Il giornalista e critico musicale Gabriele Ansaloni (come chi è? E’ il vero nome di Red Ronnie) con una frase ha spogliato il Re.
Nel corso di un’intensa puntata dell’appuntamento di informazione Primalinea, condotta ieri sera da Luca Ciliberti sull’emittente siciliana Telecolor, si è parlato di Radio.
La Radio libera, la Radio prigioniera
Argomento centrale, l’inaspettato successo editoriale del libro “La Radio libera, la Radio prigioniera” dell’esordiente scrittore (e conduttore radiofonico) Ubaldo Ferrini. Ormai da settimane ai vertici della classifica di vendita di Amazon.
Peraltro in buona compagnia: col libro, uscito sostanzialmente in coincidenza, Qui Radio Libera di Enzo Mauri.
Gli ospiti radiofonici
Tra gli ospiti della puntata: Red Ronnie, Marco Biondi, Manuela Doriani, Massimo Lualdi, Ottavio Longo, Ettore Tortorici. E, ovviamente, Ubaldo Ferrini.
Ronnie dissacrante
La puntata ha avuto uno sviluppo interessante con un intervento, al solito dissacrante, di Red Ronnie.
“Nel 1975 ho iniziato a fare Radio e da allora l’ho fatta in più occasioni. Ma la Radio di oggi non è più quella di un tempo. Ne ho avuto la conferma ultimamente – ha raccontato Ronnie -. Partito da Bologna per andare a Milano ho sentito la Radio. O meglio, non l’ho sentita. Visto che, arrivato a destinazione, non ricordavo nulla di quello che avevo ascoltato”.
Il Re è Nudo
La trasmissione, partita come un tributo alla Radio, pur senza sminuirne l’attuale importanza, ha messo in evidenza tutti i limiti sopravvenuti. Generalmente a causa della perdita di identità del ruolo.
Il complesso di inferiorità a più livelli
Un ruolo smarrito anche a causa di un assurdo ed immotivato complesso di inferiorità a più livelli. Quello delle emittenti locali verso le radio nazionali e di quest’ultime verso tv e social.
Multipiattaforma non è melting pot
Eppure, come hanno confermato la Doriani, Longo e Tortorici, lo spazio per la Radio ci sarebbe ancora. A condizione di trattarla come tale, senza snaturarla.
Senza contaminarla oltre le naturali esigenze tecnologiche, rendendola un inefficace melting pot di principi comunicativi. Che tenta di mettere insieme i valori vincenti di altri strumenti di comunicazione finendo per scontentare tutti.
Biondi: dalla radio solo musicale alla radio senza musica
Marco Biondi, autore della prefazione del libro di Ferrini, ha portato in evidenza la sua esperienza. Da protagonista delle più pure radio musicali è impegnato oggi in un progetto radiofonico dove la musica è inesistente: Giornale Radio. La sintesi del suo pensiero: la Radio nasce, cresce, cambia, muore. E risorge.
Gli studi scuri delle visual radio e i conduttori decontestualizzati
Insieme al conduttore Ciliberti, Ferrini ha fatto da collante ai vari interventi, coordinandoli e stimolando il confronto. Riuscendo nel non facile compito di evitare off topics.
Si è infatti parlato del controverso rapporto tra Radio e Televisione (“quegli studi tutti scuri, con speaker imbarazzati perché fuori contesto”, ha osservato Red Ronnie), del rapporto tra utente e conduttore (Doriani, Longo, Tortorici). E di quello, controverso e attuale, coi giovani.
La Radio non è più per i giovani. Ma i giovani diventano adulti e approcciano la Radio
“Inseguire i giovani è una dispersione di risorse che danneggia il pubblico ideale della radio di oggi: quello adulto”, ha rimarcato Lualdi. “Non avere tra il pubblico i giovani non è un problema: i ragazzi diventano adulti ed in macchina scoprono la radio. Basta attendere e concentrare gli sforzi”.
I competitor della radio
Ma nel consesso si è discusso anche di (possibili) competitor, come Clubhouse (Doriani: “Piattaforma incredibile, che fa rivivere il rapporto iniziale tra radio e conduttore”), di cui ci siamo occupati nei giorni scorsi.
Contributi inediti
Il programma ha prodotto anche contributi inediti, come le interviste indimenticabili di ciascun protagonista.
Un bel momento di oggettiva verifica e critica del medium. E un’ottima ragione in più per leggere il lbro di Ubaldo Ferrini. (E.G. per NL)