RAI ci ritenta con le radio. Dopo un lunghissimo periodo di pesante discesa negli ascolti, la concessionaria pubblica punta alla crescita, in particolare scommettendo su Radio1, che, secondo i dati Radio Monitor dell’istituto Eurisko, nell’ultimo anno è cresciuta del 9,5% nel giorno medio a fronte di una riduzione complessiva dell’1,5%.
Secondo il direttore Flavio Mucciante, che ha esternato il pensiero alla redazione dell’ammiraglia radiofonica pubblica, si tratta di “Un risultato importante, che conferma il trend positivo della rete, in un mercato in continua evoluzione, dove sono in corso grandi manovre sulle radio del gruppo Finelco, inedite alleanze e collaborazioni. Chi sono i diretti concorrenti di Radio1? Per profilo editoriale Radio24 e Radio Capital. La prima, fortemente sostenuta dal gruppo Sole 24 ore con importanti campagne di brand, vale in termini di ascolto meno della metà di Radio1. Dal 10 novembre scorso realizza due appuntamenti quotidiani di news per Rds, quasi a voler mettere nero su bianco che le due radio, di informazione e intrattenimento, corrono parallelamente in due mercati differenti, un po’ come se La7 avesse fatto un accordo con Italia1”. Operazione osservata con marcato senso dietrologico da Mucciante (integrando considerazioni già tracciate sull’argomento): “Sarebbe utile sapere a vantaggio di quale rete venga conteggiato (nelle interviste telefoniche di Eurisko, basate sul ricordo) quello che viene definito l’appuntamento con ‘i 100 secondi di Radio24 – Il Sole 24 ore’ su Rds”. Per il direttore di Radiouno l’attuale assetto del mercato creerebbe i presupposti per il rilancio della stazione pubblica: “Contrariamente a Radio24, noi continueremo a fare la nostra corsa anche sulle grandi radio commerciali, puntando ad affermare il nostro modello editoriale e la nostra offerta, senza mai inseguire i network privati sul loro terreno. Alla Famiglia giù al nord di Rtl, Tropical pizza di Radio Dee Jay o lo Zoo di 105 – assicura il direttore di Radiouno – risponderemo con una moderna radio di informazione, puntando su temi come la giustizia, il diritto al lavoro e alla salute, raccontando il dramma della Terra dei fuochi e i naufragi di migranti nel Canale di Sicilia come la crisi mediorientale o le nuove inquietanti minacce del terrorismo islamico per confermare ogni giorno che con un progetto credibile e coerente si può fare servizio pubblico ed essere competitivi sul mercato”. Ma la vera incognita sono le contromosse degli antagonisti. La strategia di Mucciante si basa infatti su un ipotetico status quo avversario. Che però è decisamente improbabile. I grandi gruppi esistenti, alla luce dei positivi riscontri del mercato (la spesa della pubblicità nazionale sulla radio è risultata in crescita nel mese di marzo del 7,7% rispetto allo stesso mese 2014), non staranno certamente a guardare. “La quota della radio sul totale degli investimenti pubblicitari è aumentata. La vitalità del mezzo è anche il frutto del dinamismo delle strutture di vendita” – aveva commentato nelle scorse settimane Paolo Salvaderi, presidente di FCP-Assoradio. E ciò tanto più che la raccolta radiofonica complessiva dello scorso anno (pur avendo registrato numeri positivi) è risultata pari a circa 406 mln di euro, fanalino di coda rispetto ai 414 mln spagnoli, ai 502 del Regno Unito, ai 725 della Francia e agli addirittura 6 mld degli USA. A dimostrare che “Il mezzo ha elevati potenziali di crescita – come sottolineato sul punto da Roberto Binaghi, ceo e chairman del centro media Mindshare – soprattutto se confrontato con gli altri mercati. La naturale crescita del mezzo è stata condizionata da molti luoghi comuni non ancora totalmente sfatati, uno su tutti quello secondo il quale la radio non ha visual”. Per quel che concerne gli ascolti radiofonici, come è emerso da una ricerca di Gfk per Radiocompass, quelli in mobilità sono cresciuti esponenzialmente (del 27%) tra il 2012 e il 2015, e risultano costanti nell’arco della giornata, segno che la radio ormai non viene ascoltata soltanto in auto al mattino o alla sera, durante il tragitto di rientro dal lavoro. In coscienza di questo scenario, i protagonisti stanno perfezionando le tattiche più opportune per presidiare il promettente mercato post-crisi. Elemedia, per esempio, starebbe ridisegnando il layout editoriale di Dee Jay (e anche Radio Capital e m2o potrebbero essere soggetti a restyling), mentre Mondadori, secondo rumors, potrebbe addirittura rivalutare la propria non molto felice presenza radiofonica (qualcuno arriva a parlare di un disimpegno dal ruolo editoriale a vantaggio di quello di significativo socio di capitale – non necessariamente limitato all’attuale – e/o di un potenziamento di quello di player commerciale a fronte dell’allontanamento da una gestione diretta). Ma su tutti c’è l’imminente (?) avvicendamento societario di RCS in Finelco, che (dietro il paravento del fondo d’investimenti Clessidra) potrebbe determinare l’ingresso di un socio di grande spessore (non necessariamente outsider…) con velleità dirompenti nel settore radiofonico. Obiettivi che, del resto, un gruppo dalle grandi potenzialità come quello della famiglia Hazan non faticherebbe ad attualizzare. Infatti, come abbiamo recentemente dato conto su queste pagine, secondo l’Autorità garante per la concorrenza ed il mercato, che ha considerato il mercato della raccolta pubblicitaria nazionale nel 2013 in occasione di valutazioni antritrust ripartendolo sui superplayer esistenti, la quota più rilevante della raccolta della pubblicità radiofonica nazionale ha fatto capo ai circuiti e/o raggruppamenti eterogenei di radio locali e reti nazionali minori (con concessionarie no captive), integrati da singoli operatori non condificati nominalmente, che, insieme, totalizzano il 31%, cui seguono la concessionaria pubblica RAI (che, nel 2013, ha rastrellato il 24% del complesso), a debita distanza dal gruppo Finelco (Radio 105, RMC e Virgin), con il 12%. Dietro al gruppo di Alberto Hazan, si sono collocate RTL 102,5 (monoemittente) e il Gruppo Editoriale L’Espresso (Dee Jay, Capital e m2o), entrambi col 9%. Pari merito di quote anche per RDS (monoemittente, escluse locali del gruppo) e Mondadori (R 101, Kiss Kiss, Radio Italia e diverse superstation) col 6%, mentre il fanalino di coda è stato costituito da Il Sole 24 Ore (Radio 24, monoemittente), col 3%. A dimostrare la profonda diversità di distribuzione delle risorse pubblicitarie tra il comparto radio e quello tv, si consideri che, nello stesso periodo, Mediaset ha raccolto il 53% delle quote di mercato, Rai il 19%, Sky Italia il 7%, Cairo Communication il 4%, Discovery il 4% e "gli altri" il 13%. Intanto, in attesa di conoscere il suo futuro, in Largo Donegani è stata implementata la presenza nell’ambito dei prodotti digitali (web resident) con RMC Hits, Virgin Radio Rock Hits e Virgin Radio Rock Party: tre nuove internet radio che vanno ad aggiungersi al ricco bouquet di canali online che accontentano gli ascoltatori di Radio 105, Radio Monte Carlo e Virgin Radio, ma non solo. Le 40 web radio sono online su 105.net, radiomontecarlo.net, virginradio.it, su tablet e smartphone scaricando le app delle rispettive radio fm di riferimento. Un mercato ritenuto promettente da Beppe Cuva, direttore artistico e responsabile delle web radio (e delle tv) del gruppo e di Edoardo Hazan, digital director di Finelco. «Abbiamo rifatto e lanciato i nostri tre siti in soli 3 mesi fra gennaio e marzo 2015 e i primi risultati si vedono già su 105.net che ha superato i 2,1 milioni di visitatori unici totalizzando un +28% di traffico rispetto ad aprile 2014 che ci fa bene sperare nel raggiungimento dei preventivati 2,5 milioni di visitatori unici entro fine estate. E sottolineo senza il traffico di supporto di altri portali di cui beneficia il nostro main competitor», spiega Cuva. E anche sul fronte pubblicitario le cose andrebbero molto bene. «La raccolta pubblicitaria sul fronte digital sta dando buoni risultati, il periodo gennaio – aprile registra un +20% sugli stessi mesi dello scorso anno che erano già positivi sul precedente, quindi potremmo ben sperare nell’inversione di tendenza che ci porterebbe al raggiungimento degli obiettivi che la concessionaria si è posta per l’anno in corso. La concentrazione è maggiore sui progetti speciali e sull’area delle 38 web radio del gruppo. Un boost interessante è stato avvertito su due aree di business, rispecchiando perfettamente i trend di mercato, ovvero il mobile e il programmatic», dettaglia Edoardo Hazan. (M.L. per NL)