Esattamente come avevamo anticipato nei giorni scorsi, si va verso una nuova indagine sull’ascolto radiofonico promossa da RAI.
Ma non sarà un restyling di quella del Tavolo Editori Radio s.r.l., con il quale la concessionaria pubblica è decisa a chiudere definitivamente qualsiasi rapporto, societario o meno.
E’ qualcosa di nuovo, diversificato tra nazionali e locali. Che, come avevamo scritto più volte su queste pagine, hanno esigenze di tipo diverso: rilevazioni orizzontali le prime; verticali le seconde.
Due indagini parallele: una come l’attuale per le locali, l’altra ibrida per le nazionali
“Un’unica ricerca sugli ascolti in grado di garantire sia le radio nazionali sia quelle locali, ma con metodologie differenti: interviste telefoniche per le emittenti a copertura territoriale, mentre per i grandi network nazionali un sistema ibrido, che integri la cosiddetta CATI con una rilevazione elettronica, basata principalmente sul meter ed estesa anche agli accessi Ip via internet“.
Mucciante dixit
Lo ha dichiarato Flavio Mucciante, vice direttore vicario di Radio Rai, in un’intervista a Italia Oggi, per il dopo TER, a pochi giorni dalla delibera delibera 202/23/CONS con la quale l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ha sollecitato il Tavolo Editori Radio ad attuare la trasformazione in JIC (Joint Industry Commitee, cioè una composizione societaria aperta al mercato) dall’attuale MOC (Media Owner Committe, partecipata dai soli editori, “che, di fatto, se la cantano e se la suonano”, lamentano alcuni pubblicitari) e ad integrare il meter nell’attuale indagine impostata solo sul metodo CATI (indagini telefoniche)
L’agenda delle modifiche
Un provvedimento che ha imposto 6 mesi (dalla fine di luglio) per attuare profonde modifiche nella governance e nella metodologia dell’indagine sugli ascolti della radio in Italia, prima che la credibilità del mezzo sia definitivamente travolta
Nuova indagine con dati coerenti con le specificità delle diverse tipologie di radio
Perché sia davvero efficace – secondo Mucciante – la nuova indagine “dovrà consentire alle diverse tipologie di radio di disporre di dati di ascolto coerenti con le proprie specifiche esigenze, editoriali e commerciali”.
Target: il mercato
Per questo – dice Mucciante – “puntiamo ad una nuova ricerca che dia al mercato dati utili per la costruzione delle pianificazioni pubblicitarie e per l’allocazione dei budget.
Riscontri
Ma che in più consenta, come avviene da anni per la televisione, di effettuare post-valutazioni in grado di misurare l’effettivo risultato delle campagne pubblicitarie e delle diverse scelte editoriali”.
Due metodi di rilevazione nella stessa nuova indagine non significano radio di serie A e radio di serie B
“Non esistono radio di serie A e radio di serie B – incalza Mucciante (rispondendo indirettamente ad alcuni operatori che su Newslinet avevamo proprio paventato il “rischio di una nuova indagine con emittenti di serie A e B”) -. Tutte le emittenti “dovranno ritrovarsi in un’indagine, che rispecchi ciascuna specifica esigenza, anche per quanto riguarda il monitoraggio dei singoli segmenti di ascolto”.
Riduzione dei tempi: basta trimestri riservati
Per il manager RAI, anche i tempi di rilascio dei dati potrebbero essere differenti, secondo le tipologie di radio: “Gli attuali dati pubblici semestrali – afferma Mucciante – sono anacronistici. Si potrebbe ipotizzare una cadenza mensile per le nazionali e trimestrale per le locali.”
Il controverso 1° semestre 2023
E per quanto riguarda la pratica dell’autopromozione, fortemente contestata dalla Rai, secondo la quale avrebbe inquinato i risultati (almeno) del 1° semestre 2023 e criticata anche da Agcom?
Autopromozione non è un problema in sé
“Non è l’autopromozione in sé ad essere sotto accusa – a parere del vice direttore di Radio Rai – per quanto sia noto da tempo l’effetto distorsivo delle interviste telefoniche,che favoriscono l’evidenza del marchio rispetto alla qualità dei contenuti”.
Il nocciolo è l’incitamento al preteso ascolto unico
Da mettere all’indice – secondo Mucciante – è la modalità messa in atto da tutti i network per mesi e sino alla chiusura del primo semestre di rilevazione con citazioni live e spot dedicati, che invitavano i propri ascoltatori a rispondere alle chiamate di TER, indicando la propria emittente come unica radio lungamente e ripetutamente ascoltata.
Pratica inamissibile
“E’ una pratica – puntualizza – metodologicamente inammissibile, che influenza la selezione del campione, distorce i risultati della ricerca e gonfia l’ascolto complessivo del mezzo, a beneficio delle emittenti più aggressive nella comunicazione”.
I dati inverosimili del 1° semestre 2023
A dimostrarlo, l’andamento anomalo del primo semestre 2023 con incrementi di audience per alcune radio anche del 30% sul Giorno Medio e fino all’80% sul Quarto d’ora.
Da vietare
“E’ una forma di autopromozione che andrebbe semplicemente vietata”, sottolinea Mucciante.
Come in Francia col caso Fun Radio
In primo luogo “dovrebbe essere la Società stessa, che ha in carico la currency, a doversi responsabilizzare,avendo come primario interesse quello di garantire la qualità della ricerca, come ha fatto in Francia Mediametrie nel caso di Fun radio”, riferendosi al caso portato in evidenza da Newslinet a febbraio 2023 e che ha dato il via alla diatriba sull’autopromozione.
Quel che Mucciante non dice
“Il controllo di Aggom rappresenterebbe certamente una garanzia in più”, conclude Flavio Mucciante.
Tuttavia, c’è di più sotto il coperchio della pentola. Molto di più.
Ma di questo parleremo domani. (E.G. per NL)