Richard Branson, fondatore del colosso Virgin Group e licenziante del marchio Virgin Radio, concesso in Italia al gruppo milanese Finelco, cui fanno capo anche le emittenti nazionali Radio 105 e RMC, ha deciso di diventare testimonial della campagna promozionale ‘Style Rock’ della stazione italiana.
E’ la prima volta che il visionario imprenditore inglese mette il suo volto in un’azione promozionale radiofonica nel nostro paese. Richard Branson, nell’arco di quarant’anni, ha creato compagnie aeree, assicurazioni, bevande, esplorato fondali oceanici, promosso i voli spaziali e associato il marchio Virgin al mondo mediatico. Logo fortunato, quello di Brason, che ha sempre contraddistinto prodotti di forte appeal (non si ricordano flop). In Italia il marchio è stato legato alla concessionaria radiofonica commerciale in ambito nazionale che aveva prima ospitato i programmi di Italia Network e poi quelli della sfortuna Play Radio, acquistata dal gruppo RCS (Corriere della Sera) per fare ingresso in quello che il polo milanese riteneva un promettente mercato (e in effetti lo era, se approcciato nel modo corretto). La lungimiranza della scelta di Alberto Hazan, che, attraverso la sua Finelco, aveva assunto il controllo della società editrice di Play Radio a fronte di quote nella stessa Finelco a favore di RCS (che all’indomani della fallimentare esperienza di editore diretto aveva preferito assumere il ruolo di mero socio di capitali) – quote che oggi ammontano al 44,5% e che sono da tempo sul mercato – si era dimostrata all’indomani dei dati Audiradio. L’indagine d’ascolto aveva infatti certificato un ingresso col botto di Virgin Radio, collocandola quasi a 2 mln di ascoltatori, bruciando le tappe dell’affermazione progressiva di un marchio che aveva sempre contraddistinto l’ingresso di nuovi player nel settore radiofonico nazionale. In realtà, il fenomeno Virgin Radio è sempre stato più unico che raro, posto che, poi, da quei 2 milioni di ascoltatori l’emittente si sarebbe di poco scostata negli anni a venire, a testimoniare la singolarità di un prodotto che, secondo alcuni analisti, aveva sì raggiunto un picco fenomenale di ascolti per una start-up, ma nel contempo aveva forse toccato il massimo livello conseguibile, saturando il segmento degli amanti del rock. Secondo un’altra scuola di pensiero, Virgin Radio avrebbe invece un margine di crescita di altri 800.000 ascoltatori, che gli consentirebbero di rasentare la soglia dei 3 milioni, che sarebbero il massimo sostenibile per una radio con un formato specialistico (per quanto si possa considerare tale un genere così vario come il rock). A patto di investire in esposizione mediatica e in frequenze FM. Linea di pensiero evidentemente sposata dal gruppo di Largo Donegani. D’altro canto, Virgin Radio è una radio su cui, secondo gli esperti, varrebbe la pena investire, considerati i costi di esercizio estremamente ridotti rispetto a quelli di decisamente più costose stazioni generaliste come Radio 105 e RMC. (M.L. per NL)