RDS, da broadcasting radio a entertainment company. Nonostante tra i grandi player radiofonici il gruppo della famiglia Montefusco sia tra i meno sviluppati in termini di multipiattaforma (è completamente assente dal DTT, ha un marginale presidio sulla sat tv ed non ha un brand bouquet IP), sta investendo parecchio in tecnologia, anche se non sempre nella direzione della cd. Radio 4.0.
L’emittente radiofonica nazionale (il gruppo è titolare anche di alcune emittenti locali di spessore tra Lazio e Lombardia) – che vale circa 55 milioni di ricavi consolidati nel 2017 e che ha registrato un +5,4% nel mercato radiofonico rispetto allo scorso anno – sta, infatti, riorganizzando la sua attività a 360 gradi.
La lista dei progetti ideati e in corso d’opera è ampia: da eventi di sport e musica, a format e contenuti da distribuire su vettori analogici e digitali (anche se, come detto, non esiste un concreto progetto di visual radio). Ma non solo. In particolare, sono previsti eventi live, concerti negli studi di RDS a Roma e Milano, programmi tv tipo “RDS Academy”, format come “100 secondi con Enrico Mentana” e la rubrica “Lifestyle”.
Inoltre, “RDS può mettere a disposizione un network di 21 emittenti radiofoniche areali costruito nel 2017 e che quest’anno vale già oltre 3 milioni di ascoltatori nel giorno medio”, ha commentato al quotidiano Italia Oggi Massimiliano Montefusco, general manager della società e figlio del fondatore, parlando del circuito pubblicitario di radio locali di cui abbiamo già dato conto su queste pagine. La raccolta pubblicitaria nazionale del network, nello specifico, viene infatti gestita dalla concessionaria RDS Advertising, una struttura captive che solo da poco ha allargato gli interessi a mezzi non di proprietà (secondo qualche concorrente quale conseguenza delle mancate acquisizioni più volte annunciate ma mai concretate da Montefusco). Il gruppo radiofonico, inoltre, sta dimostrando la sua volontà di espandersi anche attraverso investimenti significativi in infrastrutture. Se, infatti, da una parte, RDS ha speso alcuni milioni di euro per la realizzazione di una sede di circa 1.200 metri quadrati in via Melchiorre Gioia a Milano, dove sono stati ricavati studi radiofonici (per RDS, Discoradio e forse per RDS Soft) ed un teatro, dall’altra sono state effettuate acquisizioni di asset frequenziali analogici (FM) – spesso nell’ambito di procedure concorsuali – per rafforzare il presidio soprattutto nel nord e centro Italia della rete principale, di Discoradio e della superstation Dimensione Soft, attesa da tempo in Lombardia.
Ad incidere sui ricavi da vendita adv, oltre ai numerosi eventi territoriali, ci sono anche partnership nell’ambito della cd. “radio in store”, come quella con Unieuro. Gli accordi con la nota catena di elettronica di consumo ed elettrodomestici durano ormai da tre anni; a tal proposito, Monica Gallerini, direttore commerciale di RDS Advertising, commenta positivamente l’intesa consolidata tra le due company che ha dato vita a Unieuro Radio by RDS: “Non la classica radio in store, ma un prodotto pensato ad hoc per i 500 punti vendita di Unieuro, con palinsesti specifici sviluppati sui 20 minuti e strutturati in modo da lasciare anche a Unieuro la possibilità di riempire spazi con promozioni dedicate ai loro partner”.Infine, RDS, nonostante le porte in faccia di qualche tempo fa (emblematico il caso di Radio 24), starebbe pensando di crescere anche attraverso partecipazioni in altri gruppi, anche se per ora non ci sono intese all’orizzonte. Del resto oscure appaiono le strategie che hanno condotto alla acquisizione di quote di Radio Italia e Radio Italia Anni 60, di cui RDS possiede rispettivamente il 10% ed il 25% e sulla cui concreta utilità in molti si sono posti domande, anche in considerazione del piccato commento del socio di maggioranza della radio tricolore, Mario Volanti, che ha invece solide relazioni con l’altro socio al 10%, il Gruppo GEDI (editore di DeeJay, Capital ed m2o). La stessa Gallerini guarda con scetticismo una possibile cooperazione con altre radio: “Nella mia esperienza professionale le aggregazioni portano ad un incremento del fatturato esposto in valore assoluto. Però sui singoli mezzi c’è un decremento di raccolta, poiché il mercato propone sinergie, che alla fine si traducono in sconti – e aggiunge – Poi c’è il tema della gestione delle iniziative: mettere d’accordo tante realtà, con numerosi responsabili, con molti meeting e riunioni, magari spostando i budget da questo a quel mezzo. Tutto questo è molto lungo e complesso”.
Insomma, tanta carne al fuoco per un gruppo che guarda con impegno al futuro digitale. Anche se, poi, come detto, nei fatti appare ancora troppo analogico. (G.S. per NL)