava l’altrettanto storica classifica “Discomania”, condotta in passato anche da Leopardo e, in quegli anni, dal carismatico Stefano Secchi che comunque sconta, come tutta la radio, un’illuminazione del segnale assai carente, soprattutto in alcune regioni).
Quanto l’attuale ammiraglia in casa Elemedia (allora ancora capitanata da Cecchetto) abbia inciso fortemente sul mercato discografico è rappresentato anche dal lancio di un gruppo completamente sconosciuto che in pochi mesi diventa uno dei prodotti più venduti, gli 883 con “Hanno ucciso l’uomo ragno”, gruppo culto degli anni ‘90 con una marea di singoli (ovviamente remixati da Fargetta e Molella) vendono tantissimo in ogni supporto possibile, comprese le musicassette, ai tempi in cui la musica costava e neanche poco.
Questo giusto per citare l’esempio più famoso, ma sono una miriade gli artisti che in quella fascia pomeridiana godono di una ribalta assolutamente unica in quel periodo.
Pur essendo lontanissimi gli anni d’oro delle vendite di milioni di copie degli anni ‘80, nascono comunque tantissimi nuovi punti vendita, spinti da un movimento che sembra inarrestabile; è un contesto in cui, attorno all’universo dance, fioriscono diversi giornali di settore acquistabili in edicola come “Trend Discotec” o distribuiti gratuitamente come “Jocks Mag”, voce dell’Associazione Italiana Dee Jay, ma anche programmi televisivi come “Match Music” che riscuotono ottimi consensi su diverse tv locali (ancor prima di approdare sul satellite e diventare un canale televisivo tematico), insomma un’intera generazione ipnotizzata da un genere musicale.
E’ come se in un certo momento tutto remasse nella stessa direzione, anche la politica commerciale delle case discografiche indipendenti aiuta notevolmente la diffusione capillare del prodotto, infatti su tutti i loro prodotti garantiscono al negoziante il reso sull’invenduto, atteggiamento che indiscutibilmente incrementa le vendite e contribuisce alla presenza del prodotto praticamente ovunque garantendo una profondità di copia senza rischi economici.
Solo la Flying, forte anche di un catalogo Rock e Rap con nomi di assoluto rilievo, opera con la stesse caratteristiche delle Major, ovvero una quantità di reso minima intorno al 5% del fatturato, anche se poi operazioni come “Flying News”, ovvero le novità distribuite settimanalmente, consentono comunque al commerciante di poter avere materiale con la certezza di poterlo restituire.
E’ insomma un momento apparentemente d’oro per chi vende e per chi compra, negozi sempre pieni di clienti e di merce, radio oggetto di culto per i giovani.
Un periodo ben raccontato, anche nei minimi particolari, nell’interessante trilogia di libri della serie “Decadance”, scritti da Giosuè Impellizzeri e Luca Giampetruzzi.
Tutto sembra facile e possibile ma, come spesso capita, non dura moltissimo.
Qualche granellino si comincia a inceppare, saltano le prime teste, il primo fortissimo segnale viene dato da quello che nel settore era un autentico gigante, la Discomagic del vulcanico Severo Lombardoni viene ingoiata da una procedura fallimentare, primo segnale di un mondo che comincia a segnare iniziali affanni; potrebbe essere un caso, errori di un singolo, ma non è così, il 1997 rischia di passare alla storia come l’anno della “fuga dalla dance” e da quel contesto che sino ad allora, nonostante qualche scricchiolio, sembrava un ingranaggio perfetto (parallelamente per uno strano gioco del destino comincia, invece, a implementarsi il progetto di Radio Italia Network e della sua “Los Cuarenta”, ma questa è una storia che racconteremo nelle prossime “puntate”).
A ruota porta i libri contabili in tribunale anche la Flying e chi non fallisce è costretto a chiudere, il giocattolo si è rotto, la festa sembra proprio finita.
Qualche anno dopo anche le case discografiche più grosse subiranno un fortissimo ridimensionamento che porterà a una notevole riduzione degli attori presenti sul mercato con una miriade di fusioni e accorpamenti.
Colpa di internet che comincia a prendere piede, colpa dei masterizzatori che danno il via a una pirateria selvaggia, colpa di un nuovo modo di fruire la musica che allontana i giovani dalle radio e dai negozi e li incolla davanti ad un computer.
Non serve più la pagellina del DeeJay Time per scoprire le canzoni da comprare, non serve più la cassetta per registrare i programmi, scoppia una crisi che rivolta quel mondo come un calzino.
Meno soldi in circolo significa, come sempre, meno qualità, quel genere musicale che sembrava in grado di sfornare una hit dietro un’altra si accartoccia su se stesso, si involve, diventa una frana in caduta libera.
Il DeeJay Time inevitabilmente cambia pelle, e non può essere altrimenti, quel periodo segna un cambiamento epocale e nulla può più rimanere fedele a se stesso.
Da Settembre 1998, con la doppia conduzione insieme a Dj Giuseppe, il programma diventa irrimediabilmente un’altra cosa; con il senno di poi si sarebbe potuto pensare ad altre soluzioni, ad altre accoppiate per reggere l’onda d’urto, ma di certo bisognava cambiare, la vecchia formula del DeeJay Time non poteva tenere più: cambiate completamente le condizioni intorno doveva cambiare inevitabilmente anche il programma.
Quella trasmissione che dal vivo aveva riempito i locali di tutta la nazione con numeri pari a grandi artisti della canzone, che aveva venduto cifre da capogiro di compilation legate alla sua classifica, nel 2005 chiuderà definitivamente la sua epoca lasciando spazio a “Sciambolà”.
Il DeeJay Time tornerà con speciali e reunion (tra l’altro come classifica è di nuovo in onda da 2 anni a questa parte sempre il sabato alle 14,00) ma quel momento definitivamente archiviato rimane solo nei ricordi e nelle ricostruzioni del periodo, caso più unico che raro, e proprio per il variare delle condizioni difficilmente ripetibile, di un programma che incarna un genere musicale e ne determina il successo su scala nazionale.
Davvero difficile ipotizzare nell’era della musica liquida e dei millennial sempre più affascinati da altri device, che altre esperienze del genere del DeeJay Time possano essere minimamente possibili; proprio per questo riteniamo giusto celebrare un periodo che, nel suo complesso e nelle sue vicissitudini, rappresenta comunque un eccellente esempio di creatività e affermazione nel campo dell’emittenza radiotelevisiva e discografica. (U.F. per NL)